Lecco: la 'Serata Maglioni in Rosso' celebra le ultime imprese dei Ragni sulle montagne 'di casa', ricordando Ferrari e Mazzoleni

Anche il grande alpinismo ha fatto i conti con le limitazioni per il covid. Ne sa qualcosa, per esempio, Matteo Della Bordella al quale in Islanda era stato inizialmente negato l’imbarco sull’aereo per la Groenlandia.
E così anche per il gruppo dei Ragni gli orizzonti si sono necessariamente ristretti: a parte appunto la spedizione di Della Bordella, l’attività dei “maglioni rossi” lecchesi in quest’ultimo anno si è svolta principalmente sulle Alpi, se non addirittura nel “cortile di casa” «ed è stata anche l’occasione – parole del presidente Luca Schiera – per riscoprire con occhi nuovi le nostre montagne».

Il riassunto della stagione è stato presentato nel corso della tradizionale serata tenutasi ieri in piazza Garibaldi: condotta dal giornalista Luca Cereda ha dato spazio più all’arrampicata sportiva, al boulder, alle palestre di roccia che alle grandi imprese legate all’alpinismo tradizionale.

Luca Schiera e il sindaco Mauro Gattinoni

Dopo il saluto del sindaco Mauro Gattinoni («La città ha un debito con i Ragni, deve rinnovare il proprio impegno e il Comune c’è»), si è passati alla presentazione dell’attività svolta negli ultimi mesi, accompagnata dalla proiezione di filmati. Ma è stata anche l’occasione per ricordare Casimiro Ferrari, nel ventennale della scomparsa, e Lorenzo Mazzoleni, morto in Himalaya 25 anni fa.

La "Restiamo umani"

Montagne di casa nostra, si diceva. E, infatti, tra le vie aperte vi è quella tracciata da Luca Schiera e Dimitri Anghileri sulla parete rossa del monte San Martino, proprio lungo la “ferita” della frana. Una via «che ci ha impegnati, in momenti diversi,  per tutta una stagione – ha detto lo stesso Schiera – ed è stata una maniera di cercare i nostri limiti nell’arrampicata» perché “Restiamo umani” – tale il nome – è soprattutto una via di arrampicata sportiva.

Paolo Marazzi, Simone Tentori e il presentatore Luca Cereda.
Sotto la via aperta sul Sasso San Martino a Griante

Su un altro San Martino – il Sasso che sovrasta Griante sul ramo comasco del lago -sono stati invece Simone Pedeferri e Paolo Marazzi ad aprire una nuova via.
Da parte sua Simone Tentori ha invece parlato della propria esperienza che da un gioco quale era l’arrampicata in palestra lo ha portato al “Megalodonte” che è una linea di arrampicata libera tracciata tra due massi della Val Masino «e che è stata la mia via più difficile»: per gli esperti ai quali i gradi alpinistici dicono qualcosa, si tratta del primo 8c della Val Masino, ottenuto unendo due tracciati rispettivamente di 8b e 8+.

Michelle Corti
Sotto con Luca Cereda e Pietro Mercuriali

Ribalta anche per Michelle Corti, giovane ipovedente, e per la sua guida Pietro Mercuriali. Corti, cresciuta nella palestra dei Ragni, è reduce dalla vittoria dei campionati italiani di arrampicata e del secondo posto alla coppa del mondo di Paraclimbing a Briançon, mentre la prossima settimana parteciperà ai campionati del mondo in Russia. Senza trascurare i torrioni della Grigna. Una dimostrazione – ha detto Mercuriali - «di come i sogni possano nascere da un giorno all’altro ed essere anche realizzati».

Matteo Della Bordella

Infine, la spedizione di Matteo Della Bordella, accompagnato dallo svizzero Silvan Schüpbach e dal francese Symon Welfringer. I quali hanno appunto dovuto rivedere i piani per i problemi sui controlli anticovid. In procinto di imbarcarsi dalla capitale islandese per la Groenlandia, i tre alpinisti sono infatti stati bloccati: «Avevamo tutta la documentazione a posto– ha raccontato Della Bordella - eravamo in regola con i tamponi, ma non ci hanno imbarcati perché in realtà era richiesto un tampone fatto in Islanda e non in altri Paesi. E così niente volo. Ero furioso. Stava saltando tutto. Siamo rimasti a Reykiavik per qualche giorno. Poi, una settimana dopo siamo riusciti a partire per la Groenlandia. Ma abbiamo dovuto rivedere il programma, perché i giorni persi non ci consentivano di andare dove volevamo».

E così, il gruppo ha “ripiegato” sulla Siren Tower, raggiunta dopo quattro giorni di navigazione in kayak e aprendo una via di 800 metri battezzata Forum. Della Bordella si è soffermato proprio sulla decisione di raggiungere la montagna pagaiando tra gli iceberg, una maniera diversa di entrare nello spirito di un luogo «e l’avventura è più completa». Scalata la Siren Tower, i tre alpinisti hanno pagaiato ancora per qualche giorno, trovando anche il tempo di aprire una via sulla Paddle Wall «e in quell’occasione abbiamo toccato con mano il cambiamento climatico perché avevamo una cartina che segnalava in quel punto un ghiacciaio ma ormai è scomparso: al suo posto c’è un fiordo».
La serata, come è detto, è stata anche caratterizzato dal ricordo di Casimiro Ferrari e di Lorenzo Mazzoleni.

Carlo Aldé

E’ stato Carlo Aldé a commemorare Ferrari, ma ricordando anche Pino Negri. Aldé ha racchiuso in tre parole le tre caratteristiche essenziali del “Miro”: estetica (vale a dire la ricerca del bello anche nel tracciare una via), accettazione positiva (la capacità di adeguarsi alle situazioni) e l’innovazione pur restando nella tradizione.

Lorenzo Mazzoleni sul Sarmiento

E’ stato invece il presidente del Cai Alberto Pirovano a fare il ritratto di Lorenzo Mazzoleni, un alpinista che ha bruciato le tappe: a 14 anni era un ragazzo dell’alpinismo giovanile, a 17 era già un Ragno, a 19 sul Sarmiento nella Terra del Fuoco per il quarantesimo del gruppo e a 22 sull’Everest. E’ morto trentenne durante la discesa dal K2, nella spedizione organizzata per il cinquantesimo dei “maglioni rossi”. Ogni alpinista ha le sue caratteristiche – ha detto Pirovano - Mazzoleni invece riuniva in una sola persona le caratteristiche di molti altri: «Sembrava voler rubare i minuti alla vita. Vorrei che tra i giovani nascesse la curiosità di sapere chi fosse Lorenzo Mazzoleni, l’unico Ragno morto in una spedizione ed è per questo che lo dobbiamo ricordare con ancora più forza».
D.C.
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