Mandello: rende impossibile la vita dei vicini, donna trascinata a giudizio

Avevano deciso di comprare casa a Mandello vent'anni fa, nel 2001, acquistando un appartamento al piano terra munito di un ampio giardino, con il sogno di vederci i loro nipotini giocare e scorrazzare felici. Ma quel che non potevano sapere è che si sarebbero trovati a vivere in un incubo. È entrato nel vivo quest'oggi al cospetto del giudice Giulia Barazzetta il procedimento a carico di M.I., queste le iniziali, donna nata in provincia di Crotone nel 1949, accusata di atti persecutori (stalking) nei confronti dei vicini. Secondo l'impianto accusatorio ancora tutto da confermare, la donna -difesa dall'avvocato Caterina Busellu del foro di Lecco- avrebbe, con condotte reiterate quotidianamente, dall'alto del suo appartamento posto proprio sopra quello delle persone offese, steso in modo insistente ed inopportuno capi di biancheria ancora gocciolanti bagnando così il giardino, i davanzali ed i vetri delle finestre dell'alloggio sottostante (creando così anche macchie di umidità lungo il muro). Avrebbe poi gettato nel giardino dei vicini oggetti tra cui mollette, foglie, frammenti di vetro, alimenti e carta. Alla donna viene anche contestato di aver seguito le sue vittime in garage e di apostrofarle con offese e parole volgari, tanto da cagionare in loro uno stato di paura e costringendole a cambiare le proprie abitudini di vita.
È stata proprio la proprietaria di casa -costituitasi parte civile insieme al figlio, avendo quest'ultimo ereditato dal padre, deceduto nel frattempo, la posizione- a raccontare al giudice quanto accadutole in questi anni: "fino al 2004 non era successo nulla, vivevamo tranquilli" ha detto la donna rispondendo alle domande del Vpo Mattia Mascaro, "poi ha iniziato a fare i dispetti. All'inizio ho detto a mio marito di non farci caso, di lasciare stare ma più la ignoravamo più lei faceva peggio". La querelante, interrompendosi più volte nel corso della deposizione per la commozione, ha detto al giudice che non può stendere i panni in giardino perchè se li trova pieni di veleno per le formiche, che non può uscire altrimenti viene assalita da una nuvola di polvere dovuta alla sua vicina che sbatte i tappeti. Azioni che non avrebbero risparmiato nemmeno il marito, doi mancato. "Purtroppo la sua malattia era difficile da curare e lui aveva bisogno di tranquillità e serenità. Ma lei non gli ha fatto vivere i suoi ultimi anni sereni. Se lui usciva fuori a fumarsi una sigaretta lei lo riempiva di polvere, io non so cosa versasse sopra ai tappeti per averli sempre così impolverati. A mio marito ha anche detto che lo avrebbe fatto morire lei". A nulla sarebbe servito rivolgersi all'amministratore di condominio, che ha risposto ai coniugi di non poter far nulla formalmente. "La cosa che mi pesa di più è che non ha fatto vivere tranquillo mio marito e che mio nipote non possa giocare in giardino, lo devo tenere per forza in casa, è pieno di vetri ovunque e getta anche candeggina e acidi dalla finestra" ha continuato la donna. "Non posso tagliare l'erba se lei è lì, devo aspettare che vada via".
Quando le persone offese hanno provato a dialogare con la donna, chiedendole se mai le avessero fatto qualcosa, non avrebbero mai ricevuto risposta. "Le vessazioni continuano tutt'ora" ha concluso la denunciante, "non riesco più a dormire, ho il terrore di vederla scendere in garage. Se mi vede scendere, anche lei lo fa, magari ha in mano dei contenitori di plastica, me li spinge contro. Spesso faccio gli straordinari per finire di lavorare a mezzanotte così non la incontro, oppure anche oggi, per essere qui alle 13.30 sono uscita di casa alle 9". La mandellese ha concluso dicendo di essere impaurita, avendo visto l'imputata più di una volta maneggiare un coltello mentre la segue nei suoi spostamenti dal garage all'appartamento.
Tra i testimoni della pubblica accusa, sono stati sentiti anche l'amministratore e due ex condomini, che hanno confermato quanto detto dalla signora. In particolare i due avrebbero abbandonato lo stabile nel 2008, proprio perchè non riuscivano a reggere la situazione.
Il giudice ha rinviato il processo a fine novembre per terminare l'istruttoria, con l'audizione del testimone della pubblica accusa residuo e l'esame dell'imputata.
B.F.
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