Preti... ciclisti: la testimonianza del cardinale Gianfranco Ravasi

Il ciclismo è la disciplina sportiva preferita dai sacerdoti. Ciò risulta anche dalle dichiarazioni del cardinale Gianfranco Ravasi, brianzolo di Merate, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura in Vaticano, che ha commentato l’ingresso della polisportiva della Santa Sede nell’Unione Ciclistica internazionale. Per Ravasi la bicicletta ha una sua lunga tradizione di strumento a servizio della pastorale; all’interno delle piccole comunità il parroco si spostava sovente con questo mezzo, che è anche segno della vicinanza, dell’immediatezza alla prassi comune di tutti i fedeli.


Il cardinale Ravasi presenta la maglia bianco-gialla della Ciclistica vaticana

Il cardinale ha poi ribadito che “il ciclismo è sempre stato fra tutti gli sport quello più vicino alle comunità ecclesiali, alla sensibilità religiosa perchè proprio lo stare insieme era fondamentale come lo stare insieme è fondamentale nell’esperienza della Chiesa: come dire, liturgia e vita quotidiana”. Il Corriere della Sera ha dedicato un’intera pagina alle dichiarazioni del cardinale Ravasi, in un apposito servizio sulla storica affiliazione del Vaticano all’Unione Ciclistica internazionale. Via libera, quindi, agli allenamenti, alle gare e alle pedalate dei sacerdoti.


Il titolo del Corriere della Sera, con una pagina sui preti ciclisti

Per don Firmino Moretton, parroco tra le montagne della provincia di Belluno, "la fatica del pedalare aiuta a percepire meglio e con più umiltà la grandiosità di quello che Dio ci ha regalato”. Mons. Mansueto Calloni, bergamasco, amico del grande campione scomparso Felice Gimondi, ha aggiunto: “Nelle tante uscite di gruppo, anche nelle maratone ciclistiche, dove non manca l’agonismo, trovavo una facilità e una visione della natura profondissime. Solo pedalando in discesa, io che sono timido e stonato come una campana rotta, mi sono trovato a cantare a squarciagola”.


Don Camillo e Peppone durante una pedalata

Un esempio del ciclismo dei preti viene dalle pagine di Giovannino Guareschi e dei suoi romanzi ambientati lungo il Po, con il sindaco rosso e il parroco bianco. Non vi sono pedalate di sfida fra i due protagonisti del “Mondo piccolo di Brescello” che hanno trovato spazio anche in pellicole cinematografiche di successo.


I ciclisti guanelliani di Lecco nell'ultimo tratto verso piazza San Pietro in Vaticano

E come dimenticare Lecco, dove don Agostino Frasson, rettore della Casa don Guanella di via Amendola al Caleotto, è stato chiamato “don bici” in apposito ampio servizio pubblicato sulle pagine del quotidiano cattolico “Avvenire”. Il sacerdote ha appena concluso la pedalata in quattro tappe da Lecco a Roma, terminata in piazza San Pietro, scortata dalla Polizia Locale della capitale e attesa da Liliana Baccari, già prefetto di Lecco per quattro anni e ora in ruolo superiore presso il Ministero dell’Interno, al Viminale.


Don Matteo (Terence Hill), il prete investigatore in bicicletta

I lecchesi di una certa generazione non possono dimenticare l’assistente dell’oratorio San Luigi, presso la basilica di San Nicolò, don Giuseppe Tagliabue, che pedalava in città (dove è stato presente 19 anni), irrompendo nei cortili popolari dove i ragazzi erano soliti giocare appena il tempo lo consentiva. Ricordava: “Vi aspetto domenica tutti all’oratorio, perché vi sono anche interessanti novità”. Don Giuseppe ha, in un certo senso, anticipato don Donato Agostinelli, parroco di Santa Croce sull’Arno, che ha scritto: “Pedalo con i ciclo amatori locali, da chiesa a chiesa, da fedele a fedele, e organizzo ciclo-pellegrinaggi e gare per raccogliere fondi da destinare in beneficenza, come quando ho sfidato e battuto il sindaco”.
E don Matteo (Terence Hill), dulcis in fundo, è sacerdote sovente in bicicletta nei filmati della RAI TV; ha raggiunto e superato, in alcune puntate, nel suo ruolo di prete investigatore, i 7 milioni di telespettatori.
A.B.
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