Lecco: 23 milioni per la terza corsia del terzo ponte. Ma sarà utile? Tante le criticità

Il quarto ponte “s’ha da fare” e poco importa se risolverà poco e nulla i problemi di traffico che affliggono il capoluogo o se tanto il cantiere quanto la stessa opera creeranno grossi problemi logistici alla città. Quella che viene definita la “terza corsia del terzo ponte”, che rappresenterà un nuovo punto di accesso a Lecco a partire da Pescate, ma che di fatto è un nuovo ponte che verrà assembrato e posato accanto all’esistente, è considerata da Anas e Regione Lombardia un’opera strategica in vista delle Olimpiadi invernali del 2026 e il Comune di Lecco è stato chiamato ad esprimersi, entro venerdì, sull’esistenza o meno di motivi ostativi. Un parere che comunque, secondo l’amministrazione comunale, non sarebbe determinante ai fini della realizzazione dell’opera.

“Si tratta di un’opera che ha sede sul nostro territorio ma è di interesse sovra-provinciale se non regionale - ha spiegato il sindaco Mauro Gattinoni durante una maxi commissione convocata mercoledì sera - Negli scorsi mesi per affrontare la questione si è riunito il tavolo per la competitività della provincia di Lecco che vede la partecipazione di associazioni di categoria, della camera di commercio, della prefettura e dei sindacati, insieme abbiamo stabilito le priorità degli interventi e con la Provincia abbiamo interloquito con la Regione”. L’orientamento dell’amministrazione è quello di dare un primo semaforo verde all’opera, il quale darà il via alle conferenze dei servizi che dureranno circa sei mesi, per poi partire con i lavori il prossimo anno.
“Durante le conferenze dei servizi segnaleremo quei punti critici che andranno risolti” ha assicurato il sindaco. L’aggettivo “critici” sembra un eufemismo: la nuova corsia, inibirà infatti l’accesso alla piazzola dell’elisoccorso da parte dei mezzi di soccorso su gomma e al centro sportivo, interromperà la ciclabile e interferirà con il progetto di ri-naturalizzazione della foce del Bione. Inoltre il cantiere, da progetto, insisterà sull’attuale area della discarica che andrà spostata, non si sa dove.
Tutto per un’opera che dovrebbe costare 23 milioni - di cui solo 15 già finanziati - e che non si basa su un studio del traffico.

Ad entrare nel merito di questi aspetti è stato l’ingegnere Davide Cereda: “Le criticità di traffico legate al ponte di presentano su entrambe le direzioni, la mattina il problema è in entrata e la sera in uscita, quindi la prima condizione che abbiamo posto è che almeno ci sia un’ipotesi di tracciato per risolvere il problema in via definitiva. Anche se incredibilmente non è mai stato fatto uno studio di impatto viabilistico”.
Passando alla fase del cantiere il dirigente comunale ha spiegato che il nodo principale sarebbe quello dello spostamento della piattaforma ecologica: “O spostiamo l’area di smaltimento dei rifiuti, ma serve trovare un’alternativa, oltre alle risorse necessarie per il trasferimento, oppure si trova un altro spazio per il cantiere. L’unica opzione è il posteggio del Bione, ma questo creerebbe problemi di viabilità enorme”.

Ma le criticità continueranno anche una volta che il ponte sarà posato: lo sbarco della nuova corsia non sarà infatti nella rotatoria del Bione ma su via Buozzi, che sarà interrotta e poi utilizzata come viabilità parallela per bypassare la rotonda attuale e rimettersi sulla viabilità esistente. “Questo vuol dire che non si potrà più accedere al centro sportivo direttamente, ma solo dal sottopasso, inoltre, per andare verso la piazzola elisoccroso i mezzi di soccorso su gomma dovranno passare dalla pista ciclabile: ciò comporterà un uso promiscuo della pista, su una sede troppo stretta per i mezzi, che inoltre andrà presa in contromano”. Anche il magazzino che c’è accanto alla piazzola, utilizzato da soccorso alpino e protezione civile, diventerà inaccessibile.
Infine c’è il tema della ri-naturalizzazione della foce del Bione: un intervento necessario anche per risolvere un problema di carattere idrogeologico, per la quale la Regione ha concesso un contributo di 1,5 milioni di euro, che è destinato a subire un forte impatto.

In attesa di esprimersi durante il consiglio comunale di venerdì, già in commissione i consiglieri hanno fatto i primi commenti a caldo. Corrado Valsecchi ha detto che “il semaforo verde è inderogabile” e che “le criticità ci sono e non ci possiamo aspettare che le risolva Anas”. Secondo il portavoce di Appello per Lecco “non possiamo fare entrare 110mila mezzi al giorno in città senza dare delle alternative. Con un altro ingresso su Lecco bisogna secondo me adottare una nuova parola d’ordine: ‘decentramento’, allargare i nostri confini e spostare alcuni servizi”.
Alberto Anghileri, Con la sinistra cambia Lecco, ha chiesto se già che si fa un ponte in più non si possa fare doppio, “altrimenti per la città di Lecco il problema del traffico resta tale e quale e l’unico comune che risolve i suoi problemi è quello di Pescate: spendiamo 23 milioni per risolvere che cosa?”.
Il capogruppo dem Roberto Nigriello ha parlato di un “progetto necessario, che non risolve il problema ma serve ad alleggerire il carico sulle strade”. L’ambientalista Alessio Dossi si è chiesto invece se il parere dell’amministrazione abbia o meno un peso, mentre il forzista Emilio Minuzzo ha sottolineato come le criticità di questa nuova opera si inseriscano in un contesto già complesso: “In quel punto arriva anche la Lecco-Bergamo e c’è il progetto dell’Esselunga, senza dimenticare il cantiere per i lavori del teleriscaldamento… diventerà una bomba atomica”.
Giacomo Zamperini ha infine invitato l’amministrazione a battere i pugni con le istituzioni: “Se le buone non bastano, bisogna essere incisivi, è un’opera parziale e costosa, con la quale si giova il futuro della città di Lecco”.

“Si tratta di nodi da sciogliere in sede di conferenza dei servizi - ha concluso il sindaco Gattinoni - E' un’opera fortemente impattante e quelle sollevate sono tematiche reali che abbiamo posto con chiarezza e con fermezza in una lettera, preceduta da un incontro a quattr’occhi. In questo momento il dialogo è aperto e franco, se è vero che possono passarci sopra quando vogliono, l’impatto sulla comunità non può non essere considerato”.
M.V.
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