Nuovo municipio alla ex Deutsche Bank? Pioggia di critiche

Il sindaco Mauro Gattinoni
Netto cambio di rotta dell’amministrazione comunale lecchese rispetto alla nuova sede del municipio. Se la giunta Brivio 2 aveva individuato e acquistato per oltre cinque milioni di euro l’edificio dell’ex Politecnico in via Marco D’Oggiono, per ristrutturarlo e trasferirvi gli uffici comunali, i “nuovi” inquilini di Palazzo Bovara la vedono diversamente. La proposta avanzata è quella di vendere lo stabile in via Marco D’Oggiono (non prima di averne cambiato la destinazione d’uso rendendola “mista”), acquistato tre anni fa dalla Regione, e di aprire un avviso pubblico esplorativo per verificare se il mercato immobiliare offra spazi idonei per un nuovo municipio. A livello amministrativo, questo si traduce in una importante variazione ad alcuni documenti programmatici di governo: il piano delle alienazioni, il piano dei lavori pubblici e il bilancio di previsione. Su questi tre documenti il consiglio comunale sarà chiamato a votare la prossima settimana.

È stato il sindaco Mauro Gattinoni ad intervenire in commissione congiunta per spiegare le ragioni di questa scelta così radicale: “La necessità di un nuovo municipio deriva dall’esigenza di dare un servizio migliore ai cittadini, in sedi più sicure e dignitose per i lavoratori comunali, oltre che per ottemperare alla normativa. Abbiamo deciso di riconsiderare la scelta di spostarci in via Marco D’Oggiono per due ordini di motivi. Il primo è che si tratterebbe di una soluzione parziale dal punto di vista tecnico ed economico: la capienza dell’edificio è infatti insufficiente ad un trasferimento integrale degli uffici e richiederebbe il mantenimento come sede istituzionale di Palazzo Bovara, quindi ai 19 milioni necessari per acquistare e ristrutturare il nuovo municipio, ne servirebbero altri 6-8 milioni per mettere in sicurezza l’attuale. La seconda ragione che ci ha spinti in questa direzione è che rispetto al 2017/2018 sono avvenuti fatti unici e irripetibili: i fondi messi a disposizione dalla Regione per la rigenerazione urbana e quelli del PNRR. Questo contesto ci ha suggerito di perlustrare una strada alternativa”.

Ad entrare nel dettaglio dei numeri l’assessore al Bilancio Roberto Pietrobelli: “Quando abbiamo ereditato l’opera mancava interamente il finanziamento del secondo lotto, che una volta messo a bilancio ha fatto passare il costo dell’intervento da 10 a oltre 18 milioni di euro. Inoltre abbiamo appreso che alcuni importanti uffici, per un totale di 70 postazioni di lavoro, avrebbero trovato spazio nel seminterrato, dove secondo lo studio di fattibilità non c’è areazione sufficiente. Inoltre gli spazi disponibili sono per 260 dipendenti, ma al momento abbiamo oltre 300 unità di personale, e nel 2022 aumenteranno ancora. Questo senza considerare gli uffici degli assessori, la sala giunta, la sala del consiglio comunale e quella dei consiglieri, che dovrebbero rimanere a Palazzo Bovara, richiedendo quindi da un lato la ristrutturazione dell’edificio e dell’altro l’individuazione di uno spazio alternativo con relativo affitto per il tempo dell’intervento. Infine, questa amministrazione ha deciso di creare un nuovo ufficio per le relazioni con il pubblico, un progetto strategico che necessita però di nuovi spazi. A questo punto ci siamo chiesti se non fosse più conveniente trovare una nuova sede per accogliere in un unico stabile tutti gli uffici comunali sparsi nella città: per l’acquisto di tale spazio preventiviamo 11 milioni di euro che al momento prevediamo di finanziare con un prestito, che però potrebbe essere ridotto dai contributi per la rigenerazione urbana e con l’avanzo di amministrazione”.

L’ex palazzo della Deutsche Bank
Tutta l’opposizione, che con Brivio aveva votato insieme alla maggioranza in maniera unanime la soluzione di via Marco D’Oggiono, si è mostrata estremamente critica nei confronti di questa novità improvvisa, sia per i tempi stretti con i quali viene chiesto al consiglio comunale di esprimersi, sia per la sensazione che si sia già individuata (e sbandierata sui giornali) l’alternativa: ovvero l’ex palazzo della Deutsche Bank in piazza Garibaldi.
Il più agguerrito Corrado Valsecchi, che da assessore ai Lavori pubblici di Virginio Brivio si era molto adoperato per il nuovo municipio: “Come giustificate il fatto di cambiare direzione rispetto al protocollo del 2017 che aveva il grande valore di essere un contratto da pubblico a pubblico? Perché decidere di acquisire un immobile, magari di maggior pregio, andando a favorire l’interesse di uno o più privati piuttosto che salvaguardare il patrimonio pubblico? Al netto dell’abrogazione della norma relativa ai requisiti di indispensabilità e indilazionabilità dell’intera operazione, come si fa a giustificare il venir meno del principio, che riteniamo debba comunque essere salvaguardato? Secondo il Mef le operazioni di acquisto di immobili da parte delle pubbliche amministrazioni non dovrebbero essere giustificate onde evitare acquisti non necessari al perseguimento delle finalità istituzionali o a soddisfare interessi pubblici generali? Si è disposti a rinviare la possibilità di riqualificare una nuova sede a impatto zero adesso per ricominciare con un iter di acquisto, di indagini, di progettazione che potrebbe durare alcuni anni? Ricordiamo che l’eventuale immobile dovrà essere prima periziato dall’Agenzia delle entrate per poi procedere con gli atti formali, il risultato finale sarà un edificio a impatto zero al pari di quello di via Marco d’Oggiono? Sono stati valutati gli impatti sulla accessibilità e la eventuale congestione della viabilità, la presenza parcheggi che la nuova sede potrebbe avere sulla mobilità e la logistica del centro cittadino? Quale sarà il destino della sede storica di Palazzo Bovara? Si prevede di inserirla nel piano delle alienazioni per poter essere acquisito da privati? Ricordo che il costo del nuovo municipio di via Marco d’Oggiono è pacchetto finito 19 milioni”.

Ha spostato la questione su un piano politico Giacomo Zamperini, capogruppo di Fratelli d’Italia, chiedendosi se non fosse stato opportuno inserire questa iniziativa tra gli impegni elettorali: “Perché avete cambiato idea? Non accetto la giustificazione di scegliere un edificio di maggior pregio, un’opera deve essere utile. Inoltre, per finanziarla dovremo sacrificare le altre priorità come il Lungolago e la Piccola? Non ho mai visto un modo di procedere del genere, con scelte così importanti prese da un giorno all’altro senza partecipazione né condivisione. Sembra più uno sgarbo nei confronti dell’amministrazione precedente che una cosa utile per la città”.
Anche Filippo Boscagli ha espresso profondo disaccordo per le modalità: “La più grossa operazione immobiliare del secolo per la città viene trattata alla stregua dell’alienazione dei lavatoi, infilata tra le pieghe di una delibera da approvare nel giro di una settimana. Dopo anni in cui abbiamo sentito demonizzare i mutui e i finanziamenti, così di botto ci imbarchiamo in un’operazione da 25 milioni di euro, quattro volte l’intera riqualificazione del Bione, quasi dieci volte quella di Villa Manzoni. Com’è possibile valutare la bontà di un’operazione di questo tipo senza un minimo di condivisione. Ci sono opere che si trascinano da anni, dal Bione, alla caserma dei pompieri, al depuratore e adesso ci viene presentate un’operazione di questa mole? Peraltro, la sostenibilità dell’operazione si reggerebbe sulla vendita di via Marco D’Oggiono, come non avessimo imparato nulla dal caso di via Roma. Rimango allibito dal fatto che la stessa maggioranza possa avallare nel giro di una settimana una scelta di questo tipo, senza considerare che l’ex palazzo della Banca popolare andrebbe valorizzato da investimenti privati”.
Decisamente critiche anche Lega e Forza Italia: “Vista la rilevanza e lo stravolgimento di questa proposta ci voleva un approccio diverso, commissioni dedicate nelle quali fornirci tutte le informazione necessarie a fare questa valutazione - ha detto Cinzia Bettega - Anche perché diciamo di fare un avviso pubblico quando tutti sanno che si andrà alla ex Deutsche Bank”.
“Mi meraviglia l’assordante silenzio della maggioranza, oltre che siano gli stessi dirigenti ad aver seguito i due percorsi - ha aggiunto Emilio Minuzzo - La prima volta abbiamo votato su documenti sbagliati o nel giro di un anno è cambiato tutto? Senza contare che così facendo si tolgono le castagne dal fuoco al privato e si cambia destinazione d’uso ad un edificio pubblico. Ci rendiamo conto di che cosa stiamo votando?”.
M.V.
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