Lecco: un cittadino su quattro è 'over 65'. La parola d'ordine è 'domiciliarità'

L'assessore Emanuele Manzoni
A Lecco un cittadino su quattro è over 65: alta, dunque, l'incidenza di anziani nel capoluogo (tra il 25 e il 26%, appunto), la metà dei quali ha tra i 65 e i 74 anni. Sono in prevalenza donne (60%) e coniugati (58%), con comunque una buona fetta di questa popolazione che si trova nubile, celibe oppure vedova. I rioni della città in cui si registra una maggiore presenza sono il centro, Pescarenico, Castello, Germanedo e San Giovanni. A fronte di questi numeri è importante l’impegno dell’Amministrazione comunale per garantire servizi e promuovere interventi per questa fascia di cittadini: invecchiamento attivo, domiciliarità e contrasto alla solitudine sono le parole d’ordine. “Se facciamo della domiciliarità la nostra stella polare è chiaro che i luoghi di vita delle persone anziane devono essere di qualità, quindi l’attenzione ai rioni e alla costruzione di reti deve affermarsi come impegno e azione trasversale dell'Amministrazione” sostiene l’assessore al Welfare Emanuele Manzoni.

“Gli anziani si trovano ad affrontare bisogni e criticità di varia natura, in particolare la solitudine, che si somma alla fragilità e all’insorgere di patologie tipiche di questa età - spiega Desirée Bonacina, referente del Servizio assistenza domiciliare (SAD) -. Sono molti quelli privi di riferimenti validi e significativi che possano supportarli nella vita quotidiana, si tratta di persone che non hanno una rete solida di relazioni e si trovano soli e non preparati a fronteggiare le difficoltà legate all’invecchiamento. In una condizione di solitudine che in sé non è invalidante, basta una criticità a mettere la persona a rischio, e la pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione da questo punto di vista. La fragilità e le patologie sono infatti quasi inevitabilmente legate all’età e contribuiscono a rendere difficile la gestione dell’anziano presso il proprio domicilio”.

Di fronte a questo quadro, il SAD del Comune di Lecco cerca tutti giorni di affrontare la sfida di supportare questi cittadini direttamente nelle loro case, per garantire loro il più a lungo possibile una vita autonoma e dignitosa. I servizi messi in campo sono l’assistenza domiciliare per la cura e l’igiene della persona e degli spazi di vita, oltre che l'aiuto psicologico, interventi a supporto per le pratiche burocratiche, i pasti a domicilio e il telesoccorso. “In particolare nell’ultimo anno ci siamo accorti che serviva ricostruire la nostra identità - continua Bonacina -, abbiamo così avviato il modello di accoglienza circolare, in base al quale ogni situazione in carico è condivisa all’interno delle equipe tra tutte le assistenti sociali, per poter dare delle risposte in tempi rapidi anche in assenza dell’operatrice prevalente. Abbiamo poi implementato delle attività di supporto che garantiscono una forma di monitoraggio anche per i casi meno gravi: ad esempio la consegna dei farmaci a domicilio da un lato è un sostegno concreto alla domiciliarità, ma dall’altro ci consente di fare un monitoraggio discreto su possibili nuovi bisogni emergenti”.
In questo contesto è molto importante la costruzione di reti, che possano creare ulteriori possibilità di “aggancio” delle persone all’interno dei territori: stringere sinergie con soggetti presenti nei rioni per dare agli anziani la possibilità di usufruire delle proposte vicine a casa loro, oltre che attivare risorse informali già visibili nel contesto di vita della persona.
Accanto al SAD c’è un altro importante servizio che da sei anni risponde a questa logica di cura degli anziani: il centro del Giglio. “È una realtà che ha sede in un luogo confiscato alla criminalità organizzata nel 1994 nell’ambito dell’operazione Wall Street e che è diventato uno spazio di comunità, in un rione capace di essere luogo di incontro e di attivazione delle persone più "grandi" per promuovere davvero l’invecchiamento attivo - ricorda Manzoni -. Il Giglio risponde a tutta una serie di bisogni, compresi quelli esplosi con la pandemia, innanzitutto quello della solitudine, grazie alla sua capacità aggregativa, di creare e tessere comunità”.

“Si tratta di un servizio in continua crescita, come fosse una sperimentazione continua, fatto per essere molto flessibile e attento a cogliere tutti i segnali che si manifestano quotidianamente per orientare le nostre risposte verso i bisogni emergenti” ricorda la responsabile Beatrice Civillini. Proprio per la sua natura di bene confiscato, fin dalla sua apertura il centro ha mantenuto l’impegno di far conoscere questa identità alla cittadinanza, aprendosi e interagendo moltissimo anche con tanti altri soggetti, una modalità di scambio che negli anni è diventata un punto di forza. L’obiettivo del Giglio è infatti quello di mettere in campo quegli interventi di prevenzione che promuovono l’invecchiamento attivo e allontanano il momento in cui diventa necessaria l’assistenza, per questo intercettano una fascia di persone che parte fin dai neo-pensionati, dando loro delle alternative al vuoto che spesso rappresenta il "ritiro" dal lavoro, fino a soggetti molto anziani che però vivono soli e hanno bisogno del gruppo per superare fatiche e problemi quotidiani. Le attività proposte sono varie: si va da quelle formative per imparare a utilizzare le nuove tecnologie, con il supporto dei ragazzi in veste di docenti, ma anche iniziative in carcere e con le scuole materne, momenti di socializzazione come i pranzi o la tombola, con una grande attenzione posta sempre alle relazioni.
“È solo conoscendo le persone e instaurando con loro un rapporto di fiducia che si possono conoscere le situazioni più un profondità e svolgere davvero una funzione di ponte verso i servizi o essere di supporto per altre problematiche. La pandemia ha spinto ad aprire un canale più diretto con i famigliari e i figli, che sono stati attivati e sono diventati una risorsa per il servizio. La strada da intraprendere è quella di coltivare relazioni non solo nel quartiere ma in tutta la città, coinvolgendo ogni anno zone e realtà nuove, per creare ulteriori rapporti e iniziative facilitando una maggiore partecipazione” conclude Civillini.
M.V.
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