Lecco: interdittive e 'appelli' alla società civile, ecco come si argina l'infiltrazione mafiosa

A distanza di pochi giorni dalla sentenza di primo grado dell’inchiesta Cardine-Metal Money e alla vigilia dell’arrivo dei fondi del PNRR, a Lecco si è svolta nella serata di venerdì 24 settembre una conferenza sulla presenza della ‘ndrangheta nel territorio lecchese.

Antonella Crippa, Castrese De Rosa, Sara Ombra e Monica Forte

Una tavola rotonda voluta fortemente da una rete organizzativa tra associazioni locali del Terzo settore: Libera Lecco, Confcooperative dell’Adda, Centro di Servizio per il volontariato Monza Lecco Sondrio, Legambiente Lecco, Circolo ambiente Ilaria Alpi e Associazione amici della Calabria e del Sud. Un obiettivo concreto che si erano dati era di stimolare la nascita di una Commissione comunale antimafia (o comunque di una forma di organismo di monitoraggio sul fenomeno mafioso), di cui Palazzo Bovara è sprovvisto. Un primo passo in questa direzione è stato ottenuto, incassando la disponibilità da parte del sindaco Mauro Gattinoni – presente in sala – a ragionarci insieme al gruppo di maggioranza, purché l’organismo sia composto da persone che abbiano competenze in materia.
A intervenire come ospiti della serata sono stati il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa, Monica Forte, presidente della Commissione regionale antimafia, e Sara Ombra, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Il messaggio univoco che è uscito dalla conferenza è stato sulla necessità di fare fronte comune nella lotta alla criminalità organizzata, dalle istituzioni al terzo settore, passando per le associazioni di categoria. È emersa la forte preoccupazione che gli investimenti derivanti dal PNRR possano rinvigorire l’attività mafiosa nel Lecchese.

Il Prefetto ha evidenziato l’importanza dello strumento dell’interdittiva antimafia. Ne sono state firmate 22 in due anni. Un provvedimento che avviene dopo un ampio approfondimento delle società, incrociando i registri di diverse banche dati. Un lavoro non semplice a causa dei tentativi di eludere i controlli attraverso i cambi fittizi delle compagini societarie. “Serve una presa di coscienza a 360 gradi – ha dichiarato De Rosa – Non possiamo essere accusati di aver chiuso una pizzeria a Galbiate di bravi ragazzi per una interdittiva. Vedo troppa sottovalutazione del fenomeno mafioso. Bisogna capire che la minaccia c’è e che serve fare quadrato insieme”.

L’iter seguito per arrivare all’interdittiva antimafia è stato poi meglio dettagliato dal capo di gabinetto della Prefettura, la dott.ssa Marcella Nicoletti. Il Prefetto ha comunque voluto ricordare anche i passi in avanti che sono stati fatti. Dei segnali in questi anni sono arrivati con la firma del "Protocollo d’intesa per la tutela della legalità nel settore degli appalti pubblici e privati" e più di recente del “Protocollo d’intesa per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno dell’usura nella Provincia di Lecco”. È poi del luglio scorso il Patto territoriale per il lavoro, che ha consentito l’istituzione di un fondo che può consentire a privati ed imprese in difficoltà di ricevere dei finanziamenti ed evitare così di rivolgersi agli usurai.

È ai corpi intermedi che si è rivolta la dott.ssa Sara Ombra, sostituto procuratore della DDA di Milano, in un accorato invito a collaborare e a non girarsi dall’altra parte facendo finta di non sapere. “Il nostro appello alla società civile e al mondo imprenditoriale è di mettere un muro e di prendere le distanze non appena si avvertono dei segnali di presenza criminale – ha detto la PM – Noi facciamo il nostro lavoro e ci mettiamo la faccia. Ma anche gli imprenditori devono fare la propria parte. Deve finire che ognuno pensi al proprio tornaconto”. Se è vero che la ‘ndrangheta è meno violenta rispetto al passato è pur sempre vero che commercianti e imprenditori riescono a percepire chi si trovano di fronte. “Ai professionisti dico di non mettere la testa sotto la sabbia. Noi chiediamo la vostra collaborazione – ha ribadito la dott.ssa Ombra – Da questo punto di vista noi abbiamo bisogno di voi. Loro si mimetizzano sempre di più, la ‘ndrangheta si travasa per osmosi nel mercato legale, ma noi li possiamo arrestare. Abbiamo gli strumenti”. Il magistrato ha quindi concluso rivolgendosi all’imprenditoria: “Se stiamo dalla stessa parte, non c’è scampo per gli altri”.

La presidente della Commissione regionale antimafia Monica Forte, dal canto suo, ha portato il discorso sul ruolo che la politica deve avere a livello locale, invocando una maggior senso di responsabilità e partecipazione. “È bene che le istituzioni definiscano in maniera chiara e netta da che parte stanno, anche costituendosi parte civile nei processi di mafia”. Nel processo Metal Money l’unica costituzione a parte civile è stata per iniziativa di WikiMafia. Nessuno degli Enti locali lo ha fatto. La consigliera regionale ha poi citato il Monitoraggio dell’antimafia in Lombardia, pubblicato da CROSS (l’Osservatorio sulla Criminalità organizzata dell’Università Statale di Milano) nel marzo 2021 da cui emerge un quadro poco rassicurante sul fronte della consapevolezza del ruolo che gioco la ‘ndrangheta nel territorio.

Monica Forte si è quindi fatta promotrice della nascita di una commissione comunale antimafia a Lecco. Sarebbe un segnale importante dal capoluogo di Provincia (Como, ad esempio, ce l’ha). La presidente Forte ha elencato i compiti e le competenze che potrebbe avere un organismo simile a beneficio della collettività. Dall’approfondimento costante, potrebbero emergere spunti su come utilizzare i beni confiscati, su come coinvolgere il terzo settore in attività di varia natura, sugli atti amministrativi da adottare per contrastare le mafie, prevedendo corsi di formazione per i dipendenti pubblici e non solo. Un invito che la consigliera regionale ha ribadito anche a conferenza finita, in un colloquio conclusivo con il sindaco Gattinoni durante il quale ha offerta la massima disponibilità a nome della Commissione regionale antimafia a fornire tutto il supporto necessario.

Durante la serata è stato infine toccato il tema cave. La stessa consigliera Forte ha ravvisato i rischi ambientali ma anche della presenza delle mafie in ordine al più vasto ambito del traffico illecito di rifiuti. Sulla Legge regionale in via di definizione che si pone come obiettivo di riformare la normativa sulle cave ha ammesso che ci sono delle criticità che andrebbero risolte nel segno di una maggiore trasparenza. Sull’iter di legge ha dichiarato: “Serve un impegno decisamente maggiore”. A domanda specifica dal pubblico ha evidenziato che il ruolo dei Comuni nelle autorizzazioni delle cave dovrebbe essere pressante dal punto di vista politico.

Mauro Gattinoni

L’Ente locale è coinvolto nel concedere deroghe o possibilità di ampliamento dei siti, ma soprattutto può incentivare progetti di recupero di cave abbandonate. Il primo cittadino, sentendosi coinvolto, ha sostenuto che dell’unica cava presente a Lecco il Comune ha messo il vincolo dell’uso pubblico al termine dell’autorizzazione che scade nel 2034, dunque azzerando il valore commerciale dell’area.
M.P.
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