Casargo: per un sentiero finiscono in Tribunale (ma forse conciliano)

Finire a processo per colpa di…un sentiero. È accaduto ad un uomo classe 1955, nativo di Primaluna e con una casa a Casargo -più precisamente in località Piazzo- che si è visto accusare da un vicino di casa dei reati di violazione di domicilio e minaccia. Un processo che ha “paralizzato”, stante la numerosa quantità di testimoni chiamati dalle parti, l’aula del giudice titolare del fascicolo Enrico Manzi per tutta la giornata, per poi finire con un breve rinvio per tentare una via conciliativa.
A spiegare la tesi accusatoria è stata la stessa presunta persona offesa -nel frattempo costituitasi parte civile mediante l’avvocato Orsini- che ha descritto i fatti che sarebbero avvenuti il 13 e il 14 agosto del 2018: “mi trovavo nel mio terreno, erano circa le 14.30, quando dal nulla arriva l’imputato brandendo un bastone e dicendo che me lo avrebbe rotto in testa, che mi avrebbe fatto saltare la casa” ha dichiarato l’uomo, classe 1965, “dopo un paio di minuti è intervenuto un suo amico che l’ha tranquillizzato e poi allontanato. Il giorno seguente invece, intravedendomi nel mio giardino, mi ha insultato e poi detto di “stare preoccupato”, perchè dovevo partire per il mare qualche giorno dopo”. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale si è appreso, grazie alle domande poste dal Vpo Mattia Mascaro, che il fattore scatenante dei malumori tra i vicini fosse causato dalla chiusura del passaggio utilizzato dall’imputato -ma anche, negli anni, da diversi abitanti di Casargo- che insisteva sul terreno della parte civile, la quale non gradendo che le persone passassero sulla sua proprietà ha deciso di chiuderlo, chiedendo permesso al Comune. “Il passaggio per arrivare alla casa dell’imputato c’è ed esiste” ha continuato la parte offesa, “ma la strada è più ripida e faticosa, evidentemente era scocciato per questo motivo”.
È intervenuta poi, chiamata a testimoniare dalla parte civile, una coppia di vicini di casa delle parti che ha affermato di essere giunta sul posto una volta iniziata la lite. L’uomo ha provveduto a fare da paciere e a togliere il bastone dalla disponibilità dell’imputato anche se, a detta sua ma anche della moglie, non sembrava intenzionato ad usarlo, trattandosi solo di uno scontro verbale.
A cambiare la versione dei fatti raccontata fino a quel momento -dopo circa 3 ore di udienza- è stata la compagna dell’imputato e alcuni amici della coppia che quel 13 agosto si trovavano a pranzo a casa dell’accusato. “Noi stavamo pranzando insieme quando abbiamo sentito delle urla provenire da fuori. Ci siamo affacciati alla finestra e abbiamo visto il nostro vicino che inveiva e urlava contro la parte civile, dando un calcio anche alla staccionata del suo terreno. A quel punto siamo scesi per vedere cosa stesse succedendo”. Una volta raggiunta la parte civile e il vicino, in preda ad un’accesa discussione -nonostante quest’ultimo poco prima, nel corso della sua testimonianza, avesse sostenuto di aver preso parte al dibattito successivamente- la situazione sarebbe degenerata per colpa di una domanda rivolta al proprietario del terreno, che avrebbe risposto in malo modo.
Su questa scia si è espresso lo stesso imputato che, rispondendo alle domande poste dai suoi legali, l’avvocato Pignanelli e Gelmi, su cosa sia effettivamente successo in quei giorni ha candidamente ammesso di aver usato parole forti nei confronti del suo vicino: “è vero, gli animi si sono accesi in quei due giorni perché io non capivo il motivo per cui quel passaggio dovesse essere chiuso e lui era fermo sulle sue posizioni. Ma mai ho minacciato o voluto picchiare qualcuno. Il bastone lo avevo perchè qualche giorno prima ero caduto e mi ero infortunato, lo usavo per sostenermi, infatti sono arrivato per ultimo al luogo della discussione. Io non ce l’ho con lui, voglio solo passare. Capisco che il mio vicino mi abbia accusato perchè anche lui era arrabbiato ma respingo ogni accusa che mi è stata mossa”.
Sentendo le dichiarazioni rese durante l’esame dall’imputato, il giudice Manzi ha chiesto alla parte civile se vi fosse l’intenzione di rimettere la querela. Dopo aver sospeso l’udienza per permettere alle parti di interloquire, i legali dei due hanno affermato di aver trovato un accordo conciliativo ma hanno chiesto al giudice un breve rinvio per formalizzarlo.
L’appuntamento è quindi fissato per il prossimo 15 settembre, quando il giudice Manzi chiuderà, prima di trasferirsi in Corte d’Appello a Milano, la vicenda.
B.F.
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