Lecco: in tribunale la mostra del circolo Tenchio contro la violenza sulle donne

È stata inaugurata questa mattina nell'atrio del palazzo di giustizia di Lecco l'ottava tappa dell'iniziativa "Noi Artemisia", la mostra itinerante curata dal circolo culturale Angelo Tenchio di Oggiono. L'esposizione, nata nel 2019 da un'idea di Elena Ornaghi, era stata allestita inizialmente ad Oggiono, per poi approdare ad Alserio, Valmadrera e Molteno prima di fermarsi causa emergenza Covid. Quest'anno fortunatamente la mostra ha ripreso a girare e, dopo gli appuntamenti a Ello, Dolzago e Molteno è approdata in tribunale a Lecco, dove rimarrà esposta fino al 20 novembre.

Da destra gli avvocati Monica Rosano ed Elia Campanielli, il presidente del Tribunale
di Lecco Ersilio Secchi, il prefetto Castrese De Rosa e
il questore Alfredo D'Agostino

A far approdare l'iniziativa a palazzo di giustizia è stato il CPO dell'Ordine degli Avvocati e delle Avvocate di Lecco, dopo la proposta arrivata da Dario Ripamonti, presidente del Circolo Culturale oggionese. A spiegare i motivi per cui la mostra è stata allestita proprio a palazzo di giustizia, luogo simbolo della lotta e della difesa dei diritti di tutti gli uomini e le donne del territorio lecchese, è stata la presidente del CPO l'avvocato Monica Rosano: "sentiamo spesso parlare di pari opportunità, di genere e uguali diritti per uomini e donne, lotta contro qualsiasi forma di discriminazione; concetti che, anche se non sempre compresi, familiari per le nostre orecchie" ha dichiarato la toga lecchese nel corso dell'inaugurazione di questa mattina. "I dati evidenziati dai documenti europei, dalle cronache e dai nostri processi rivelano un quadro sempre più negativo. Promuovere le pari opportunità, contrastare la violenza, gli stereotipi di ogni genere e forma e di ogni sopruso è il compito del Comitato delle Pari Opportunità. Le priorità strategiche da noi individuate in questi due anni di mandato sono: combattere i divari tra uomini e donne, favorire un migliore equilibrio tra uomini e donne nella suddivisione delle responsabilità private e famigliari, garantire come avvocati e avvocate l'attuazione effettiva del quadro legislativo, garantire il sostegno totale verso le politiche di parità di genere. Con quali modalità? Lavorare sulla prevenzione della violenza che trova forza negli stereotipi e nei meccanismi culturali diffusi. Per contrastare la violenza con buone azioni finalizzate al cambiamento socio culturale per eliminare i pregiudizi e superare i modelli stereotipati dei ruoli".

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Alla presentazione odierna hanno partecipato non solo i membri del CPO e diversi esponenti dell'Ordine degli Avvocati, tra cui anche il Presidente Elia Campanielli, ma anche il Presidente del Tribunale di Lecco Ersilio Secchi, il Prefetto Castrese De Rosa e il Questore Alfredo D'Agostino.
Due sono i fili conduttori che legano le opere esposte dalle artiste al luogo in cui è stata allestita la mostra: la figura di Artemisa Gentileschi, pittrice nata a Roma nel 1563 e morta a Napoli nel 1655, vittima di violenza che intentò il processo contro il suo stupratore e il colore giallo, da sempre simbolo di violenza e discriminazione.
La proposta è stata anche estesa a due istituti superiori della provincia: l'ISS Bachelet di Oggiono e l'ISS Medardo Rosso di Lecco, che hanno voluto partecipare per sensibilizzare e comunicare attraverso la realizzazione di elaborati artistici, a cura degli studenti e delle studentesse, ispirati ai sentimenti conseguenti o legati alla violenza come il dramma, la rabbia, la richiesta di aiuto, la reazione e la rinascita. "Abbiamo analizzato e sviluppato i concetti di violenza, stereotipi e pregiudizi" hanno dichiarato due studentesse del Medardo Rosso di Lecco, "per poi, con l'aiuto dei nostri docenti, creato con i nostri docenti di indirizzo un modo di dire quello che noi abbiamo sentito in questo percorso e come abbiamo rielaborato i nostri pensieri. Ci auguriamo che il nostro messaggio arrivi con tutta la potenza che abbiamo usato per realizzarlo".

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Un messaggio che sicuramente è arrivato al Presidente del Tribunale Ersilio Secchi, che nel ringraziare le autorità presenti, ha affermato che "quando mi è stata sottoposta l'opportunità di rendere il tribunale ospite di questa mostra itinerante, ho aderito subito con entusiasmo e ritengo che sicuramente il tribunale sia un luogo simbolo di questa lotta che è una lotta di tutti i giorni. Parlando di tribunale non posso esimermi dal considerare che la battaglia quotidiana contro la violenza che subiscono le donne e discriminazione in generale è condotta da tutte le istituzioni dello stato.Vi è particolare compiacimento da parte mia nel notare questo messaggio che oramai è entrato nella quotidianità: ne sono pieni i giornali e i libri, sia qui affidato e sublimato dal ricorso alle forme dell'arte. La catarsi dell'arte è catarsi in quanto non solo rappresenta la purificazione dell'anima ma in quanto riesce a sublimare e consegnare ciò che è imperituro e eterno in funzione anche del messaggio artistico sottostante dell'idealità che nascono da una constatazione della realtà che è ben cruda. Ma d'altronde la nostra vita quotidiana non è fatta solo di idealità, è fatta di una lotta tra il bene e il male e qui è il bene che continua a lottare per affermare i suoi diritti".


Le opere degli studenti e degli artisti, che esprimono con messaggi chiari e visivamente impattanti la condanna alla violenza di ogni genere, che sia fisica o psichica, nei confronti delle donne, ha preso così il posto nei luoghi in cui transitano moltissime persone tutti i giorni: non solo nell'atrio del palazzo di giustizia, ma anche al primo piano, dove si trovano le aule in cui si svolgono le udienze dibattimentali, così come al terzo e al quarto piano.
B.F.
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