Olginate, omicidio De Fazio: si torna in Aula, appellata la sentenza di primo grado

L'avvocato Marcello Perillo
La difesa ha appellato la pronuncia di primo grado. La pubblica accusa, da quanto è dato sapersi, fino a oggi, ultimo giorno utile, no. Potrà dunque solo, eventualmente, essere alleggerita, qualora verranno accolte le ragioni dell'avvocato Marcello Perillo, la sentenza irrogata lo scorso giugno a carico di Stefano Valsecchi, il 56enne di Calolzio reo confesso dell'assassino di Salvatore De Fazio, dieci anni più giovane, calabrese trapiantato a Olginate. 19 anni e 4 mesi – in abbreviato – la pena inflitta al manovale dal Gup del Tribunale di Lecco Salvatore Catalano, riconoscendolo colpevole di entrambi in reati in contestazione e dunque l'omicidio volontario ma anche del tentato omicidio di Alfredo De Fazio, 51 anni, fratello della vittima e il porto illegale in luogo pubblico di arma. Concesse però, al contrario di quanto chiesto dal pubblico ministero titolare del fascicolo, le attenuanti generiche prevalenti sulla contestata recidiva, con il conto chiuso dunque con un leggero “sconto” rispetto ai vent'anni ipotizzati dal dr. Del Grosso. Il suo impianto accusatorio era stato messo in discussione, di contro, dalle parti civili e dunque dall'avvocato Nadia Invernizzi per la moglie e i figli di Salvatore De Fazio nonché per Alfredo De Fazio e dall'avvocato Luciano Bova per le cinque sorelle (Palma, Rosina, Ornella, Anna e Nerina) e la madre Rosina Aloe. Le toghe, in udienza, avevano nuovamente messo in discussione la scelta dalla pubblica accusa di non contestare all'imputato l'aggravante della premeditazione, ostativa tra l'altro all'abbreviato. A loro giudizio, quel drammatico 13 settembre, Valsecchi era partito da casa a Calolzio con la precisa volontà di uccidere, dopo aver chiesto appuntamento a De Fazio per chiarire quanto accaduto la sera prima e dunque il pestaggio del figlio Michele per mano, parrebbe, di uno dei ragazzi della famiglia olginatese. Una circostanza negata dallo stesso 56enne, riferendo in sede di interrogatorio, dopo l'arresto – operato ad una settimana dall'omicidio quando si è consegnato spontaneamente ai Carabinieri – di come la resa dei conti si sia trasformata in una mattanza nel volgere di qualche minuto, senza che quello fosse l'epilogo pre-ordinato. Tre i colpi esplosi all'indirizzo del 46enne, l'ultimo al volto. Il suo difensore insiste per il riconoscimento delle attenuanti per la provocazione e la derubricazione dell’ipotesi di reato da tentato omicidio a lesioni gravissime per quanto concerne il secondo capo d’imputazione, ossia il ferimento di Alfredo De Fazio, così da limare ulteriormente la pena finale. Ancora da fissare, chiaramente, la data d'apertura del processo d'Appello.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.