Galbiate: il 1° campo di luppolo della zona dà i suoi frutti. Saranno 20mila litri di birra

Tempo di raccolto nel primo campo di luppolo della Provincia di Lecco. Si trova a Galbiate ed è stato avviato nel 2018, su idea di Alessio Dossi (allora assessore della Giunta Brivio bis) e Marco Corti. Oggi conta circa 500 piante.
"Abbiamo deciso di buttarci nel luppolo perché non lo faceva nessuno: noi già vendevamo birre artigianali da tempo e i birrai ci dicevano che in zona nessuno coltivava la materia prima, così, avendo la passione per l'agricoltura, abbiamo deciso di buttarci in questa avventura" spiega Dossi.

E già qualcun altro si è lanciato nello stesso campo, con ulteriori due luppoleti nati più recentemente e dunque più “giovani”. E in qualche modo, conseguentemente, “indietro”, solo per il fatto che la resa della pianta dipende molto anche dalla sua età.
Dal punto di vista della struttura, il luppolo è un rampicante, dall'aspetto piuttosto imponente: raggiunge i 7 metri di altezza, crescendo anche di 10-15 centimetri al giorno. Ogni anno la parte aerea viene tagliata al piede per essere poi lavorata a Modena, dove appositi macchinari separano i coni dalle “pignette verdi” ovvero i fiori del luppolo. Solo quelli femminili vengono usati per la produzione della birra. Il “prodotto” della lavorazione viene essiccato, assumendo l'aspetto del pellet per le stufe. Si conserva sottovuoto in cella frigorifera, prima di finire nella mani dei mastri birrai.

"Il luppolo nella birra permette di raccontare una storia un po' più territoriale: nel lecchese ci sono tante birre artigianali, ma realizzate per la gran parte con luppolo proveniente da fuori provincia” sottolinea Dossi, aggiungendo come da Galbiate il frutto del suo lavoro prenda direzioni diversi, finendo anche fuori zona. A km0 è invece la collaborazione con Herba monstrum, realtà nostrana che ha fin da subito scommesso sulle piante galbiatesi. "Questo birrificio ha avuto il pregio di credere in qualcosa di nuovo quando ancora non eravamo ben strutturati tre anni fa - specifica Dossi - Il ritorno è positivo: produce la "Musa", che è la sua birra chiara principale. C'è poi anche la "Full hop" e una nuova birra alla canapa”.

La scommessa ora è rendere il campo un business: dipenderà tutto molto dal meteo e dal cambiamento climatico. "Per gli investimenti bisogna tenere conto anche di questo. La scommessa era arrivare qui, adesso vediamo come "uscirà" il luppolo che abbiamo portato ad essiccare. In base al risultato ci sarà il tempo per le riflessioni e gli spunti - concordano i due soci- C'è da considerare che la filiera della birra non esisteva fino a poco tempo fa nelle nostre zone. Ultimamente si sta cercando di creare una cultura sia delle birre artigianali, sia della filiera che gli sta dietro. Il nostro territorio ha caratteristiche buone per provare a fare questa coltivazione, dipende molto da terreno a terreno. Ogni situazione è un po' a se'. E' una coltura particolare, che va scoperta e valorizzata".
Con le 500 piante di luppolo made in Galbiate verranno prodotti circa 20 mila litri di birra.
Non resta che attendere per degustarla!
A.G.
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