Lecco: dove nascevano i bambini, vede la luce l'innovazione. Taglio del nastro per l'ex Maternità

Quale sede migliore di un vecchio reparto maternità per un incubatoio di aziende? E’ una battuta del professor Andrea  Sianesi, responsabile del Polihub – la struttura creata dal Politecnico proprio per favorire la creazione di nuove imprese - a sintetizzare il significato del nuovo comparto dell’università lecchese, l’edificio numero 12 aperto sulla via Ghislanzoni, finalmente inaugurato dopo i rinvii dovuti alle restrizioni anticovid.

L'ex Maternità

Una targa ricorderà proprio che in quello stabile vi era il padiglione Maternità del vecchio ospedale lecchese prima del suo trasferimento a Germanedo. Ora, invece, ci sono aule universitarie, laboratori tecnici non soltanto didattici ma anche ma disposizione delle imprese lecchesi e gestiti in stretta collaborazione con il Cnr, il Centro nazionale delle ricerche. E in un’ala c’è appunto il Polihub. E’ stato così realizzato un dipartimento universitario che vuole essere di supporto diretto delle piccole medie imprese che continuano a essere la spina dorsale dell’economia della mostra provincia: aziende già esistenti che imboccano la strada dell’innovazione o, appunto, nuove iniziative imprenditoriali, quelle che oggi vanno sotto il nome di start-up. E in questi primi mesi di attività, sono due le “idee” in fase di perfezionamento.

Robotica, attrezzattura sportiva e per riabilitazione, bioingegneria, architettura, design, studio delle vibrazioni, elettronica, meccanica, chimica: un ventaglio di specializzazioni ad ampio raggio. Con un laboratorio prototipi e altri di ricerca, aperti agli studenti e agli operatori economici.

Il laboratorio Nervi

Nell’edificio trova inoltre posto il laboratorio intitolato all’ingegner Pier Luigi Nervi, ritenuto uno dei maggiori progettisti di architetture strutturali del Novecento. Vi sarà una parte museale realizzata grazie alla donazione da parte della stessa Fondazione Nervi di buona parte del materiale della mostra “Architettura come sfida”: le dodici “icone” della serie di progetti di Nervi. Ma vi è anche un centto di documentazione, spazi per lo studio e la formazione.

L'accesso agli Archivi Badoni

Inoltre, hanno anche trovato collocazione gli “Archivi Badoni” di proprietà dei musei civici. Da una parte i documenti relativi ai Badoni e ai Gattinoni dalla fine del XVIII al XX secolo e che testimoniano la costituzione del patrimonio delle dinastie, le attività produttive, l’amministrazione famigliare. Dall’altra i documenti relativi alla ditta Antonio Badoni, carteggi e documentazione varia dal primo decennio del Novecento al 1969.
Prima del taglio del nastro da parte dell’assessore regionale a Istruzione e ricerca Fabrizio Sala, nell’aula magna del Politecnico lecchese è stato presentato il nuovo complesso che vuole essere nuovo non soltanto dal punto di vista strutturale ma anche da quello gestionale. Realizzato in 17 mesi con i lavori iniziati nel maggio 2018 e conclusi nel dicembre 2019, ha interessato una volumetria di 18 mila metri cubi e ha visto una spesa complessiva di 7 milioni e 300mila euro, sostenuta dalla Regione Lombardia, dalla Fondazione Cariplo, dalla Provincia di Lecco e dal Politecnico di Milano.
L’inaugurazione, come detto, era stata programmata per lo scorso anno, ma la pandemia ha costretto a rinviare l’appuntamento. Nel frattempo, l’edificio non è rimasto inutilizzato e ora funziona a pieno regime, ospitando attività realizzate ex novo e altre in precedenza collocate in altri spazi del polo universitario lecchese.

Il taglio del nastro

Alla cerimonia – oltre ai già citati Sianesi e Sala - sono intervenuti il rettore del Politecnico milanese Ferruccio Resta, il prorettore del Politecnico lecchese Manuela Grecchi, il presidente della Fondazione Cariplo Giovanni Fosti, il presidente dell’amministrazione provinciale Claudio Usuelli, il presidente di Univerlecco Vico Valassi, il sindaco lecchese Mauro Gattinoni.  Presente anche la presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza.

Ferruccio Resta

Visitando il nuovo edificio – ha detto il rettore Resta – non troveremo l’ateneo come ce lo immaginiamo «perché è un nuovo modo di vedere l’università che deve essere un luogo di vita e di crescita personale, un punto di riferimento per i giovani. Sono tempi di svolta per la nostra società e l’università deve intercettare i cambiamenti». Il messaggio di Resta è che «se un territorio avrà giovani che vi si insedieranno allora diventerà un’attrattiva e avrà un futuro, se invece non sarà in grado di cogliere le esigenze dei giovani del domani allora farà molta fatica». E allora «non bastano l’università e il Politecnico, ma occorre un collegamento con le istituzioni e la realtà imprenditoriale».

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Su questo aspetto, il sindaco Gattinoni ha parlato della scommessa dell’amministrazione comunale di una città che debba essere attrattiva per le famiglie, «perché qui si può vivere bene e se le famiglie giovani decideranno di stabilirsi qui, la città, una città che invecchia, potrà avere un futuro».
Del resto – ha aggiunto Valassi – il territorio lecchese continua a essere una grande fucina: «Vogliono fare una Silicon Valley in Brianza: bisogna fermarli, tanta è la voglia di fare e innovare».
Non c’è dubbio: «le imprese – parole di Sianesi – debbono essere nel luogo dove l’innovazione nasce».
E parlando della “fusione” tra laboratori innovativi e Archivio Badoni, è stato ancora il sindaco Gattinoni a dire come troppo spesso si rimpianga la Lecco perduta delle grandi fabbriche, ma «chi parla di quello che non c’è più è perché non vede quanto invece c’è di nuovo, spesso nato per gemmazione proprio da quelle grandi imprese».
Dario Cercek
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