Calolzio: in crescita i numeri dello sportello AscoltARCI. Si lavora anche per 'pacchi' e Balcani

Se nei mesi più duri della pandemia tutto si è fermato, pur fisicamente chiuso il Circolo Arci Spazio Condiviso di Calolzio è sempre rimasto in movimento, facendo addirittura di più. Venerdì sera in Piazza Regazzoni è stato tempo di bilanci e quindi di restituzione ai soci rispetto all'attività portata avanti nell'ultimo anno e mezzo. La relazione è stata affidata a Daniele Vanoli, introdotto da Corrado Conti.

Corrado Conti e Daniele Vanoli

Tre, principalmente, i campi d'azione dell'associazione nel periodo in esame: lo sportello d'ascolto e orientamento “AscoltARCI” che nel post-emergenza sanitaria ha registrato ben 180 nuovi accessi, a riprova di come, da una parte, povertà e emarginazione dopo il ciclone covid siano in aumento e dall'altra come le sponde istituzionali non siano sufficienti; l'organizzazione e la gestione degli aiuti per i migranti della rotta balcanica e la distribuzione dei pacchi alimentari (come pure delle mascherine) in stretta collaborazione con il Comune di Calolzio e la Caritas. Un'attività quest'ultima nella quale i volontari del Circolo sono stati coinvolti nel pieno della pandemia, arrivando a consegnare fino ad ora 1.845 scatoloni di aiuti alle famiglie bisognose, “donando” circa 800 ore del loro tempo a tale scopo. In occasione dello scorso 25 dicembre, poi, 172 bambini dei nuclei già seguiti, hanno ricevuto anche una Scatola di Natale: un piccolo gesto per augurare loro buone feste, trovando un pensiero “di cuore” sotto l'albero. “Come siamo in Bosnia, sul Mediterraneo, siamo anche qua: dove c'è marginalità come associazione cerchiamo di incidere” ha puntualizzato Vanoli. Non stupisce dunque che “prima gli italiani” - lo slogan leghista certamente non proprio dell'Arci – si rifletta anche sui numeri dello Sportello. 311 gli accessi dall'avvio, nel luglio 2018. 69 da parte appunto di cittadini italiani (in aumento nell'ultimo anno), 39 da parte di senegalesi (altro dato in rialzo), 38 da parte di ivoriani, 25 da parte di marocchini. C'è stato – dato di colore - perfino un apolide. Quanto a residenza, “prima i calolziesi” con 118 accessi, poi i residenti a Lecco città (48). 14 i “senza fissa dimora” a cui si è dato ascolto.
Ma per cosa si rivolgono allo Sportello? 74 accessi hanno riguardato i diritti dei migranti ed in particolare in 20 di questi casi è stato richiesto aiuto per le pratiche di emersione dal lavoro nero dopo la “sanatoria” del 2020. A tal proposito – ha sottolineato Conti – l'associazione ha presentato un esposto alle forze dell'ordine per segnalare, come riferito dagli utenti di “AscoltARCI”, l'esistenza di soggetti che, in cambio di denaro, avrebbero promesso la regolarizzazione anche a stranieri assolutamente non in possesso dei requisiti per l'emersione. A mero scopo di lucro, dunque.
53 accessi sono stati catalogati come “diritto all'abitare”, di cui 9 per problemi di sfratto e morosità.
Delle 33 domande di accesso a alloggi di edilizia residenziale pubblica che sono state compilate dai volontari dell'ARCI per conto di altrettanti utenti dello Sportello, tre hanno avuto – per ora – buon esito. Tema assolutamente spinoso questo della casa. “Ci sono problemi che non riusciamo risolvere né noi né le istituzioni” ha ammesso infatti Corrado Conti, evidenziando come le soluzioni pubbliche siano sature e il mercato privato sia assolutamente “egoista” e spesso anche “discriminatorio”, soprattutto nei confronti degli immigrati.
17 gli accessi allo Sportello per questioni di natura sanitaria, di cui 6 per accedere poi al servizio di supporto psicologico offerto da Il Gabbiano, storico partner del Circolo; indirizzati invece ai sindacati 7 dei 56 utenti arrivati all'ARCI per sottoporre problematiche relative al lavoro; 18 le richieste legate a questioni famigliari, di cui 5 per separazioni; 28 ancora, gli accessi per ottenere un sostegno economico con 23 richieste di prestito etico e solidale. 15 in tal senso le erogazioni dall'agosto 2020, con il fondo – che ora si vorrebbe dedicare all'economo Alberto Valsecchi, portato via lo scorso anno dal Covid – capace di autoalimentarsi, con erogazioni per 4.758 euro a fronte di donazioni per 3.500 euro, rallentate a causa della chiusura del Circolo e dunque dal venire meno delle entrate riconducibili al bar.

“L'Associazione non agisce da sola ma in rete: durante la pandemia si sono strette ancora di più relazioni con alcune associazioni a partire dalla comunità il Gabbiano ma anche la Caritas di Calolzio (per i pacchi) e i sindacati (la Cgil e il sindacato degli inquilini di Milano)... Lo stesso vale anche per le Istituzioni: la solidarietà deve coprire un “buco” ma anche stimolare le Istituzioni affinché siano loro a trattare certi temi” ha affermato Conti, parlando di rete anche in riferimento al sostegno ai migranti della rotta balcanica. Con l'incendio del campo profughi di Lipa, forti dei rapporti curati negli anni, anche attraverso Mir Sada, i caloziesi si sono trovati infatti a diventare punto di riferimento per la gestione coordinata degli aiuti, da far arrivare fino in Bosnia.
“Si è costruita una grande rete di associazioni con i quali ora stiamo organizzando un hub in provincia di Vicenza che raccoglie i beni e organizza le spedizioni, anche in Grecia. Mediamente ora partono due tir al mese. Con l'arrivo del freddo e aggravamento della migrazione dall'Afghanistan (che non si è mai fermata ma ora si è intensificata), questo supporto sarà ancora più necessario”.
A.M.
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