Civate: alla cerimonia del 4 novembre inaugurato un cippo in onore del Milite Ignoto
Un momento emozionante e commovente, quello che la comunità di Civate ha vissuto nella mattinata odierna in occasione delle celebrazioni - ritardate di qualche giorno - per il 4 Novembre, Festa dell'Unità Nazionale, delle Forze Armate e della Pace tra i popoli, istituita per commemorare la fine della Prima guerra mondiale per il nostro Paese - ormai centotrè anni fa, il 4 novembre del 1918 - e rendere onore ai caduti per la patria, oltre che per riflettere sulle atrocità di tutti i conflitti e, in generale, di ogni battaglia combattuta con la violenza.
Dopo lo stop forzato del 2020, infatti, quest'anno è tornato a svolgersi il tradizionale corteo delle autorità e delle associazioni del paese, in seguito alla Santa Messa officiata da don Gianni De Micheli in memoria dei Caduti di tutte le guerre e alla benedizione delle corone d'alloro.
La cerimonia, partecipatissima, si è aperta con l'alzabandiera da parte degli Alpini che, insieme al sindaco, hanno deposto la corona d'alloro ed elencato i nomi di tutti i caduti e i dispersi del paese nei due conflitti mondiali, compresi i civili rimasti vittime del bombardamento del 21 novembre 1944 a Scarenna.
"In questa giornata in cui si celebra l'unità della nostra patria non possiamo dimenticare coloro che, in epoche diverse, hanno donato il bene più prezioso - la vita - per garantire ai loro figli di vivere in una nazione libera e democratica", ha commentato il Capogruppo Paolo Mauri, dopo il Silenzio. "Il nostro dovere è quello di non disperdere la preziosa verità che ci hanno lasciato e non tradire i valori di pace, giustizia e solidarietà su cui si fonda la nostra civiltà. Oggi, in un mondo che sembra ostaggiato dalla cieca violenza e dalla prevaricazione, questo nostro impegno, più che mai impellente, ci porta a dire che non possiamo né dobbiamo deludere i nostri "progenitori", che si sono sacrificati con dedizione e abnegazione, cercando di costruire un mondo migliore".
I ragazzi hanno quindi raccontato del militare italiano caduto al fronte durante la Prima guerra mondiale e sepolto nella capitale sotto la statua della dea Roma all'Altare della Patria al Vittoriano. La sua identità resta ignota poiché il corpo fu scelto tra quello di caduti privi di elementi che potessero permetterne il riconoscimento.
Quindi la parola al borgomastro per il tradizionale discorso: "Prima di tutto vorrei ringraziare il Gruppo Alpini di Civate - ha esordito Angelo Isella - e l'Associazione nazionale delle famiglie dei caduti e dei dispersi in guerra: loro rappresentano la sofferenza di chi ha perso persone, militari o civili, durante le guerre. Volevo ringraziare anche Don Gianni per la presenza e anche per le parole dette questa mattina durante la celebrazione, le associazioni di Civate che non possono essere qui oggi, la Protezione Civile che si sta dando molto da fare in questo periodo, le Forze dell'Ordine, i Carabinieri e la Polizia Locale".
Ad affiancare il sindaco anche la signora Giuditta, che 71 anni fa ha "prestato" la propria figura per la realizzazione della scultura che "veglia" sul Monumento dei Caduti. "Oggi celebriamo il 4 Novembre, ma anche il centenario dalla traslazione della tomba del Milite Ignoto, inaugurata solennemente il 4 novembre 1921 dopo un viaggio in treno speciale attraverso varie città italiane - ha affermato Isella -. In questa giornata celebriamo quegli ideali di unità e indipendenza patrimonio della nostra nazione e lo facciamo nuovamente insieme, a margine di un periodo duro, da cui non siamo ancora completamente usciti. In questo giorno non possiamo non ricordare coloro che hanno sofferto e si sono sacrificati durante i grandi conflitti del '900 per lasciare a noi e alle generazioni successive un'Italia unita, libera, democratica e perfettamente inserita in una dimensione europea".
Il sindaco ha poi richiamato alla responsabilità della coesione sociale, del senso civico e del mettere a disposizione della comunità energie e idee, al fine di lasciare in eredità alle generazioni che verranno un paese in pace, che possa essere culla di cultura, libertà e coscienza civile. "Un pensiero finale a chi è ancora malato e a chi lo sta assistendo, affinché sentano la vicinanza e la solidarietà di tutti. Un ricordo anche a coloro che "sono andati avanti" a causa di questa pandemia, vittime inconsapevoli di una guerra inaspettata. Qui, davanti all'ingresso del nostro cimitero, abbiamo voluto piantare un ulivo che rimanga negli anni, affinché nessuno dimentichi. Un grazie anche alle nostre Forze Armate, ai Carabinieri e alla Polizia, che in questo nuovo contesto si mettono a disposizione di tutti".