Bellano: il progetto 'Olivicoltura 2030' illustrato in una visita guidata al campo di Biosio

Sabato 23 ottobre in località Biosio di Bellano è stata organizzata una visita aperta al pubblico al campo-collezione Olivi autoctoni lariani, dove viene prodotto parte dell'olio del lago di Como. Il terreno in questione è quello di Roncaletto di proprietà di Leonardo Enicanti, conosciuto come "Poppo", titolare del crotto di Biosio. Sul posto è stato presentato il lavoro svolto in questi anni e le finalità del progetto "Olivicoltura 2030", azione locale del "GAL Lago di Como".


Gli agronomi Giandomenico Borelli e Michele Dell'Oro


Gli agronomi Giandomenico Borelli e Michele Dell'Oro hanno ben illustrato ai presenti le osservazioni sulle caratteristiche vegetative, produttive e di resistenza alla cascola delle varie tipologie di accessioni genetiche locali, che non sono altro che nuove piante ottenute da vecchi esemplari e appositamente riprodotte e conservate in questa coltivazione. Nel concreto viene valorizzato e studiato il genoma degli ulivi tipici del lago. In particolare è stato ripreso un lavoro di indagine delle vecchie piante locali iniziato nel 2006, che non essendo riconosciute ufficialmente a livello nazionale richiedono di essere catalogate (un intervento di questo tipo viene realizzato anche in un campo a Valmadrera).

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"Lo scopo finale è quello di individuare negli anni delle varietà vere e proprie che andremo a riprodurre e a far riconoscere a livello italiano come autoctone del Lario" ha spiegato Borelli. "Il progetto si svolge in ambito regionale su più fronti e in collaborazione anche con i GAL di altre province con capofila quello della Valle Sabbia. L'ulivo è presente sul Lago di Como, soprattutto nella zona centrale, fin dall'epoca romana, già con Giulio Cesare nel 59 avanti Cristo. Poi nel De Bello Gotico, del 400 dopo Cristo, si parla di un condottiero che raggiunge la Rezia per andare a combattere i Goti passando per gli ulivi del centro lago. Con i cambiamenti climatici l'ulivo si sta estendendo anche in zone dove prima era più complicato trovarlo, come la Valtellina. Inoltre, se prima si coltivava fino ai 300 metri di altitudine, adesso arriva anche ai 500".


Il crotto di Biosio




A Bellano l'olivicoltura locale è stata rilanciata anche grazie alla sistemazione del frantoio di Biosio. Il settore, grazie a questo rinnovo, ha subito un importante incremento e in provincia di Lecco sono nati nuovi impianti gestiti professionalmente.
"Noi facciamo anche dei corsi specifici, ci sono tanti neofiti che si avvicinano a questa coltivazione e sono sensibili ad acquisire nozioni tecniche, più degli olivicoltori storici, abituati ad occuparsi delle piante in modo tradizionale e meno propensi alle innovazioni" ha proseguito l'agronomo. "Nel giro di 10 anni sono nate nuove aziende che stanno producendo la DOP Laghi lombardi sotto la denominazione Lario, l'unica che garantisce che tutta la filiera, fino alla bottiglia, sia realizzata in zona. Chi compra l'olio con il bollino DOP, quindi, è sicuro di acquistare vero olio locale e di aiutare i produttori che mantengono anche il territorio".




L'olio lariano è fruttato medio-leggero, le varietà utilizzate per la produzione portano un aroma che richiama la mandorla e il carciofo. Nel frantoio vengono conservate le caratteristiche di amaro e piccante maturate sulla pianta con un'intensità in linea con il fruttato. L'acidità è molto bassa con frutti che vengono lavorati immediatamente dopo la raccolta. L'acido leico invece è alto, e insieme ai polifenoli garantisce una serie di proprietà salutistiche. Per quanto riguarda il commercio ad oggi non è possibile fare "partite" da esportare. Ci sono però tanti amatori provenienti dall'estero che, in villeggiatura sul lago, acquistano i prodotti.


"Qui troviamo varietà molto vigorose con portamento aperto, che ad oggi esprimono nel campo una produttività intermedia dovuta al fatto che sono piante che ancora devono svilupparsi dal punto di vista vegetativo, prima di virare ad un equilibrio che consenta di apprezzarne a pieno il potenziale" ha aggiunto Dell'Oro. "Una pianta in questo campo potrebbe produrre, in condizioni ottimali, circa 40 litri di olio, ma ancora non si arriva a queste quantità. Ci sono invece genotipi sconosciuti che sono molto interessanti perchè presentano caratteri fenotipici diversi rispetto a quelli degli ulivi che caratterizzano la maggior parte degli impianti del Lario. L'assortimento è molto simile a quello della Toscana: vorremmo avere delle piante che siano pienamente caratterizzanti di un patrimonio genetico storico del nostro territorio".


Il titolare del crotto di Biosio




Fra queste varietà un fenotipo particolare sembra presentare un carattere di interesse dal punto di vista agronomico e della resistenza ad alcuni parassiti, pertanto sarebbe potenzialmente uno di quelli candidati alla prosecuzione delle attività di selezione, nell'ottica di moltiplicarlo e di poterlo valutare su più ampia scala.
"Noi abbiamo scommesso su questa sperimentazione perchè un ente pubblico di solito innesta le piante e poi deve cercare qualcuno che se ne prenda cura, invece la scelta è stata quella di affidarci a gente che avrebbe gestito il sito in maniera corretta, con costi zero noi" ha concluso Renato Corti della Comunità Montana, spiegando come interventi di questo tipo siano fondamentali per la gestione del territorio. "Se qui, in un luogo così ripido, si fosse dato spazio al bosco, sarebbero crollati i muretti e sotto ci sarebbe solo una rete paramassi perchè il bosco "getta" pietre. Il recupero dei terrazzamenti è la soluzione unica e necessaria per il territorio. Il lago di Como sta diventando un bosco, non va bene. Bisogna tornare a valorizzare i muri a secco e le coltivazioni come una volta".
A.G.
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