Calolzio: condannati per spaccio 'storico' pusher di viale De Gasperi e la compagna

Operazione antidroga nell'area verde a lago a ridosso di viale De Gasperi
Erano stati “palettati” dai Carabinieri e traditi poi dall'ansia dimostrata durante il controllo nonché dall'inequivocabile profumo di marijuana proveniente dall'abitacolo della vettura ed in particolare dal sedile su cui viaggiava la donna. Sono finiti entrambi – marito e moglie – a processo per spaccio di sostanze stupefacenti. Ed oggi entrambi hanno rimediato una condanna.
Il contesto è quello dell'area verde a lago a ridosso della Cartiera, a Calolziocorte, impropriamente etichettata come “Parco Adda Nord” nelle relazioni delle forze dell'ordine, spingendo quest'oggi anche la PM a usare nella propria requisitoria quel “toponimo” in realtà riferito all'Ente a cui la zona afferisce, esteso ben oltre i confini comunali.
Al momento del controllo operato dai militari – datato 2019 – Elisa Molinari, classe 1990, aveva con sé sette grammi di hashish e 4.5 grammi di marijuana, spontaneamente consegnati dagli operanti che hanno anche sequestrato 500 euro ritenuti provento dell'attività di spaccio e i cellulari in uso alla donna e al marito, Lamin Conteh, classe 1995 e natali in Gambia.
Proprio dai tabulati telefonici i Carabinieri sono poi risaliti ai supposti clienti della coppia, ascoltandone alcuni e facendo così emergere “l'attività di commercio al dettaglio” di droga portata avanti dai due imputati, come asserito dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, rassegnando le proprio conclusioni all'esito di un processo celebrato meramente sugli atti su accordo delle parti. Conteh, sarebbe stato indicato dagli acquirenti, quale storico pusher di viale De Gasperi. La consorte invece sarebbe stata citata come sua “assistente” solo da un compratore, parlando però di smercio anche presso la loro abitazione dove lei si sarebbe prestata a consegne in assenza nel marito. Da qui la richiesta di condanna per entrambi a 3 anni e 6 mesi di reclusione, escludendo l'aggravante della cessione a minori di 18 anni, inizialmente contestata stante l'impossibilità a provare che i due sapessero di aver a che fare anche con minorenni.
Si sono battuti per l'assoluzione dei loro assistiti i difensori. L'avvocato Cattaneo, per Conteh, ha insinuato il dubbio sulla genuinità delle dichiarazioni rese ai Carabinieri dagli acquirenti visto che tutti avrebbero descritto il suo assistito usando le stesse identiche parole, nello stesso identico ordine, parlando di un giovane tra i 20-25 anni, di corporatura normale, con i rasta e un cappellino o una bandana spesso in testa, di origine centroafricana. “L'istruttoria non ha fornito altra prova” ha aggiunto il legale, evidenziando come l'imputato non avesse droga con sé al momento del fermo, non siano stati trovati bilancini o altri “attrezzi del mestiere” e anche la Sim dei telefoni analizzati non fosse intestata a Conteh. Non vi sarebbe nemmeno riscontro delle transizioni economiche in favore dello straniero.
Sulla stessa linea il collega Rivetti per la Molinari, evidenziando come a suo avviso la posizione della sua assistita sia assolutamente marginale rispetto al quadro accusatorio essendo stata tirata in ballo solo da un acquirente, l'unico ad aver parlato di bilancini in mano alla donna al parco e di cessioni a casa da parte sua, contraddicendo tutti gli altri, allora, che hanno parlato solo di un uomo di colore. Non è bastato per salvare la coppia dalla condanna.
Il collegio giudicante – presidente Martina Beggio, a latere Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi – escludendo come il PM l'aggravante della cessione a minorenni, ha irrogato 2 anni e 9 mesi a Conteh e un anno e 7 a Molinari (in relazione solo ad alcuni episodi).
A.M.
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