Mandello: il PM chiede la condanna della badante che avrebbe 'circuito' un'anziana

Il Tribunale di Lecco
Disponendo un rinvio per repliche, il giudice del tribunale di Lecco Giulia Barazzetta ha aggiornato al prossimo 18 ottobre la decisione in merito alla presunta circonvenzione di incapace di cui è accusata una badante di 61 anni.
La donna, tra il 2016 e il 2017 - secondo la tesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Lecco - si sarebbe intascata almeno 80.000 euro ed avrebbe convinto la facoltosa datrice di lavoro (una professoressa universitaria in pensione) a renderla beneficiaria di una polizza sulla vita del valore di 32.000 euro, oltre ad effettuare prelievi dalla carta di credito dell'anziana per circa 50.000 euro (quest'ultima condotta le sarebbe costata l'imputazione per utilizzo indebito di carte di credito).
Oggi la discussione fra le parti, che ha visto la richiesta di condanna ad un anno e sei mesi avanzata dal Vpo Mattia Mascaro e quella di condanna al risarcimento del danno mossa dall'avvocato di parte civile Gloria Agostini, a nome dell'amministratore di sostegno dell'86enne residente a Mandello.
All'avvocato Roberto Bardoni, difensore della 61enne, il compito di smontare entrambi i reati contestati alla propria assistita, partendo dalla circonvenzione di incapace: a suo parere mancherebbe il presupposto oggettivo necessario per la configrazione della fattispecie, ovvero l'incapacità dell'anziana. Il difensore aveva già espresso le proprie perplessità in merito alla perizia psichiatrica effettuata nel 2017 (in fase di inadagini) dal consulente nominato dalla Procura. “Demenza moderata” era stata la diagnosi dello psichiatra, che aveva segnalato il punteggio della donna nel suo Mini Mental State Examination: 15 su 30. L'esito non aveva fatto piacere nemmeno all'anziana signora, che si sarebbe rivolta ad altri due specialisti: ad un anno e mezzo dalla perizia sarebbe stata nuovamente sottoposta al MMSE con un punteggio di 29 su 30 e il suo quadro psichico sarebbe stato definito come “completamente integro”.
Non solo, la mandellese avrebbe dato prova della propria salute psichica anche in ambito processuale: nonostante il dott. Giunta avesse ritenuto che non fosse in grado di testimoniare, secondo l'avvocato Bardoni “lei stessa avrebbe messo in evidenza una situazione ben diversa”.
“O tutti i dottori che hanno avuto a che fare con la donna sono impazziti oppure l'errore è da cercare altrove” ha ribadito il legale.
Ancora, la badante non avrebbe potuto, come invece sostiene la Procura, indurre la propria assisitita ad intestarle l'assicurazione sulla vita: “la signora inizialmente non ne sapeva nulla”. A scagionarla sarebbe stato lo stesso assicuratore che ricordava di aver parlato da solo con l'86enne, che non aveva avuto esitazioni a rendere beneficiaria della polizza la propria collaboratrice domestica.
Sarebero invece giustificati dalla “abitudine di avere con sé grosse somme di denaro contante” gli “ammanchi” da 80.000: spesse volte, l'odierna imputata si sarebbe recata in banca per cambiare in contanti gli assegni (sia quelli che avrebbe incassato come proprio stipendio, sia quelli destinati a coprire le spese  dell'anziana). Basti pensare che la padrona di casa era solita pagare in contanti anche grosse opere quali il rifacimento del tetto e ristrutturazioni varie.
Infine, i 50.000 euro di prelievi “abusivi” tramite carta di credito sarebbero invece stati commissionati proprio dalla presunta persona offesa: quando non stava bene o non aveva voglia mandava lei stessa la badante allo sportello.
Questa la tesi difensiva che ha portato l'avvocato Bardoni a chiedere l'assoluzione “perchè il fatto non sussiste” per la propria assistita per entrambi i campi di imputazione contestati.
F.F.
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