Amarcord: vent'anni fa il concorso di cucina... manzoniana

La recente apertura del tratto del “Sentiero del viandante” da Lecco-Santo Stefano ad Abbadia Lariana ha fatto conoscere o riscoprire anche ai lecchesi un lembo di territorio stretto tra lago e pareti del San Martino, di severa e sorprendente bellezza. A tale proposito, sarebbe però opportuno qualche “ritocco” nel segnalare la viabilità pedonale nel tratto di accesso dal Brick Tamoil alle Caviate, verso la stretta via dell’Abbadia.
I marciatori, i viandanti e anche i “pellegrini” che percorrono il sentiero e che provengono oltre la vicina area di Lombardia, dove possono trovare “il tocco” dell’ospitalità locale con la cucina più tradizionale e popolare che caratterizza il territorio?


Il piatto con la barca di Lucia

Venti anni fa, nell’autunno 2001, il quotidiano “La Provincia” scriveva: “Si attende molto, non solo per la novità e la qualità gastronomica del lecchese, ma anche per il movimento turistico, dal concorso sul piatto manzoniano, che prende avvio con la prima tappa presso il Jolly Hotel Pontevecchio in Lecco. All’inizio del Duemila, auspicato ed indicato come quello del rilancio manzoniano nella città e nel territorio, il concorso gastronomico che si richiama ai Promessi Sposi deve saper indicare una cucina manzoniana che si inserisca in un cammino più ampio di Renzo e Lucia”.


La giuria con al centro il presidente Giuseppe Crippa, fotografata con un gruppo di cuochi

Il contest si presentava articolato in nove tappe; la giuria era presieduta dal lecchese Giuseppe Crippa, noto esponente dell’Unione Commercianti, anche nella sua qualità di delegato provinciale della “Padellina d’oro”. Ne facevano parte anche alcuni dirigenti dell’associazione cuochi, docenti della scuola professionale “Aldo Moro” di Valmadrera, esperti di livello nazionale. Venne reso noto che nel concorso erano coinvolti nove ristoranti: uno di Lecco centro, due dei quartieri di Belledo e Maggianico, nonchè locali già noti e di largo richiamo di Pescate, Crandola Valsassina, Carate Brianza, Cremeno, Malgrate, Valmadrera.
La stampa locale sottolineava quanto fosse “auspicabile” che la rassegna gastronomica portasse alla ribalta più piatti della tradizione del territorio, richiamo per il turismo e i visitatori dei luoghi manzoniani. Nei commenti della carta stampata, si aggiungeva: “Si tratta di un’iniziativa interessante che rappresenta la possibilità di una autentica ventata di novità. Anche Lecco dovrebbe saper indicare una via della cucina manzoniana, tra sapori di lago, di terra e di monte, una mappa di tracciato gastronomico che affianchi ad un piatto brani e pagine tra le più note del grande romanzo”.


Il piatto della Torre Viscontea presentato al concorso

Le cronache delle varie tappe del concorso portarono alla ribalta piatti nuovi, non privi di interesse. Tra quelli presentati vennero in evidenza la crema blu di porri, ortaggi sicuramente già coltivati all’epoca del Manzoni, che accompagnava un riso bianco con striscioline di pesce persico e filettini infarinati della più gustosa cucina lariana. Non mancò, nella rassegna, di essere posto in evidenza lo stufato di Renzo, con polenta e stracotto al barolo. Nell’elenco delle novità, ma forse tale proprio non era, spiccavano anche i capponi dell’Azzeccagarbugli portati dal giovane protagonista dell'opera.


Giovani cuochi di rappresentanza extra europea

Il tour gastronomico segnalava anche un giambonetto di cappone ripieno di semi di barbaresco, con cuore di verza e castagne senapate. Venne apprezzato un filetto di agone al vapore con polentina calda, come una zuppetta di orzo con fantasia di funghi, ma anche il maiale accompagnato da tartufi, prosciutto crudo, pancetta con sale, pepe e burro, vino bianco ed altri aromi ebbe un più che discreto indice di gradimento. L’elenco potrebbe continuare perché non mancarono le tavolate con lo stufato e gli gnocchi di Renzo e Lucia con il vino di Montevecchia, che forse era stato sorseggiato dallo stesso Renzo sulla strada da Milano a Bergamo, in una frettolosa sosta, quando chiese all’oste “una mezzetta”, vale a dire quasi mezzo litro.
Ma di tutti questi piatti quali sono rimasti in circolazione? Non varrebbe la pena, oggi che la cucina occupa sempre più vasti spazi nei programmi TV e nelle rubriche di periodici e quotidiani, di rilanciare quella rassegna manzoniana in cucina di ormai venti anni or sono?
A.B.
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