Da Sordevolo alla Val d'Esino: Valerio Ricciardelli racconta la storia dei Maglia
I Maglia, per esempio. Sparsi soprattutto in Lombardia, diffusi nel Lecchese e diffusissimi in Valsassina, forti a Perledo e fortissimi a Esino. Eppure la culla è un piccolo paese del Piemonte, Sordevolo, vicino a Biella. Dove, ironia della storia, quel cognome si è ormai estinto.
E' proprio ai Maglia che Ricciardelli ha dedicato un volume in procinto di essere pubblicato e senza alcun logo editoriale. Autoprodotto, non sarà in commercio e l'autore ne regalerà una copia a ciascuna famiglia Maglia di Esino e non solo.
In origine erano in realtà Maija. La grafia mutò come spesso accade per errori di trascrizione e trasmissione: i documenti erano quelli che erano; le calligrafie a volte indecifrabili; gli stessi detentori, magari non sapendo leggere né scrivere, non potevano esser chiari e non stavano a sindacare; oralmente, poi, se ne sentivano delle belle. E' la sorte di ogni cognome. Il Maija fu quindi anche Maia e de Maijs e altro ancora; infine, dalle nostre parti, Maglia.
«Erano costruttori di tetti - racconta Ricciardelli - li chiamavano "teciari". Ma, a quei tempi, le case comuni avevano tetti poveri, loro li costruivano in piode e quindi per edifici di pregio, il loro nome è presente nel contratto del 1622 per la costruzione della chiesa di San Carlo ad Arona, ma già nella seconda metà del Quattrocento con altre famiglie sordevolesi eressero la basilica del santuario di Oropa, lungo la strada che collega il Biellese con Aosta».
La ricerca sui Maglia è cominciata per caso, racconta ancora Ricciardelli: «Una ragazza voleva fare una ricerca genealogica e mi ha chiesto di darle una mano e così a poco a poco ho messo assieme molti elementi, in due o tre mesi ho ricostruito un po' tutto». Che fare di tutto quel materiale? Un'impresa, stampare semplicemente gli alberi genealogici: fogli enormi illeggibili per i più. Una semplice spiegazione sarebbe stata noiosissima. Così, né nato un libro di storia. Che racconta le sedici generazioni di Maglia che dal 1551 si sono sviluppate tra Lario, Val d'Esino e Valsassina.
«E raccontando dei Maglia di Esino - aggiunge il ricercatore - ho voluto anche rivivificare i vecchi nuclei del paese, perché se si raccontano quelle case, chi le ha costruire, a chi sono poi passate, si dà un senso a tutte queste storie personali che altrimenti rischiano l'oblio».
Il volume si sofferma anche sulla vita quotidiana così come emerge dai libri di amministrazione della parrocchia, offre spunti di metodo a proposito di ricostruzioni genealogiche ed è integrato da un'appendice storica di Saverio Almini, archivista specializzato, mentre le prefazioni sono di monsignor Bruno Maria Bosatra (direttore dell'Archivio storico diocesano di Milano) e di padre Luciano Acquadro che è il parroco di Sordevolo, quasi a consacrare il legame storico
Sordevolo, già. Se in terra lecchese i Maglia sono ben radicati, dal paese piemontese sono scomparsi, morta anni fa l'ultima discendente dei Maia, così il cognome si era colà cristallizzato nel tempo: era la mamma di Riccardo Lunardon, già sindaco e attuale presidente della Fondazione del santuario di Graglia dove i Maia "teciari" avevano pure lavorato. Che sarà poi, Lunardon, un cognome proveniente dal Veneto. Tanto per non smentirci. Del resto, non si vorrà che gli stessi Ricciardelli se ne stiano stati cheti: ben piantati alle pendici del Grignone, hanno radici esinesi ben più giovani dei Maglia ai quali peraltro sono alla lontana imparentati: «Il primo Ricciardelli, di nome Amadio e di professione sarto domestico giunse a Esino verso il 1827 dove sposò Francesca Maglia, figlia della terza moglie di Carlo Maglia detto Nibal. Amadio era nato nel 1799 ad Acquanegra sul Chiese, in provincia di Mantova, dove erano numerosi e importanti ed è la ragione per cui i primi Ricciardelli giunti a Esino erano soprannominati mantovan». Appunto.