I martedì dell'affido/4: per accogliere ci vuole un... villaggio!

Con la puntata odierna si chiude la mini-rubrica curata dal Servizio Affido Distrettuale - Ambiti di Bellano, Lecco e Merate per sensibilizzare al tema. Quattro racconti in presa diretta, a firma di chi questa esperienza l'ha vissuta personalmente, per mettere in luce alcuni aspetti relativi all'affido, dopo una prima infarinatura per introdurre al tema.

Chiunque voglia avere qualche informazione in più, può contattare il Servizio Affido Distrettuale promosso dagli ambiti di Lecco, Bellano e Merate al seguente indirizzo affido@sineresi.it o telefonare al numero 0341 362281 (int.5)


PER L’AFFIDO... CI VUOLE UN VILLAGGIO!

 
Ci è stato proposto di proseguire la riflessione sull'esperienza dell'affido soffermandoci, in particolare, sull'importanza delle reti di relazione che accompagnano la famiglia affidataria. Ci piace partire da una premessa: qualunque coppia o singolo con figli ha bisogno, per affrontare
serenamente i compiti educativi e concreti dell'organizzazione quotidiana, di una rete di legami attorno a sé.
Tutti i genitori hanno bisogno di un supporto logistico, fatto di accompagnamenti e ritiri, babysitteraggi d'emergenza, aiuto per montaggio mobili o per lo smaltimento di un mucchio troppo alto di vestiti da stirare.
Tutte le famiglie, specie con bambini piccoli, hanno bisogno accanto a sé di persone disponibili ad offrire un supporto emotivo: qualcuno con cui comunicare emozioni, con cui condividere riflessioni per ascoltare suggerimenti o semplicemente sfogarsi raccontando dell'ennesimo capriccio o delle notti insonni.
Questo supporto è possibile in una rete di relazioni con tante persone e realtà che in modi diversi si rendono disponibili a co-educare, sentendo che i figli non sono solo della coppia genitoriale, ma di tutta la comunità di cui i bambini e i genitori fanno parte.
Tutto questo è ancora più necessario per una famiglia che sta vivendo l'esperienza dell'affido, rendendosi disponibile ad accogliere per un periodo più o meno lungo un bambino in temporanea sostituzione della famiglia biologica. In questo caso, infatti, accanto alle "normali" fatiche dell'essere genitori, fanno seguito difficoltà più specifiche, che necessitano un'attenzione e di un aiuto maggiore. E quindi di una più consistente rete di supporto.
Rileggendo la nostra esperienza di coppia senza figli che ha deciso ormai sette anni fa di aprirsi all'affido, crediamo che quanto di buono Margherita ha potuto ricevere in questi anni lo debba sicuramente non solo a noi (genitori affidatari inesperti e limitati) ma ad una ricca rete di relazioni che abbiamo in parte costruito ma soprattutto scoperto intorno alla nostra famiglia, e che anche attraverso questo breve scritto abbiamo anche l'occasione di ringraziare.
Ci piace ricordare la rete informale della frazione in cui viviamo: dai volontari del Piedibus che spesso negli anni della primaria hanno sdrammatizzato il difficile momento dell'uscita di casa mattutina, addolcendolo con caramelle e battute, ai comprensivi e tolleranti vicini di casa, alle catechiste, alle insegnanti, alle famiglie dei compagni di Margherita che fin dai primi giorni l'hanno coinvolta (e ci hanno coinvolti) in momenti di incontro informale che hanno certamente facilitato l'inserimento nella nuova realtà. La gentilezza e la pazienza con cui siamo stati accompagnati in questi anni ci ha fatto sentire una condivisione di valori che ci è stata davvero di grande sostegno.
Poi, come tutti i genitori, ci siamo trovati a privilegiare legami con famiglie con bambini della stessa età, costruendo insieme a loro momenti di svago, di vacanza e di festa. In queste relazioni abbiamo trovato la possibilità di trasmettere a Margherita il piacere dello stare insieme, grazie a famiglie disposte ad accogliere, nel gruppo con i propri figli, anche le difficoltà del singolo e quindi alleggerirle e aiutare a superarle.
È stato parimenti indispensabile il ruolo delle nostre famiglie di origine, che si sono a loro volta aperte a questa esperienza di "nonni e zii affidatari", sostenendoci in modo molto concreto nell'organizzazione quotidiana e permettendoci ogni tanto di prenderci qualche indispensabile sera o giorno di libertà. Crediamo che non sia stato scontato, da parte loro, aprirsi a una relazione non così "naturale" e non sempre gratificante, dovendo trovare un difficile equilibrio in questa pluralità di affetti e appartenenze.
In ultimo, ma non certo in ordine di importanza, vogliamo ricordare la rete dei servizi che ci ha accompagnato, ed in particolare il Servizio di Tutela Minori -che segue Margherita e la sua famiglia- e il Servizio Affidi che si occupa di noi genitori affidatari.
Confrontandoci con altre analoghe esperienze, ci siamo resi conto di essere stati particolarmente fortunati: abbiamo infatti incontrato nel nostro cammino operatori sociali che ci hanno seguito con grande professionalità e umanità, sostenendoci nei tanti momenti di difficoltà e di fatica ma anche condividendo la gioia di molte tappe raggiunte insieme.
Dopo quasi sette anni siamo sempre più convinti che per Margherita sia stato fondamentale sentirsi riconosciuta come parte integrante di questa comunità, come parte di una famiglia accogliente che non è stata solo la nostra. E crediamo che solo grazie a questa rete, fatta di volti di persone, sia stato possibile per noi genitori proseguire questo appassionante cammino dell'affido.

Emma e Tobia
Genitori affidatari

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