Mandello: finse uno scippo per raggirare don Pietro Mitta? Indagini lacunose, è assolta

Don Pietro Mitta
L'impianto accusatorio non ha retto. Anche perché, come evidenziato dal giudice, nell'imbastire il fascicolo sono stati omessi accertamenti indispensabili, a suo avviso, per avere un quadro completo della vicenda e far dunque chiarezza su una serie di aspetti non lumeggiati dalla mera querela, in riferimento alla quale, tra l'altro, è pure intervenuta la remissione. A firmarla era stato don Pietro Mitta, allora parroco a Mandello. Il sacerdote, previo confronto con don Vittorio Bianchi, parroco al tempo nella vicina Abbadia, si era presentato dai Carabinieri esponendo il supposto raggiro di cui si era sentito vittima. Nell'agosto del 2017 una donna - poi identificata nell'odierna imputata, la signora O.P., cinquantenne residente a Robecco sul Naviglio, non comparsa in Aula - aveva bussato alla sua porta chiedendogli del denaro, lamentando di essere stata vittima poco prima di uno scippo. Il sacerdote, dopo averla ascoltata, le aveva promesso aiuto, invitandola però prima a sporgere denuncia ed esibirgli la querela. E così la sconosciuta aveva fatto, recandosi in Caserma per poi tornare da don Pietro con il "foglio" preteso dal parroco e ottenere dallo stesso... 20 euro. Don Vittorio però poi gli aveva insinuato il dubbio sulla genuinità del racconto della signora, spingendolo a portarsi anch'egli presso la Stazione Carabinieri. Nasce così il fascicolo aperto a carico di O.P., trovatasi a processo per truffa nei confronti del prelato e simulazione di reato. Quest'oggi, il nuovo giudice assegnatario del caso, il dr. Paolo Salvatore subentrato al collega Enrico Manzi, a chiusura di istruttoria (ridotta alla mera acquisizione degli atti d'indagine) ha rivelato come non vi fosse evidenza di eventuali riscontri raccolti dai militari circa la sussistenza o meno dello scippo al centro della vicenda. Al PM d'udienza - il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli - è toccato ammettere che effettivamente non parrebbe essere stata svolta altra attività investigativa. "Mancano dei pezzi" ha detto rassegnando le sue conclusioni, chiedendo l'assoluzione perché il fatto non sussiste relativamente alla simulazione di reato e la dichiarazione di non luogo a procedere per intervenuta remissione di querela per la truffa. E in tal senso si è espresso il giudice, non prima di aver ascoltato le conclusioni dell'avvocato Chiara Masic, difensore della donna, che ha sottolineato come, per quanto emerso, la querela di don Pietro poggi soltanto sul dubbio insinuato da don Vittorio, senza altri riscontri. Così sia.
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