Il nono comandamento 'commentato' dal cardinale Ravasi in un nuovo libro
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Il cardinale Gianfranco Ravasi
C'è da dire che la prima edizione del catechismo olandese nel 1966 ha fornito una pesante sforbiciata con relativa cura “dimagrante”; rimane, comunque, di difficile interpretazione e applicazione, di fronte a una società sempre più movimentata e ricca di novità che fa tremare il rigore e il severo esercizio dell’autocontrollo.
Per Ravasi la condanna del peccato presente nel nono comandamento è, innanzitutto, un appello alla purificazione del cuore, liberato da desideri malvagi, da impurità, false testimonianze e calunnie. C’è, quindi, un appello in positivo ad avere un cuore nuovo, capace di desideri autentici, creativi, generosi. Da sottolineare che alla base di tutto deve essere presente una concezione della natura umana unitaria, sia fisica che spirituale, per cui il desiderio sessuale è inquadrato con le sue radicali capacità di relazione, di incontro, ma anche di trascendenza.Argomenti delicati e sofferti, che portano a continue riflessioni e ripensamenti, investendo condizioni umane di tempo e di luogo, di sapienza e conoscenza. Le difficoltà attuali della Chiesa Cattolica non avrebbero avuto inizio nel 1968 con il generale “terremoto”, ma tre anni prima, nel 1965, con un frettoloso smantellamento della vecchia liturgia, senza un’adeguata conoscenza ed apprendimento della nuova dopo il Concilio Vaticano II. Una involuzione favorita dall’invecchiamento della popolazione, la diserzione delle campagne, la trasformazione delle valli, riserva vocazionale per diverse diocesi, e anche l’abbandono dei giovani, il moltiplicarsi delle immagini delle Tv e dei social, l’immigrazione. Il “silenzio di Dio” è iniziato prima della terribile pandemia?
Per alcuni è affiorata recentemente la Chiesa dei documenti mentre il Cristianesimo chiede la presenza robusta dei testimoni, che valgono anche intorno al nono comandamento.
A.B.