Pandemia e crisi delle materie prime: su istanza di una società lecchese sospesi i dazi sull'importazione di alluminio dalla Cina

Gli avvocati Massimo Campa e Marina Pirovano
Negli ultimi 20 anni era accaduto solo 2 volte (2007 e 2009).
La Commissione Europea, con la Decisione di Esecuzione (UE) 2021/1788 dell’8 ottobre 2021, su istanza del distributore lecchese Airoldi Metalli Spa con sede a Molteno - assistito da CampaAvvocati e Grayston&Company - ha sospeso per i dazi sull’importazione dei laminati di alluminio dalla Cina (AD 668).
Pur affermando l’esistenza nel periodo di investigazione (1 luglio 2019 – 30 giugno 2020) dei presupposti per applicare dazi antidumping (che saranno comunque impugnati), la Commissione ha tuttavia preso atto della condizione di assoluta straordinarietà dell’attuale mercato, contestualmente accogliendo l’istanza di sospensione di Airoldi Metalli, condivisa dalla francese Valeo, ex art. 14, comma 4, del Regolamento di base (2016/1036).
La decisione è storica perché riconosce l’incidenza drammatica della pandemia da Covid-19 e dell’attuale mercato - caratterizzato da impennata dei prezzi e indisponibilità della materia prima - come elementi di assoluta straordinarietà, che rendono prevalente nell’interesse e nel bene dell’Unione (in bilanciamento tra i produttori e gli utilizzatori) consentire l’approvvigionamento anche dalla Cina, soprattutto in un mercato anelastico come quello dell’Alluminio.
La copertina del catalogo prodotti della Airoldi Metalli
con sede a Molteno, con indicati i suoi settori di attività
"In una situazione dove il prezzo dell’alluminio è sostanzialmente raddoppiato (passando da $ 1.700/ton a febbraio 2020, a $ 2.400/ton ad aprile 2021 ed infine ad oltre $ 3.000/ton oggi), i costi per lo shipping (trasporti marittimi) sono 8 volte quelli pre-pandemia, i tempi di consegna arrivano a 8-10 mesi ed è impossibile una qualsiasi programmazione industriale, in una una generalizzata drammatica difficoltà di approvvigionamento di tutta l’industria manifatturiera (ma anche edile, dell’automotive, etc...) dove l’import cinese (con il 5% del mercato) è ben altro che un’invasione, chiudere le importazioni risultava e risulta del tutto anacronistico ed illogico" spiegano i legali promotori della causa. "Ancor di più in un momento in cui i produttori europei realizzano i migliori risultati economici da decenni, con un incremento mediamente intorno al 40% ed una sostanziale incapacità a coprire la domanda, mentre la stessa Cina tende ad inibire le esportazioni (avendo abolito il sussidio all’export del 15%), preferendo mantenere le materie prime nel proprio territorio (similmente a quanto sta facendo la Russia, che ha introdotto dazi all’export)".
Il team legale CampaAvvocati e Grayston&Company (composto per Grayston&Company dagli Avvocati Davide Rovetta e Vincenzo Villante e dalla Prof.ssa Laura Beretta; e per CampaAvvocati PrimeLex dagli Avv.ti Massimo Campa e Marina Pirovano e dalla Dott.ssa Linda Gatti), facendo valere con gli strumenti del diritto comunitario e del WTO la condizione di drammatica straordinarietà che stiamo vivendo, ha quindi rappresentato alla Direzione Commercio della Commissione Europea questo mutamento radicale del panorama, tale da non consentire di applicare all’attuale scenario “post pandemico” le misure studiate in precedenza.
"Questo evento epocale, con un’impresa italiana da circa 50 milioni di euro di fatturato che si confronta con multinazionali dell’alluminio con decine di miliardi di euro di fatturato e che ottiene la sospensione dei dazi grazie alla decisione di partecipare ai lavori della Commissione iniziati oltre un anno fa ed alla capacità di far valere le proprie ragioni nelle giuste vie tecniche, è il segno che l’Europa di Bruxelles è lontana solo nella misura in cui restiamo noi lontani dalle sue procedure: è davvero ora per le imprese italiane di farsi sentire, utilizzando gli strumenti legali a loro disposizione" si legge nella nota diffusa a commento della sentenza. "Questa condizione di carenza di materia prima e prezzi alle stelle dei laminati di alluminio è peraltro la medesima che l’industria manifatturiera europea si trova ad affrontare – tra l’altro - per gli estrusi di alluminio e gli acciai, anche con le quote di salvaguardia. È quindi certamente il tempo di ripensare a misure protezionistiche che rischiano di essere tali per pochi e disastrose per molti, soprattutto in un momento in cui è necessario sfruttare il Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza e serve costruire ponti, non muri".
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