Lecco: pasticciere a processo. Contestate fatture per lavori

È finito a processo con l’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti -come da art. 2 del Dlgs 74/2000- perchè, secondo una tesi accusatoria ancora tutta da confermare, avrebbe indicato nelle dichiarazioni Iva degli anni 2014 e 2015 quattro fatture in passivo per un totale di circa 11500 euro al fine di evadere le imposte sul valore aggiunto. Parrebbe infatti - sempre secondo la versione della pubblica accusa - che un pasticciere di Lecco, abbia pagato queste fatture alla ditta individuale di un uomo classe 1959 di origini calabresi (finito anche lui a processo per i medesimi fatti, ma la sua posizione era stata stralciata avendo patteggiato ad un anno di reclusione) per alcuni lavori di ristrutturazione all’interno e all’esterno dei locali in cui svolge l’attività di pasticceria.
A trascinare a processo il pasticciere classe 1983, difeso dall’avvocato Marcello Perillo, sarebbe stata proprio la ditta individuale del 62enne: “svolgendo dei controlli sulla ditta individuale abbiamo notato che vi erano fatture per dei lavori in una pasticceria che secondo noi non erano stati fatti” ha detto questa mattina al giudice Giulia Barazzetta il Maresciallo della Gdf di Lecco Del Signore, rispondendo alle domande del Vpo Mattia Mascaro, “così abbiamo svolto controlli sia in Comune presso l’ufficio di edilizia privata che in Ats, in quanto le pasticcerie devono rispettare alcuni protocolli e non abbiamo avuto alcun riscontro. In particolare in fattura erano indicati alcuni lavori che non potevano essere materialmente svolti all’interno dell’attività, come lavori di tinteggiatura in un laboratorio che per legge deve essere piastrellato da terra a cielo quindi abbiamo contestato ad uno l’emissione e all’altro l’annotazione di queste fatture”.
Tuttavia il proprietario della ditta individuale di ristrutturazione, chiamato a testimoniare su questi fatti, ha affermato di aver realizzato ogni singolo lavoro presente in quelle fatture. In particolare, rispondendo alle domande dell’avvocato Perillo, il 62enne ha confermato che il colore usato per tinteggiare sia l’interno che la facciata del laboratorio era lo stesso di quello precedente.
Il giudice ha così invitato le parti a concludere, prima di rinviare per repliche al prossimo 18 ottobre. Il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna dell’imputato a 1 anno e 8 mesi di reclusione perchè sarebbe emersa la responsabilità penale, definendo la testimonianza del 62enne proprietario della ditta che ha effettuato i presunti lavori “raffazzonata” e “che fa acqua da tutte le parti”. Di diverso avviso è stato l’avvocato Perillo che si è battuto nella sua requisitoria per chiedere l’assoluzione del suo assistito. In particolare, sottolineando che la strada processuale intrapresa dal 62enne non debba intaccare quella dell’imputato. La toga lecchese ha detto al giudice che le prove non sono state portate a processo dal Pm: “nessuno ha chiesto ai testimoni come sono stati effettuati i pagamenti” ha dichiarato Perillo, “nessuno ha contestato i lavori, magari un architetto incaricato in qualità di consulente tecnico avrebbe potuto dire che per quella cifra avrebbe tinteggiato molto di più, nessuno ha sentito i dipendenti della pasticceria per chiedere se fossero stati realizzati dei lavori”. E ancora, l’avvocato ha anche sottolineato che non servirebbero autorizzazioni del Comune per realizzare certi tipi di lavori come quelli dichiarati dal suo assistito; “l’unico limite poteva essere quello paesaggistico ma il colore usato per tinteggiare era identico a quello precedente” ha concluso. Per questi motivi il difensore ha chiesto l’assoluzione dell’imputato perchè il fatto non sussiste.
Appuntamento al 18 ottobre per la sentenza.
B.F.
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