Pasturo: la politica, il tonfo, le spalle voltate dagli amici e la malattia. L'addio a Stefano Galli, 'uno che ha pagato per tutti'

A luglio l'infausta diagnosi, arrivata forse tardi per quel voler procrastinare l'appuntamento con le analisi tipico di chi ha vissuto un'intera esistenza da “duro”. Oggi le esequie. Se ne è andato velocemente Stefano Galli. 63 anni appena.

Leghista della prima ora, di quelli “tagliati giù grossi”, pronto a rimediare una condanna dopo aver infuocato un comizio affermando che, beh, lui il Tricolore lo aveva appeso in bagno risolvendo così anche i problemi di stitichezza. Era passato dai banchi di Palazzo Bovara a quelli del Pirellone negli anni d'oro del movimento plasmato (non troppo finemente) da Bossi, arrivando a presiedere il gruppo dei Padani e a contare, indubbiamente, in un settore, quello della Sanità, fiore all'occhiello di Regione Lombardia durante il ventennio con il timone in mano ad un altro lecchese, quel Roberto Formigoni che proprio stasera tornerà in città - “finalmente” ha già scritto qualcuno che evidentemente ne sentiva la mancanza – per presentare il proprio libro. In sala don Ticozzi, ad applaudire il Celeste, ci saranno – immaginiamo – più persone di quelle salite nel pomeriggio odierno a Pasturo a tributare l'ultimo saluto a Galli. Del resto su di lui i riflettori si erano spenti ormai da anni. A far calare il sipario, dopo che tra l'altro lui stesso aveva dato il la all'inchiesta "Vendemmia" sul così detto teleospedale, lo scandalo “Rimborsopoli”. “Spese Pazze”, il matrimonio della figlia pagato con i rimborsi regionali (poi restituiti a pasticcio emerso) e il contratto di consulenza assicurato al genero. Persa la faccia, perso il potere, via tutti.

“La morte ha messo il sigillo a una vita che ha conosciuto momenti di entusiasmo, nella politica, di impegno generoso, forte e di grande dedizione. Poi questa vita ha conosciuto i momenti duri, nell'amarezza e nella solitudine” ha detto del resto, in una delicata sintesi, don Antonio Fazzini, indicando nella famiglia “il conforto più prezioso per Stefano”. E non stupisce dunque che l'unico ad avvicinarsi al microfono per un ricordo sia stato il figlio Alberto, seduto in prima fila con mamma Tina e la sorella Veridiana.

“Fin da piccolino mi spronava ad essere forte, a non farmi mettere i piedi in testa da nessuno. Come molti di voi sanno, sono cresciuto con lui nella politica, la sua grande passione. Era bravo a farla, molto bravo. Uno dei migliori. Mi diceva sempre “leggi bene tra le righe, non è mai come dicono, come scrivono. Non fidarti mai di chi non guarda negli occhi. Sii uomo”. Mi ha insegnato i valori della famiglia, dell'amicizia, del rispetto. “Una persona che non ti rispetta non è una persona, non merita la tua attenzione” (…). Mi parlava del così detto politichese con il quale si dice tutto e niente ma in un modo sottile. Era un papà con una forte personalità: le volte che mi prendeva e mi “sgridava”, per dirla leggera, non gli ho mai detto che erano tutte meritate ma in cuor suo lo sapeva. Quelle volte sono state importanti per la mia crescita. Purtroppo certe cose si capiscono solo troppo tardi (…). Sono stato fortunato: è sempre stato un papà presente, quando non era via per lavoro e spesso anche dopo le riunioni trovava il tempo per chiamare o scrivere (…). I miei amici e soprattutto i suoi lo sanno: era una persona che se aveva 2 ti dava 10. Una persona che ha sempre aiutato tutti quelli che poteva, persone che non conosceva e amici, però non parlo di amici veri perché di quelli gliene erano rimasti ben pochi, purtroppo. Gli altri, ahimè, gli hanno voltato tutti le spalle nel momento in cui ne aveva più bisogno” l'affondo letto con decisione, sciogliendosi solo alla fine in una comprensibilissima commozione. “Voglio rivolgermi alle persone che gli hanno voltato le spalle: sappiate che c'è un altro Galli, l'erede di Galli. Le persone più vicine alla mia famiglia sanno tutta la storia. Voglio solo ricordarlo come un grande padre, un grande uomo (…). Concludo con una frase di Machiavelli che gli piaceva molto. “Tutti ti valutano per quello che appari, pochi comprendono quello che tu sei”.

Sentito l'applauso levatosi dalla navata, con il feretro vegliato dal Gonfalone del Comune di Lecco. Unico in fascia tricolore l'assessore Luca Caremi, in rappresentanza di Calolziocorte, il paese di cui Galli – nato a Lecco – era originario. Presenti però anche i sindaci di Pasturo Pierluigi Artana (e il suo predecessore Guido Agostoni, sull'altare come lettore) e di Ballabio Giovanni Bruno Bussola. E ancora non sono mancati l'onorevole Paolo Grimoldi (primo sui social, venerdì, a annunciare la scomparsa dell'amico e unico parlamentare alle esequie) così come Carlo Malugani e Flavio Nogara. C'era Lorenzo Bodega, come pure Francesco Sorrentino.

E c'erano i top manager della Sanità che con Galli hanno lavorato fianco a fianco su Lecco. Se l'ex dg dell'Azienda ospedaliera Mauro Lovisari già aveva pubblicamente dimostrato riconoscenza al politico-amico (QUI il testo completo del suo intervento) a margine della cerimonia Pietro Caltagirone, altro ex direttore generale, ci ha detto “Avrei voluto dire qualcosa in chiesa: i pensieri, in ognuno di noi, dovrebbero far prevalere il bene rispetto al male. Stefano è uno che ha pagato per tutti. Non gli si può dare una colpa grave, soprattutto pensando al bene che ha fatto per l'ospedale di Lecco e soprattutto a livello territoriale. Non ci dimentichiamo quanto battaglie, la sera, siamo andati a fare in giro per comuni, per difendere anche presidi ospedalieri come Bellano e Merate: avevamo e lo sentivamo fisicamente anche il sostegno di Stefano Galli. Per Lecco ha fatto davvero di tutto. I cittadini gli devono tanto. Grazie Stefano”.

“E' uno dei politici, una delle persone – oltre che più schiette – che hanno fatto di più per questa Provincia, per questa realtà – ovviamente stiamo parlando di sanità – e che ha fatto bene: molte cose, almeno durante la nostra permanenza e gestione, avevano la sua firma. Nel senso che tecnicamente noi le proponevamo ma lui aveva il coraggio e la forza politicamente di portarle avanti. Cito solo l'ultima, ma potrei citarne altre dieci: la cardiochirurgia qua è arrivata perché c'era Stefano Galli. C'erano poi Caltagirone e altri che l'hanno “preparata”. Però se non c'era Stefano...” il ricordo di Alberto Zoli, già direttore sanitario dell'AO di Lecco e attuale numero uno di Areu.

Come detto nell'omelia dal celebrante, ora come tutti, Galli è dinnanzi ad un altro giudizio. Quello di Colui dinnanzi al quale non è nemmeno necessaria l'auto-difesa, “perché ha troppa fretta di abbracciarci”. Quello terreno lo aveva già eliminato come politico. Come papà, come amico e come uomo riposa ora nel cimitero del paese.
Alice Mandelli
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