'L'Addio ai monti' del procuratore f.f. Cuno Tarfusser è una difesa a spada tratta dei diritti dei lecchesi violati... dalla Giustizia

Il procuratore f.f. dr. Cuno Tarfusser
E' nuovamente tempo di saluti in Procura a Lecco. Il dr. Cuno Tarfusser da martedì torna a Milano. Si era insediato al quinto piano del Palazzo di Giustizia di Corso Promessi Sposi il 2 agosto. Di quest'anno. Chiaro pareva essere il suo mandato: tenere in caldo la poltrona, nel periodo estivo, per il nuovo Capo effettivo, nel frattempo – finalmente – nominato ma non ancora sbarcato (arriva dalla Sardegna) in città. Un traghettatore, sulla carta, Tarfusser, che si è rivelato essere invece, nel concreto, un capitano. Di quelli pronti ad andare all'arrembaggio, anche in solitaria, contro il Sistema. Del resto non ha nulla da perdere. La sua carriera, dopo aver tentato di ottenere altri incarichi senza raccogliere i voti necessari, finirà alla Procura Generale a Milano. Tra tre anni appenderà la toga al chiodo per la pensione. In tasca, del resto, non ha tessere (“di Palamara – dice - non ho mai avuto nemmeno il numero, anche se, a quanto pare, lui mi cita in alcuni messaggi”). Ma nelle scarpe, evidentemente, non gli manca qualche sassolino. E la parola è la sua fionda. Così lo scorso 27 settembre, in quello che avrebbe dovuto essere il suo ultimo giorno da applicato a Lecco (ancora non gli era stata comunicata la proroga dell'incarico fino alla data odierna), ha indirizzato al Consiglio Superiore della Magistratura, per il tramite del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Milano, primo destinatario del testo, una missiva pesantissima che, con crudezza, ben fotografa la situazione in cui versa l'Ufficio che si è trovato a reggere per due mesi.
“Relazione sulla situazione desolante in cui, nel disinteresse di chi dovrebbe ovviarvi, versa la Procura della Repubblica di Lecco”, l'oggetto della lettera ricevuta anche dal Presidente del Tribunale e per ulteriore conoscenza dal Prefetto e dai numeri uno a livello provinciale di Polizia, Carabinieri e Finanza. Un j'accuse con il CSM nel mirino e pim, pum, pam un colpo dopo l'altro. Un "Addio ai monti" scoppiettante. Vero e verace, anche perché ci vuole coraggio per esporsi in prima persona per un ambiente vissuto per un lasso di tempo così ristretto. Ma come detto è il Sistema che, per Tarfusser - già Giudice della Corte Penale Internazionale dell'Aja e prima ancora “Capo” a Bolzano, prima Procura con certificazione ISO 9001 grazie al suo progetto pilota di riorganizzazione poi preso ad esempio quale best practise del Ministero – non funziona. E piccona, il vertice. Difendendo – senza tornaconto - anche la dignità di una Provincia come Lecco e i diritti dei suoi cittadini.
Una lettera - che pubblichiamo integralmente a seguire - da leggere tutta, fino alla fine.
Magari anche da parte di chi abbiamo eletto per rappresentarci, a tutti i livelli.
OGGETTO: Relazione sulla situazione desolante in cui, nel disinteresse di chi dovrebbe ovviarvi, versa la Procura della Repubblica di Lecco


Volgendo la mia (brevissima) applicazione alla Procura della Repubblica di Lecco al termine, e nel congedarmi da chi è stato al mio fianco e da coloro con cui ho avuto il piacere professionale e umano di collaborare, avverto l'obbligo di rappresentare a Lei la situazione di indescrivibile desolazione in cui versa l'ufficio della Procura della Repubblica.

Seppur ben conosciuta perché oggetto di continue discussioni ed esternazioni di incredulità, la rappresento nella sua crudezza anche ai vertici degli immediati e diretti stakeholder, sia fornitori che clienti (absit iniuria verbis) della Procura della Repubblica, a spiegazione e giustificazione della spesso non ottimale e tempestiva lavorazione della materia prima fornitaci e della conseguente non sempre ottimale qualità del prodotto che abbiamo potuto loro offrire.

Prima però di cercare di dare un'idea della desolazione in cui versa l'Ufficio, faccio mie, tutte le grida di dolore e di aiuto che, chi mi ha preceduto, ha indirizzato, se non invano certamente solo superficialmente ascoltato, a chi avrebbe l'obbligo di ascoltare, di approfondire e, soprattutto, di farvi fronte.

La situazione della Procura della Repubblica di Lecco è - ammesso e assolutamente non concesso che ci fosse ancora bisogno di sancirlo - paradigmatica del fallimento del così detto "autogoverno della Magistratura", di un organismo del tutto incapace di gestire in modo anche solo decente i suoi amministrati, in modo da metterli in grado di garantire un servizio giustizia degno di questo nome.

Alcune domande retoriche aiuteranno, fuor di ipocrisia e per amore di verità, a meglio illustrare lo stato delle cose:

1. La Direzione di quale altra organizzazione - l'amministrazione della Giustizia indubbiamente essendo tale, complessa certamente, ma organizzazione come ce ne sono altre, però organizzate e funzionanti - lascerebbe vacante il posto di dirigente (Procuratore) di una sua sede periferica per oltre un anno (dal 9 settembre 2020)?

2. La Direzione di quale altra organizzazione permetterebbe che in questo anno si alternino ben quattro diversi dirigenti facenti funzione (Del Grosso, Basilone, Pepè e lo scrivente) per supplire all'inettitudine di chi ha l'obbligo di nominare il titolare?

3. La Direzione di quale altra organizzazione permetterebbe che in questo stesso anno si succedessero in applicazione, e per non più di tre mesi ciascuno, oltretutto a tempo parziale, ben quattro quadri apicali (i sostituti procuratori Cinque, Pavan, De Filippo e Ricci) nel tentativo di supplire all'inettitudine di chi ha l'obbligo di colmare i vuoti di organico?

4. La Direzione di quale altra organizzazione permettere, quindi, che in un anno ben otto tra dirigenti f.f. e quadri apicali si alternino affiancando i soli due quadri relativamente stanziali (Del Grosso e Figoni) che reggono le sorti dell'ufficio solo perché dotati di senso e spirito di servizio ipertrofico?

5. La Direzione di quale altra organizzazione potrebbe permettersi, oltretutto nella situazione descritta, di avere un terzo quadro apicale (Angeleri) che, preso servizio quale MOT con funzioni dal 5 aprile 2019, dal 30 settembre 2020 a tutt'oggi è, tra congedi straordinari, malattie e maternità, assente e mai sostituita, e che il 17 settembre 2021, alle 12.45, nell'immediatezza della scadenza del periodo massimo di congedo per maternità, mi ha comunicato telefonicamente che prolungherà la sua assenza fino a gennaio 2022 associando congedo straordinario e congedo parentale?

6. La Direzione di quale altra organizzazione delibererebbe nel senso che il trasferimento ad altro ufficio del più anziano, e quindi più esperto, dei due quadri apicali stanziali (Del Grosso) diventi operativa a far fronte dalla delibera di conferimento delle funzioni giudiziarie ad una MOT di prima nomina assegnata alla Procura, anziché almeno tre mesi dopo tale data in modo da consentire un ordinato e informato inserimento e passaggio consegne?

7. La Direzione di quale altra organizzazione lascerebbe un proprio dirigente f.f. e tutto l'ufficio periferico da lui diretto, a soli cinque giorni dalla scadenza della sua applicazione, nella più assoluta ignoranza di cosa accadrà da lunedì 4 ottobre? (la lettera è datata 27 settembre. L'incarico al dr. Tarfusser è stato poi prorogato fino alla data odierna, 18 novembre ndr)

8. La Direzione di quale altra organizzazione esporrebbe un dirigente f.f. applicato alla situazione davvero ridicola e grottesca di dover da giorni e ancora oggi assegnare quotidianamente per l'ulteriore trattazione al collega Del Grosso e a me stesso, entrambi non più in servizio dal 4 ottobre p.v., gli affari di nuova iscrizione, non potendo certo essere tutti assegnati fittiziamente al solo collega Figoni?

9. La Direzione di quale altra organizzazione permettere che da lunedì 4 ottobre 2021 una propria sede periferica che prevede nei ruoli apicali un dirigente e cinque quadri apicali, rimanga con due soli di questi ultimi, l'uno (Figoni) che non ha ancora conseguito la prima valutazione di merito, la seconda (Di Francesco) di prima nomina che ha preso possesso solo oggi?

10. La Direzione di quale altra organizzazione permetterebbe che le non meno di 12 sessione lavorative mensili a partecipazione obbligatoria dei quadri apicali (le udienze collegiali e preliminari) debbano essere suddivise tra gli unici due quadri (Figoni e Di Francesco) in servizio a partire dal 4 ottobre?

11. La Direzione di quale altra organizzazione, disponendo di un quadro apicale mobile (il magistrato distrettuale) da impiegare nelle sue sedi periferiche più bisognose, lo assegnerebbe ad una sede che questo bisogno non ce l'ha, anziché alla Procura di Lecco la cui situazione è quella che ho sin qui descritto?

Quindi, sintetizzando: quale altra organizzazione che eroga un servizio, anche molto meno importante del servizio giustizia, si potrebbe mai permettere una gestione delle proprie risorse umane e un turnover di personale in posizione apicale così vergognosamente superficiale e dilettantesca (la definizione di "dilettanti" per i consiglieri eletti del CSM è presa in prestito dal Prof. Zan ndr) senza essere inevitabilmente condannata all'estinzione, al disinteresse, al fallimento?

Domande, come ho anticipato, del tutto retoriche ma che, per onestà intellettuale e fuori d'ipocrisia, non possono non essere poste da chi, come me, ha responsabilità organizzative inferiori a chi ha, come Lei, responsabilità organizzative superiori, anche per l'inoltro a chi ha, non già responsabilità, ma precisi doveri organizzativi.

Se alla situazione assurda descritta si aggiunge l'anemia cronica per quanto concerne il personale amministrativo in tutti i ruoli, soprattutto apicali (17 presenti su un organico complessivo di 34 unità con tre unità prossime alla pensione) che obbliga all'utilizzo tanto improprio, quanto fondamentale, dei componenti della sezione di polizia giudiziaria per evitare il collasso, il quadro è completo.

E non deve certo illudere il fatto che, nonostante lo sfacelo descritto, il saldo numerico complessivo tra fascicoli pendenti, sopravvenuti e definiti in questo stesso anno, è positivo di 397 procedimenti, perché i numeri rilevano solo la quantità non anche la qualità del prodotto.

Nella situazione descritta affermo, senza timore di essere smentito, che l'aver evitato il fallimento di questa sede periferica dell'organizzazione è, da un lato, certo merito dell'abnegazione e dello spirito di sacrificio, da parte di tutti i collaboratori, nessuno escluso, cui va il mio sentito ringraziamento ma è soprattutto dovuto alla posizione monopolistica dell'organizzazione nel suo complesso cui evidentemente molto poco importa di mettere le proprie sedi periferiche nelle condizioni di offrire un servizio, almeno decoroso.

Tutto questo accade mentre la politica, il legislatore si avvita su sé stesso, e discute di problematiche giudiziarie che, se non marginali, certamente non sono nemmeno lontanamente risolutive dei problemi della giustizia e comunque sono di nessun interesse in un'ottica di un Servizio Giustizia ben organizzato, trasparente, efficiente ed efficace dal punto di vista del cittadino che è poi l'unico punto di vista che meriterebbe di essere curato.

Lascio, quindi, la trincea della Procura della Repubblica di Lecco, avvertendo un senso di nausea di fronte all'abbandono, al disinteresse in cui la Direzione Centrale, del tutto incompetente, l'ha lasciata. Ma ancora di più avverto un senso di vergogna di fronte ai cittadini-utenti per l'impotenza di dare loro, nonostante l'impegno dei miei collaboratori e mio, un servizio cui per tempistica e qualità avrebbero, anzi, hanno diritto. Ciononostante, e forse proprio per questo, non chiedo nulla, non chiedo nuove risorse - lo farà, se lo riterrà, il titolare dell'ufficio che dopo oltre un anno sembra essere stato faticosamente nominato - perché non ritengo degno dover chiedere poco a chi ha l'obbligo di dare tutto.

Ciò che però chiedo - ringraziando di cuore tutti, colleghi, personale amministrativo, polizia giudiziaria, Avvocati e Forze dell'Ordine per la cordialità con cui sono stato accolto, per la collaborazione che mi hanno fornito e per l'affetto che mi hanno dimostrato - è finalmente più attenzione per la Procura della Repubblica di Lecco, per gli Uffici Giudiziari di Lecco, per un territorio ed i suoi quasi 350.000 abitanti che, al pari di tutti gli altri territori e cittadini del Paese, merita, anzi pretende considerazione e rispetto che qui gli sono indubbiamente negati.

Cuno J. Tarfusser
Procuratore della Repubblica f.f.

A.M.
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