Lecco perduta/291: dov'è la via Benvenuto Cellini?

Dove si trova nel territorio lecchese la via Benvenuto Cellini, dedicata alla memoria del famoso scultore, orafo, scrittore del Cinquecento fiorentino? Molti cittadini sarebbero in imbarazzo sulla risposta, anche fornendo qualche ragguaglio in merito, come la vicina via Concordia e i riferimenti di inizio e conclusione della strada, da piazza Carducci a via Antonio Fogazzaro.
Siamo nel quartiere Castello, nelle vicinanze di quella che era chiamata la chiesetta “rossa” per il colore esterno dell'intonaco, dedicata ai santi Nazaro e Celso, ma detta di San Carlo perché visitata nel 1566 dal santo arcivescovo di Milano, dove ebbe sede la Confraternita dei Sancarlini. Nel 1993 la “rossa” divenne un cantiere di generale restauro grazie all’allora parroco don Fernando Pozzoli, che volle dare splendore all’antica chiesetta collocata un tempo alla periferia del villaggio di Castello. Il progetto fu realizzato dall’architetto Gianfranco Donadelli e i lavori dal costruttore Alberto Carsana.


Via Cellini e, sulla destra, la galleria con la cappella dei morti di peste

Via Cellini è sicuramente singolare nella toponomastica cittadina: piccola e stretta, a valle del nucleo centrale intorno alla parrocchiale dei santi Gervaso e Protaso e nelle adiacenze della chiesetta dei santi Nazaro e Celso, che dovrebbe risalire al 1200, ma potrebbe essere anche anteriore con edificio più piccolo, assorbito dall’attuale. La chiesa è "attraversata" da una galleria stradale e pedonale che corre sotto la balconata detta della Confraternita. Attigua a questa c’è la cappella dei morti di peste di manzoniana memoria. Castello fu infatti tra i paesi più colpiti del lecchese con la scomparsa di interi nuclei familiari.


Il campanile della chiesa "rossa"

La via era ben presente nelle memorie del cav. Giovanni Mauri, innamorato della sua Castello, con i ricordi dell’antica sede di pieve. Quest'ultimo è stato per decenni responsabile dell’ufficio elettorale del Comune. Divenne poi consigliere comunale ma, soprattutto, benemerito presidente dell’Istituto Airoldi e Muzzi. Mauri nel giugno 1998, ricordando la sua Castello, parlò anche di via Cellini. “Ha inizio sul fronte alto di piazza Carducci – disse – presso il muro perimetrale del rettangolo calcistico del gruppo sportivo intitolato a Osvaldo Zanetti, deceduto a soli 23 anni e impegnato nel tempo libero all’oratorio e con i giovani di Azione Cattolica”.


Via Concordia, laterale di via Cellini

Mauri aggiunse: “Avevo dieci anni quando Osvaldo morì, ma lo ricordo benissimo; abitava in via Col di Lana. Aveva avviato un piccolo mollifico in via Cellini. Il suo socio era Luigi Gilardi, che poi entrò in seminario per diventare sacerdote. Dipendente del mollifico era Riccardo Spreafico, divenuto poi monaco trappista a Roma. Suo papà era il popolare filodrammatico Pio Spreafico che il commediografo e regista teatrale lecchese Carlo Maria Pensa volle negli anni '60 ad interpretare commedie dialettali milanesi nel “tempio” dello stesso al “Gerolamo” di Milano".
Insomma, via Cellini, piccola e stretta, da pochi conosciuta, ma con ricordi non solo locali.
A.B.
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