Mandello: in Aula il figlio conferma, 'la vicina perseguita mia madre'


Ha confermato quanto detto dalla madre nel corso della precedente udienza, tenutasi il 18 ottobre scorso: la vita all’interno di quel condominio è resa impossibile per via delle azioni poste in essere dalla vicina di casa. È proseguito questa mattina il procedimento a carico di una donna -classe 1949, residente a Mandello del Lario e difesa dall’avvocato Caterina Busellu- accusata di atti persecutori nei confronti dei dirimpettai poiché, secondo una tesi accusatoria ancora tutta da confermare, avrebbe, dall’alto del suo appartamento posto proprio sopra quello delle persone offese, con condotte reiterate quotidianamente, steso in modo insistente capi di biancheria ancora gocciolanti bagnando così il giardino, i davanzali e i vetri delle finestre dell’alloggio sottostante, creando così anche umidità lungo il muro, gettato nel giardino dei vicini oggetti quali mollette, foglie, frammenti di vetro, alimenti e carta e seguito le vittime sulle scale fino in garage apostrofandole con offese e parole volgari. Il tutto causando loro uno stato di paura, costringendoli a cambiare abitudini di vita.
Le azioni dell’imputata I.M., queste le iniziali, parrebbero continuare anche tutt’ora: “l’ultimo episodio a cui ho assistito è avvenuto sabato” ha cominciato a raccontare al giudice il figlio della querelante, anch’egli parte civile in quanto ha ereditato la posizione del padre, venuto a mancare da poco, “sono tornato a casa insieme a mia madre e appena siamo arrivati in garage la signora è scesa di corsa, con una manovra strana si è messa in auto e ha seguito mia madre”. Questi pedinamenti sarebbero iniziati parecchi anni fa, anche se le persone offese hanno iniziato a raccogliere prove fotografiche solo dal 2016: “spesso controllo se la signora si mette a seguire mia madre e qualche volta la intravedo sul balcone: quando si accorge che mia madre sta uscendo, scende anche lei in garage e la insegue con una bacinella in mano e compie dei gesti come se volesse tirargliela addosso” ha affermato il figlio, classe 1984, “o ancora si mette sullo stendi biancheria che ha in garage, proprio di fronte al nostro, e si mette a pulire la verdura lì maneggiando i coltelli puntandoli contro”.
Anche il figlioletto dell’uomo non avrebbe potuto godere del giardino dei nonni: troppa  la paura che la signora gli getti oggetti o polveri addosso, tenendo conto che nel prato potessero esserci pezzi di vetro come già rinvenuti in passato.
Incalzato dalle domande del Vpo Mattia Mascaro e dal proprio legale, l’uomo ha raccontato di come tutta la famiglia abbia dovuto cambiare le abitudini a causa del comportamento della vicina di casa: “io in primis ho dovuto cambiare lavoro per essere il più possibile presente per mia mamma, spesso mi chiamava quando ero in trasferta e non potevo fare nulla per aiutarla. Anche mio padre, quando ha smesso di lavorare per via della malattia, non poteva uscire in giardino perché gli veniva buttata addosso dell’acqua o delle polveri. Mia madre poi esce di casa ad orari improbabili: ad esempio la domenica, per fare i suoi giri, esce alle 6 del mattino e torna alle 9 di sera per evitare di essere seguita dalla signora”.
La famiglia è dovuta arrivare anche ad installare telecamere che inquadrassero il giardino per tutelarsi e anche una tenda dove poter stendere, in quanto “non potevamo più stendere all’aperto perchè la signora rovinava i vestiti, trovavamo tutto pieno di macchie e buchi”.
“Mi piacerebbe che ce lo dicesse invece, mai una volta ha suonato il campanello lamentandosi di cosa non andasse” la risposta del 37enne al difensore dell'imputata circa eventuali fastidi arrecati in senso contrario. Dopo che il legale di parte civile ha mostrato al suo assistito le immagini raccolte dalla famiglia per dimostrare la loro tesi, anche l’avvocato difensore Busellu ha mostrato all’uomo delle fotografie che ritraggono delle bocche di lupo nel giardino dei querelanti: “è a conoscenza che i suoi genitori abbiano bloccato le bocche di lupo del garage della signora?” ha chiesto il legale, e dopo la risposta negativa del testimone, ha incalzato ancora chiedendo se suo padre gli abbia mai raccontato del fatto che l’azienda adiacente in passato abbia gettato bottiglie di vetro nel suo giardino ma anche a questa domanda l’uomo ha risposto negativamente.
Il giudice ha rinviato il procedimento per l’audizione di due testi residui della parte civile e per l’esame dell’imputata al prossimo 11 aprile, calendarizzando un’altra udienza al 16 maggio per la prosecuzione dell’istruttoria.
B.F.
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