Lecco: il popolo arcobaleno in piazza dopo l'affossamento del DDL Zan. 'Non ce lo aspettavamo ma noi (R)esistiamo!'

Il 19 giugno scorso, dopo un anno d'attesa causa pandemia, finalmente, in città, il primo - aspettato e indubbiamente partecipato - Lecco Pride. Il popolo arcobaleno a distanza di quattro mesi abbondanti è tornato in piazza. "Coda tra le gambe", come si usa dire, per la batosta subita ma senza perdere determinazione. Il presidio di questo pomeriggio in piazza Cermenati è stato organizzato infatti dopo l'affossamento al Senato del DDL Zan, il disegno di legge contro l'omobitransfobia.

“Siamo qui oggi a fronte di quello che è successo giovedì mattina in Senato: siamo tutti molto dispiaciuti e soprattutto molto molto arrabbiati. Sicuramente non ci aspettavamo la reazione che tutti abbiamo visto” spiega, con riferimento alle manifestazioni di gioia di alcuni parlamentari dopo l'esito del voto, Dalila Maniaci, presidente dell'Associazione Renzo e Lucio Lecco Lgbt+ diritti scesa in piazza con l'appoggio di Comitato Noi Tutti Migranti, Legambiente Lecco Onlus, Circolo Arci Spazio Condiviso, la Libreria Volante, Lezioni al Campo - Lecco, Con la Sinistra Cambia Lecco, Giovani Democratici Lecco, Libera Lecco, Mir Sada, Unione Degli Studenti Lecco, AmbientalMente, Il Segreto di Penelope e Cgil Lecco.
VIDEO


“Tuttavia – prosegue la caparbia portavoce del sodalizio lecchese - penso che un po' tutti (e sicuramente io a nome di tutta l'Associazione) siamo dell'idea che questa legge non debba essere mediata, soprattutto sui punti su cui si chiede una mediazione e quindi sulla questione dell'identità di genere (non deve essere tolta altrimenti diventerebbe essa stessa una legge discriminatoria verso le persone transgender che sono veramente le più discriminate di tutte) e per quanto riguarda la questione delle scuole e dunque la possibilità per le scuole di svolgere attività di sensibilizzazione il 17 maggio che verrebbe istituzionalizzata come giornata dell'omobitransfobia. Pensiamo che quest'ultimo punto non debba essere tolto perché è fondamentale che accanto alle punizioni per i reati omobitransfobia ci sia anche un aspetto culturale perché questi reati avvengono appunto per paura: nel momento in cui conosci una cosa, in questo caso una minoranza, si ha meno paura quindi la sensibilizzazione è fondamentale perché è volta a prevenire. Infine la questione della legge liberticida, una questione che penso lasci il tempo che trova...”.

Ad ascoltare il suo intervento e gli altri proposti al microfono una nutrita platea. Nonostante la pioggia e la temperatura tipica dell'ultimo weekend d'ottobre, almeno trecento persone si sono radunate all'ombra della Basilica. Giovani in prevalenza. Ma anche famiglie con bambini e qualche “nonno” avvolto nella bandiera arcobaleno, pronto a esibire con orgoglio il cartello “Vergogna! Noi (R)esistiamo” insieme (a sorpresa ma nemmeno tanto) a ragazzine e ragazzini.
Presente anche la politica, con l'onorevole Gian Mario Fragomeli e l'assessore al Welfare del comune di Lecco Emanuele Manzoni, solo per fare due nomi.

“Ci siamo sentiti traditi soprattutto per le modalità con cui è stata gestita la cosa l'altra mattina. Anche per questo ci sentiamo molto delusi. Non ce lo aspettavamo” l'ammissione di Dalila Maniaci, senza però sconfinare nell'arrendevolezza. “Sono dell'idea che non si debba perdere la speranza anche se ovviamente la speranza da sola non serve a nulla. Guardando indietro, tante lotte della comunità LGBT o delle donne e dunque del femminismo, sono state purtroppo molto faticose: l'atteggiamento che non si deve assolutamente avere è quello di resa. Mi è capitato di sentire in questi giorni qualcuno che diceva “non ho più voglia di lottare”. Questo credo sia assolutamente sbagliato, perché significa arrendersi e non avere più voce in capitolo”. E quindi, (R)esistiamo!

Galleria fotografica (35 immagini)


A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.