Da Sordevolo alla Val d'Esino: Valerio Ricciardelli racconta la storia dei Maglia

Valerio Ricciardelli
I cognomi, si sa, sono scrigni che racchiudono tutto un mondo. Per il loro significato a volte evidente e a volte per niente, ma anche per certe peregrinazioni magari insospettabili da un luogo a un altro, ricostruendo le quali si incontrano i destini di persone, famiglie, casati, fortune e sfortune. Come ci ricorda, Valerio Ricciardelli: dirigente industriale ormai pensionato con la passione delle ricerche storiche locali e il desiderio di «restituire il "passato" ai cittadini», da vent'anni è il referente dell'Archivio parrocchiale di Esino e fondatore dell'associazione dei "Quaderni di storia esinese". Tra le sue iniziative, anche la sollecitazione del Ministero dell'istruzione affinché inserisca lo studio della storia locale tra le materie curricolari. «Non potendo smuovere le montagne - dice - nel mio piccolo, mi dedico alle ricerche su Esino». Accumulando ormai, dopo anni di scandaglio negli archivi parrocchiali e civili, qualcosa come centomila documenti sulle famiglie esinesi, dal XIV secolo fino agli inizi del XX.
I Maglia, per esempio. Sparsi soprattutto in Lombardia, diffusi nel Lecchese e diffusissimi in Valsassina, forti a Perledo e fortissimi a Esino. Eppure la culla è un piccolo paese del Piemonte, Sordevolo, vicino a Biella. Dove, ironia della storia, quel cognome si è ormai estinto.
E' proprio ai Maglia che Ricciardelli ha dedicato un volume in procinto di essere pubblicato e senza alcun logo editoriale. Autoprodotto, non sarà in commercio e l'autore ne regalerà una copia a ciascuna famiglia Maglia di Esino e non solo.
In origine erano in realtà Maija. La grafia mutò come spesso accade per errori di trascrizione e trasmissione: i documenti erano quelli che erano; le calligrafie a volte indecifrabili; gli stessi detentori, magari non sapendo leggere né scrivere, non potevano esser chiari e non stavano a sindacare; oralmente, poi, se ne sentivano delle belle. E' la sorte di ogni cognome. Il Maija fu quindi anche Maia e de Maijs e altro ancora; infine, dalle nostre parti, Maglia.
«Erano costruttori di tetti - racconta Ricciardelli - li chiamavano "teciari". Ma, a quei tempi, le case comuni avevano tetti poveri, loro li costruivano in piode e quindi per edifici di pregio, il loro nome è presente nel contratto del 1622 per la costruzione della chiesa di San Carlo ad Arona, ma già nella seconda metà del Quattrocento con altre famiglie sordevolesi eressero la basilica del santuario di Oropa, lungo la strada che collega il Biellese con Aosta».
Tra Esino e Aosta, tra l'altro, già a partire del Trecento c'erano scambi non indifferenti: preti esinesi furono canonici ad Aosta e un prete aostano fu parroco a Esino per vent'anni. Ricciardelli si sofferma su questo gran movimento tra il Lario, il Piemonte e la Valle d'Aosta. Ce lo aveva raccontato già Pietro Pensa in quel piccolo capolavoro che è "La via del viandante" di cui abbiamo scritto nel nostro Scaffale (QUI). Perché allora come sempre, si andava a cercare il lavoro dove c'era, superando confini e frontiere. Ricciardelli ci racconta che se i "teciari" venivano da queste parti, i mercanti di pannilana «fatti a Torno» andavano ad Aosta e che molti esinesi «raggiunsero anche il Vallese».

Com'è come non è, nel 1551 viene registrata la prima presenza di un Maglia sul Lario, a Gittana: un certo Francesco, sposato con Violanda e padre di quattro figli (Jacopo, Nicolao, Antonio e Pietro), tutti "teciari". Due dei figli restarono ad alimentare il ceppo dei Maglia di Gittana, gli altri salirono a Esino e da uno discese poi il ramo valsassinese. Ricciardelli ha una sua teoria: a Gittana sbarcano dopo essere stati «forse nel Comasco e probabilmente c'è un legame con le cave di pietra di Moltrasio. Saranno arrivati in barca a Gittana e avranno trovato casa. Per un po' mantennero i legami con Sordevolo perché avevano dei beni lì...». Avevano seguito l'esempio di altri biellesi già trasferitisi da queste parti accasandosi proprio a Perledo.

La ricerca sui Maglia è cominciata per caso, racconta ancora Ricciardelli: «Una ragazza voleva fare una ricerca genealogica e mi ha chiesto di darle una mano e così a poco a poco ho messo assieme molti elementi, in due o tre mesi ho ricostruito un po' tutto». Che fare di tutto quel materiale? Un'impresa, stampare semplicemente gli alberi genealogici: fogli enormi illeggibili per i più. Una semplice spiegazione sarebbe stata noiosissima. Così, né nato un libro di storia. Che racconta le sedici generazioni di Maglia che dal 1551 si sono sviluppate tra Lario, Val d'Esino e Valsassina.
«E raccontando dei Maglia di Esino - aggiunge il ricercatore - ho voluto anche rivivificare i vecchi nuclei del paese, perché se si raccontano quelle case, chi le ha costruire, a chi sono poi passate, si dà un senso a tutte queste storie personali che altrimenti rischiano l'oblio».

Il volume si sofferma anche sulla vita quotidiana così come emerge dai libri di amministrazione della parrocchia, offre spunti di metodo a proposito di ricostruzioni genealogiche ed è integrato da un'appendice storica di Saverio Almini, archivista specializzato, mentre le prefazioni sono di monsignor Bruno Maria Bosatra (direttore dell'Archivio storico diocesano di Milano) e di padre Luciano Acquadro che è il parroco di Sordevolo, quasi a consacrare il legame storico
Sordevolo, già. Se in terra lecchese i Maglia sono ben radicati, dal paese piemontese sono scomparsi, morta anni fa l'ultima discendente dei Maia, così il cognome si era colà cristallizzato nel tempo: era la mamma di Riccardo Lunardon, già sindaco e attuale presidente della Fondazione del santuario di Graglia dove i Maia "teciari" avevano pure lavorato. Che sarà poi, Lunardon, un cognome proveniente dal Veneto. Tanto per non smentirci. Del resto, non si vorrà che gli stessi Ricciardelli se ne stiano stati cheti: ben piantati alle pendici del Grignone, hanno radici esinesi ben più giovani dei Maglia ai quali peraltro sono alla lontana imparentati: «Il primo Ricciardelli, di nome Amadio e di professione sarto domestico giunse a Esino verso il 1827 dove sposò Francesca Maglia, figlia della terza moglie di Carlo Maglia detto Nibal. Amadio era nato nel 1799 ad Acquanegra sul Chiese, in provincia di Mantova, dove erano numerosi e importanti ed è la ragione per cui i primi Ricciardelli giunti a Esino erano soprannominati mantovan». Appunto.

D.C.
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