Mandello: per un timbro idraulico a processo per truffa, è assolto

È stato assolto perchè il fatto non sussiste S.R., professionista 51enne accusato di truffa perchè, secondo la tesi accusatoria, aveva apposto dei tagliandi ad una caldaia non avendo il titolo di farlo. A raccontare come l'uomo sia finito al banco degli imputati è stata una cliente residente a Mandello del Lario che si è vista costretta a denunciarlo nel 2016: “lui veniva da diversi anni a fare manutenzione alla caldaia di casa, quando ad un certo punto la Provincia ha mandato una lettera dicendo che avrebbe incaricato un addetto per fare dei controlli agli impianti, per una verifica a campione” ha detto la donna, rispondendo alle domande del Vpo Mattia Mascaro. “Effettuato il sopralluogo e analizzato le carte, dopo qualche giorno mi hanno informato che i tagliandi fatti dal mio idraulico per gli anni 2013, 2014 e 2015 non erano a norma perchè lui non era abilitato e così ero passibile di .euro di sanzione amministrativa”.
La donna si è vista così costretta, secondo quanto suggeritole dalla Provincia, a denunciare il professionista ai Carabinieri, per evitare di essere multata.
Anche il funzionario di Villa Locatelli chiamato a riferire su quanto oggetto del processo ha confermato le affermazioni fatte dalla parte offesa, spiegando che le verifiche effettuate dagli organi provinciali incrociati con la Camera di Commercio hanno scoperto che il professionista aveva chiuso l’attività nel 2013, rendendolo di fatto sprovvisto dei requisiti per operare sugli impianti. L’avvocato difensore dell’imputato Cristina Colombo ha tuttavia sottolineato come il suo assistito aveva sì marchiato la documentazione della parte offesa con il timbro della sua ditta individuale chiusa a gennaio del 2013, ma risultava comunque abilitato perchè nel frattempo assunto da altra impresa.
Il giudice Enrico Manzi, dichiarata chiusa l’istruttoria ha invitato le parti a discutere: da una parte il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna dell’imputato a 6 mesi di reclusione e al pagamento di 500 euro di multa perchè, nonostante la ditta presso cui lavorasse fosse abilitata al rilascio della documentazione, ciò non esclude la commissione del reato essendosi presentato al cliente come se fosse il titolare; dall’altro lato il difensore si è battuto per l’assoluzione del suo assistito che, fermo il comportamento sbagliato nell’apporre il timbro della ditta individuale non più esistente, di fatto i permessi e le competenze per controllare gli impianti li aveva, lasciando così il dubbio sulla effettiva volontà di truffare la cliente.
Il giudice Manzi ha così assolto l’imputato perchè il fatto non sussiste.
B.F.
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