Olginatese: assolto un giovane a processo per maltrattamenti

Assolto perchè il fatto non sussiste. Nella tarda mattinata odierna il giudice in ruolo monocratico Martina Beggio ha ritenuto il 26enne imputato estraneo alle accuse che gli venivano contestate dalla Procura lecchese.
Al centro della vicenda giudiziaria conclusasi quest'oggi, una brutta storia di maltrattamenti in famiglia che si sarebbe consumata nell'olginatese con vittime due donne, madre e nonna del giovane, tradotto quest'oggi in tribunale dal carcere di Pescarenico dove si trova detenuto per altra causa.
A riferire in aula i dettagli della vicenda, era stato il vice comandante dei carabinieri della locale stazione Davide Arrigoni, al quale nel febbraio dello scorso anno, le due donne chiesero aiuto, raccontando litigi e colluttazioni con il giovane congiunto che per alcuni mesi era tornato a vivere con loro.
In quella circostanza il militare aveva spiegato alle due che avrebbero potuto avvalersi delle tutele previste dal cosiddetto ''codice rosso'', rilevando l'ecchimosi all’occhio destro della madre del ragazzo - celata dietro occhiali scuri - e i danni al telefono cellulare, cagionati, secondo la versione della donna, proprio dal figlio.
Una volta partita la segnalazione in Procura e delegati i carabinieri di sentire ufficialmente a sommarie informazioni testimoniali le due presunte parti offese, la madre sarebbe diventata molto evasiva, tanto che era partita un'indagine nei suoi confronti per favoreggiamento.
Stamani la discussione finale, con il vice procuratore onorario Caterina Scarselli che ha chiesto la condanna dell'imputato a un anno e sei mesi di reclusione, ritenendone provata la penale responsabilità e l'avvocato Marcello Perillo che si è battuto per l'assoluzione del proprio assistito. ''Non c'è alcuna prova delle sopraffazioni del ragazzo. Il rapporto era senza dubbio difficile, ma non vi sono elementi che possano giustificare questo processo'' ha affermato il legale riconducendo il tutto ai problemi di tossicodipendenza del suo assistito e definendo comprensibile la reticenza della parte offesa stante il rapporto di stretta parentela.
Ritiratasi in camera di consiglio, il giudice Beggio ha sentenziato l'assoluzione del giovane imputato, accogliendo dunque la tesi dell'avvocato Perillo.
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