Al via interventi di contenimento del pesce siluro sull'Adda, da Olginate

Dopo quelli effettuati nel 2015 e poi nel 2019 e 2020, anche quest’anno sono in corso – proprio in queste settimane – gli interventi di contenimento del siluro (Silurus glanis L.) nel tratto sublacuale dell'Adda finanziati da Regione Lombardia (20mila euro). 20 le aree di intervento individuate anche sulla base delle precedenti operazioni che hanno permesso di circoscrivere zone di fiume (e di lago) in cui la concentrazione era più elevata, soprattutto dove sono presenti scogliere: Lago di Olginate, Brivio (2), ZPS Il Toffo, Imbersago-Villa d’Adda, Robbiate, Paderno d’Adda (4), Porto d’Adda centrale Bertini, Cornate, Trezzo (3), Fara d’Adda (2), Cassano d’Adda (2) e Rivolta d’Adda.
Non sono comprese nella lista l’area tra lo sbarramento di Concesa a Trezzo e il punto di restituzione delle acque turbinate dalla centrale Italgen a Cassano/Fara, così come la porzione di fiume all’altezza dell’immissione del Brembo nell’Adda dove le operazioni di contenimento della specie invasiva saranno effettuate nella stagione 2021/2022 da Adda Energie in virtù di una convenzione sottoscritta con il Parco Adda Nord per la realizzazione di lavori coordinati e finalizzati al miglioramento della fauna ittica autoctona. Inoltre nel tratto di fiume sublacuale risulta attivo un analogo intervento di contenimento condotto da FIPSAS e autorizzato da Regione Lombardia e dal Parco Adda Nord.



I benefici di un'operazione di questo tipo sono rivolti alla comunità ittica. La riduzione della pressione operata dal siluro, sia predatoria che in termini di occupazione di habitat, favorisce infatti la ricolonizzazione delle specie autoctone presenti nel fiume di interesse conservazionistico inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE come trota, marmorata, pigo, savetta, barbo comune, cobite comune, scazzone, vairone, storione, nonchè quelle indicate nella lista rossa IUCN (anguilla, gobione e alborella).
Il metodo di cattura utilizzato sarà quello dell'elettropesca diurna (anche notturna, d'estate), praticata manovrando da barca o a guado, che risulta quello più efficace, rapido e con il miglior rapporto costi-benefici. La pesca subacquea, a cura di un sommozzatore esperto con adeguata attrezzatura, coadiuvato da 1-2 operatori su un'imbarcazione di supporto, in condizioni di buona visibilità e con corrente non troppo elevata, in corrispondenza di rifugi, risulta efficace nel catturare esemplari di grossa taglia localizzati in aree in cui l’elettropesca è inefficace. Gli individui appartenenti alle specie target saranno poi soppressi e avviati allo smaltimento, secondo le normative vigenti, e conferite a operatori specializzati nella gestione delle carcasse animali.



Ma perchè il siluro è una specie invasiva? Il Silurus glanis L. è un pesce appartenente all’ordine dei Siluriformes originario dei bacini fluviali del mar Nero, Caspio e Baltico. Introdotto per la prima volta intorno agli anni ‘50 in Italia, nel bacino del Po, si è poi diffuso velocemente a partire dall’inizio degli anni ‘90 a causa di una serie di immissioni, più o meno intenzionali, che lo hanno portato a colonizzare tutto l’areale padano. Può raggiungere taglie sopra i 2 metri e mezzo per oltre 100 kg di peso. La crescita rapida lo mette al riparo dalla predazione da parte di altri pesci o uccelli e gli permette di riprodursi relativamente presto, garantendogli un vantaggio competitivo su molte specie autoctone; sopravvive anche a bassi di livelli di ossigenazione. Nelle aree dove l’invasione del siluro non è stata fermata, la biomassa di questa specie ha raggiunto livelli preoccupanti per la stabilità delle comunità ittiche autoctone (Castaldelli et al. 2013). Il siluro è una specie opportunista che si nutre di invertebrati, pesci, mammiferi e perfino uccelli (Omarov e Popova 1985; Carol et al. 2007; Carol 2009; Syväranta et al. 2010; Cucherousset et al. 2012), diventando rapidamente una seria minaccia per la conservazione della biodiversità degli ecosistemi in cui vive. Il siluro è un predatore in grado di influenzare le biomasse delle altre specie nonché un competitore per le risorse alimentari degli altri predatori autoctoni per habitat e rifugi, cosa che mette in serio rischio la riproduzione naturale e la sopravvivenza di specie autoctone.
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