Lecco, Dante Festival: il Sommo Poeta e le 'influenze' su Manzoni, ne parla Stefano Motta

Quale rapporto c'è tra Dante e Manzoni? In che modo la “La Commedia” ha influenzato “I promessi sposi”? Il Sommo Poeta è mai stato a Lecco? A queste domande e a tante altre ha provato a rispondere Stefano Motta, noto studioso manzoniano di Desio. L'iniziativa – che si è tenuta venerdì sera presso la Sala del Commercio di Lecco – è stata sola una delle tante conversazioni letterarie del Dante Festival, la manifestazione organizzata in occasione dei 700 anni della morte di Alighieri.


Stefano Motta con il moderatore dell'incontro

L'opera di Dante, del resto, ha influenzato numerosi scrittori, compreso lo stesso Manzoni. "La Commedia è un romanzo in rima, mentre i Promessi Sposi sono una prosa, sempre in rima" ha spiegato Motta che ha analizzato alcuni passi del romanzo. Evidenti le connessioni lessicali tra i due testi. Quando Manzoni descrive la Valle San Martino e il castello dell'Innominato, lo fa parafrasando la descrizione di Malebolge. Con l'ironia e la leggerezza che lo caratterizza Motta ha guidato i presenti alla scoperta di queste e altre inattese connessioni nella storia letteraria italiana.  




“Anche Manzoni come Dante ha applicato nel suo romanzo e nelle sue tragedie il contrappasso; non come pena ma come criterio di comportamento. Basti pensare a don Abbondio. Quando non vuole farsi trovare da Renzo per celebrare il matrimonio, il prete utilizza la scusa più vecchia del mondo: finge di essere ammalato”. Per lo scrittore lecchese il contrappasso può diventare anche un pensiero salvifico: l'Innominato, ad esempio, ha la possibilità di convertirsi, con fatica e dolore, ad un bene superiore proprio per aver condotto in precedenza una vita peccaminosa al di sopra di tutti gli uomini.



Si è poi parlato - in breve – anche di cinema e letteratura. Se la trasposizione della "Divina Commedia" ha avuto un enorme successo sul grande schermo anche a livello mondiale, “I promessi sposi” non hanno avuto la stessa fortuna; ma - come ha fatto notare Motta - l'importanza di un’opera non è data dal numero di film realizzati a partire da questa.
“I Promessi Sposi hanno insegnato tantissimo al cinema. Basti pensare all’incipit del romanzo: una visione dell'altro che si restringe fino al dettaglio del breviario di don Abbondio. Ancora oggi troviamo esempi di questo tipo in numerose pellicole. “I cineasti hanno letto “I promessi sposi”, ma non lo dicono. D'altronde, Manzoni è stato il primo sceneggiatore della storia” ha concluso Motta.
B.V.
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