Calolzio: dentro l'ex scuola di Sala, bene ora 'vincolato' ma senza futuro. A rischio 1.1 milioni ottenuti per la palestra

Per prendere una posizione è necessario essere "dentro" l'oggetto del disquisire. Su invito del sindaco Marco Ghezzi, nel pomeriggio odierno siamo entrati nell'ex scuola primaria di Sala, tornata in questi giorni agli onori della cronaca dopo che il gruppo d'opposizione Cambia Calolzio ha dato notizia della conferma da parte del Ministero per i Beni Culturali del riconoscimento dell'importante carattere artistico dell'immobile come da decisione della Sovrintendenza su richiesta avanzata nell'aprile scorso dell'architetto Giorgio Zenoni, progettista del plesso insieme ai colleghi Baran Ciagà, Walter Barbero e Giuseppe Gambirasio.



"Il complesso scolastico - si legge nelle motivazioni del provvedimento - rappresenta uno degli esempi di pregio dell'architettura italiana dei primi decenni del XXI secolo e uno dei lavori principali di un importante gruppo di progettisti del panorama italiano del secondo Dopoguerra, riconoscibile come espressione di una più ampia ricerca che coinvolge la cultura architettonica nazionale e internazionale, per la sua originalità, elevata qualità, anche rivolta a un suo possibile uso innovativo a livello tipologico e dell'applicazione delle tecnologie costruttive".

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Finchè Zenoni sarà in vita e per i prossimi settantanni, ha spiegato l'ingegner Ghezzi, l'ex scuola - tale dall'inaugurazione nel 2007 della nuova sede della primaria - non potrà essere abbattuta e ogni eventuale intervento che riguarderà la palazzina dovrà essere concordato con il professionista, essendo stato riconosciuti all'autore diritti morali e patrimoniali sulla sua opera. Un vincolo che, in prima battuta, non permetterà all'amministrazione in carica di dare seguito al progetto per la realizzazione di una nuova (vera) palestra al servizio della scuola di Sala e dei sodalizi della frazione.

Proprio l'annuncio di tale idea aveva avuto quale conseguenza l'avvio di una raccolta firme online (500 le sottoscrizioni, 14 da parte di calolziesi) e l'avvio del l'iter di tutela presso la Sovrintendenza, nel tentativo - riuscito - di impedire l'abbattimento dell'ex scuola, posto a primaria condizione per l'edificazione della nuova struttura sportiva, tanto per il recupero della necessaria volumetria, tanto per il recupero dei fondi indispensabili per la cantierizzazione dell'opera. Tre milioni infatti i costi ipotizzati per la palestra, dei quali 1.100.000 al tempo ottenibili - oggi in teoria ottenuti, come annunciato dal sindaco - a fondo perduto dal Gestore dei servizi energetici, quale contributo per l'edificazione di un immobile "prestante" dal punto di vista dell'efficienza energetica in sostituzione di un edificio di classe ben inferiore.

"Quando una forza politica fa una iniziativa dovrebbe valutarne le conseguenze" ha sostenuto con convinzione il primo cittadino, accusando, senza giri di parole, Cambia Calolzio di aver voluto ostacolare per partito preso una proposta dell'amministrazione che ora si ritrova ad aver incassato il sì del G.S.E. per i contributo richiesto, senza aver però la possibilità di dar seguito al progetto alla base del finanziamento. Il rischio, reale, è di perdere così 1.100.000 euro, rinunciando - almeno per il momento - al sogno di dare a Sala una palestra in sostituzione della tensostruttura blu, impattante dal punto di vista estetico e non funzionale al 100%. "L'iniziativa di Cambia Calolzio la pagano i cittadini ed in particolare i bambini di Sala, questo deve essere chiaro" ha sottolineato il sindaco.

Presenti anche gli assessore Aldo Valsecchi, Dario Gandolfi, Tina Balossi e Cristina Valsecchi, nonchè i consiglieri di maggioranza Pamela Maggi, Ebe Pedeferri e Marco Bonaiti. Davanti agli occhi di tutti le criticità proprie dell'ex scuola. Le barriere architettoniche in primis. Tre le rampe di scale da percorrere per accedere ad una qualsiasi delle aule: la prima per arrivare alla porta d'ingresso del plesso, la seconda per passare dal corridoio centrale al mini pianerottolo di accesso ad ogni coppia di classi (con relativo bagnetto con turca), la terza per passare dal "disimpegno" al "soppalco" dove effettivamente si svolgevano le lezioni, con tanto di lavagne ancora appese alle pareti. Spazi - piccoli anche quanto a dimensioni e altezze - invivibili per persone a limitata autonomia nel movimento. E pieni di insidie anche per i normodotati, soprattutto se vivaci come i bambini.

Senza considerare poi altri aspetti come la normativa antincendio o antisismica, nonché la tenuta strutturale stessa dei tre corpi dell'immobile realizzato senza palificazione del terreno con spostamento del piano ben evidente nelle crepe esterne. "Tutto - poi - è in cemento armato. Non vi sono tavolati" ha aggiunto il sindaco, per sottolineare un'altra eventuale difficoltà qualora si volesse metter mano a tali ambienti. Volontà che al momento non c'è. Mancano i soldi. "Servirebbero almeno quattro milioni che non abbiamo".

E soprattutto recuperare quella cattedrale nel deserto non è nella lista delle priorità della Giunta, decisa a spendere in marciapiedi, asfalti, scuole senza lanciarsi in iniziative quali, per esempio, la creazione di un museo a Sala, che oltre ai costi di ristrutturazione necessiterebbe poi ulteriori risorse per la gestione. Non ci sarà nemmeno il concorso di idee chiesto da Cambia Calolzio, anche perché, ha detto il borgomastro, essendo il bene tutelato, ogni progetto dovrà essere autorizzato dall'architetto Zenoni.

"Questa l'eredita lasciata da chi incautamente ha sostenuto il vincolo". Un'eredità composta da un immobile - che piaccia o meno a livello estetico - indubbiamente con un suo perché, figlio dello slancio innovativo del suo tempo (è del 1968) ma fuori standard per i giorni nostri, destinato a giacere ancora dormiente e decadente, tra polvere, vetri rotti e abbandono, come ormai da quasi quindici anni.
A.M.
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