Lecco: i No Green Pass ancora in piazza, dal palchetto invocato il ritorno alle urne

Sesto sabato in piazza per i No Green Pass lecchesi. Anche quest'oggi i “contestatori” della certificazione verde si sono dati appuntamento alle 17.30 ai piedi della statua dedicata a Cermenati. Più scarno il gruppo rispetto ai primi ritrovi ma non meno combattivo. Politica la piega data all'incontro odierno, fin dalle prime battute, con la gestione degli interventi curata come sempre da Paolo Negri, istruttore di arti marziali divenuto “anima” del movimento “Libera resistenza Lecco”.

“Abbiamo un peso elettorale” il messaggio lanciato dall'uomo, invitando la sua platea a non abboccare all'amo di quei leader politici - “c'è chi si chiama come un frutto e chi come una felpa” - in cerca di consenso senza onorare fino in fondo, con coerenza, la causa del popolo No Green Pass. Suggerite invece delle alternative, con “sponsorizzazione” soprattutto in favore dell'emergente Francesco Toscano. “Dobbiamo tornare a votare” l'auspicio espresso da Roberto, il primo oratore salito sul palchetto improvvisato nella piazza con affaccio sul Lago.

“E' ciò che non vogliono, hanno paura di noi perché siamo quelli che abbiamo fatto un ragionamento e dunque ci temono” ha aggiunto, citando il professor Alessandro Barbero. “Uno Stato che imponesse l'obbligo vaccinale sarebbe legittimato a trattarci come ci tratta oggi. Ma così no”. Non tollerabile – secondo il ragionamento proposto – la limitazione di libertà patita da chi non ha la certificazione verde, escluso da un numero crescente di ambiti sulla base di una propria legittima scelta. “Abbiamo solo esercitato un nostro diritto. Anche con un tumore posso scegliere se fare la chemioterapia o curarmi con una tisana”.

Dura, come già in altre occasione, la critica anche nei confronti della stampa, con richiamo all'indagine giunta a termine proprio ieri con blitz in sei città italiane per arginare la deriva violenta di una compagine no vax. “Non siamo terroristi” l'autodifesa della piazza lecchese, ironizzando sul supposto contenuto eversivo di alcuni messaggi posti alla base dell'inchiesta della Polizia, giustificando così espressioni come “diamo fuoco ai giornalisti”.  Del resto – è stato sottolineato – hanno pronunciato frasi altrettanto gravi all'indirizzo dei dissidenti del vaccino anche “penne” come Andrea Scanzi, David Parenzo e Selvaggia Lucarelli ma anche virologi come Roberto Burioni e Matteo Bassetti. Travolta dalle critiche, ovviamente, anche la politica. “Abbiamo scelto però di non dare a questi lupi famelici un Gaetano Bresci” la chiosa, ribadendo la necessità di tornare al voto. “E se per alle elezioni chiederanno il Green Pass?” chiede qualcuno. “Allora occuperemo i seggi. Ma questo lo vedremo più avanti”.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.