Lecco: nuova raccolta poetica per La Fontana, ecco 'Arcobaleno'

Giuseppe La Fontana
Giuseppe La Fontana
, lecchese di adozione dal 1955, ha mantenuto la sua promessa, quella di aumentare ulteriormente il numero delle sue composizioni poetiche verso l’ormai non lontano traguardo delle “mille”, peraltro quasi in contemporanea con lo “striscione” delle 90 primavere anagrafiche.
L’ultima sua fatica pubblicata in questi giorni ha come titolo “Arcobalènò”. Nella prefazione l’autore sottolinea: “Chi legge i miei versi – che dan corpo alle poesie in “Arcobaleno” racchiuse – e su di essi si sofferma rivive la proprie ansie, i propri ricordi, le speranze, le umane ambasce, nonché le gioie, poiché la vita non è solo avara di amarezze, ma anche di tenerezze”. Sempre nella stessa prefazione La Fontana evidenzia: “Allora piego le palpebre, sogno ed una musica arcana ammaglia l’anima che, rapita, come rondine si invola nell’etereo mar dell’universo contemplando le stelle”.
Nel gruppo delle poesie spicca la composizione “Solatie sponde”, dove si può leggere: “Sempre risento nella mente l’armonia delle sonore onde … quanti ricordi, quante gioie e quante emozioni, guardandovi da lontano suscitavate voi solatie sponde, quante volte i riflessi delle azzurre acque, al luccicar del sole, faceva socchiudere le palpebre dei miei innocenti occhi”. Una nuova poesia è poi dedicata alla luna: “O misteriosa, incantevole luna, che preclara nel silenzio vai vagando, dispiega i tuoi raggi sugli amanti che amor da tempo van cercando”.
Le montagne lecchesi, tante volte al centro di precedenti composizioni, lasciano, questa volta, il passo alle Tre Cime di Lavaredo, descritte come “lame di luci calanti, tagliano a fette regali profili, e le rosate guglie, stanche, assonnate calano a valle in mille file di dorati trini… un vento leggero di là dal mare porta con sé sospiri, silenzi, tremori, amori sognati, amori inventati, amori traditi, amori perduti”.
E nella parte finale della pubblicazione torna a brillare la luna, descritta come “silenziosa e vaga, ancora non sei paga di ripercorrer, la siderale volta dell’universo? Ancora non sei sazia di rimirar, vagando per l’immenso, le ombrati valli del Gerenzone? …. Tu peregrinando nel notturno silenzio, con argentei riflessi carezzi i digradanti balzi del Coltignone e non ti curi dei tormenti, degli affanni degli amanti”.
Infine, l’ultima poesia è ancora tra i monti del lecchese, dal Due Mani a Montalbano, quando in “si delicati suoni, in si soavi canti, senti nel fondovalle il suono del vento, il fruscio delle foglie … il fremito d’ali di farfalle che di fiore in fiore, volando, liban stille di rugiada”.
Sono stille che ci auguriamo di trovare nella prossima pubblicazione di Giuseppe La Fontana, lanciato ormai verso il traguardo “Mille”.
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