Dopo aver messo le Guzzi in posa come modelle, 'I cento anni dell'aquila' approda anche a Lecco

Inaugurata la tappa lecchese della mostra itinerante “I cento anni dell’aquila” realizzata in occasione del centenario della Moto Guzzi e allestita sul lungolago cittadino, nella zona del Monumento ai Caduti.
Già esposta a Mandello, Dervio, Bellano e Colico, nel suo passaggio lecchese la mostra avrebbe dovuto fare da apripista per il grande raduno del centenario a Mandello, ma le restrizioni per il covid hanno mandato all’aria i piani: l’evento, come si sa, è stato annullato e rimandato al prossimo anno.

Rimane però la mostra: 25 pannelli con una cinquantina di fotografie. Quelle d’epoca in bianco a nero a raccontare una leggenda a due ruote e quelle a colori scattate nei mesi scorsi da Carlo Zuccoli e Carlo Borlenghi e che immortalano i mitici modelli della casa mandellese sugli sfondi straordinari del paesaggio del nostro lago. Si tratta delle fotografie contenute nel libro uscito nel mese di giugno per i tipi della casa editrice Cinquesensi della bellanese Sara Vitali. Libro con una doppia copertina: si può sfogliare per un verso e per l’altro, seguendo il racconto storico o le seduzioni del paesaggio. Il quale paesaggio non è secondario: le motociclette in posa «come modelle», per usare l’immagine del sindaco Mauro Gattinoni, sono un’occasione per immortalare panorami tra i più belli del mondo. «E sono orgogliosa – ha detto la stessa Vitali – di avere gestito un progetto su questo ramo del lago di Como che ancora soffre per sentirsi il brutto anatroccolo». Anche se i fotografi, per la verità, si sono spinti anche sulla sponda comasca, inseguendo i collezionisti e cercando scorci immortali. Così come pure la mappa turistica realizzata per l’occasione: suggerisce l’itinerario del centenario (121 chilometri), quello dello storico Circuito del Lario (99) e il Grand tour (99).

Galleria fotografica (18 immagini)


Essendo all’aperto, la mostra – aperta fino al 5 settembre – sarà visitabile a qualsiasi ora. Anche nottetempo, quando i pannelli saranno illuminati con un impianto di faretti azionati da fotocellule. Formula scelta assieme al sindaco mandellese Riccardo Fasoli quando, al momento di approntare l’allestimento, si era ritenuto più problematico individuare sale espositive che predisporre pannelli mobili. Sono stati superati così i problemi legati alle restrizioni per il covid, nel contempo consentendo di raggiungere un pubblico più vasto e di poter presentare la mostra in un più paesi. Una «mostra on the road – è stato detto – che è l’ideale visto che di mezzo ci sono motociclette e l’aquila della Moto Guzzi».

Mauro Rossetto, Mauro Gattinoni e Simona Piazza

Prima della visita ai pannelli sul lungolago, si è svolta la presentazione nella sala conferenza di Palazzo delle paure con l’intervento del sindaco Gattinoni: ha ricordato il papà guzzista che accendeva il suo Airone 250 e, fumando la pipa, se ne restava per un po’ ad ascoltare la musica del motore. La vicesindaco Simona Piazza ha sottolineato come per quest’occasione siano stati bruciati i tempi riuscendo a superare i consueti ostacoli della burocrazia; il direttore dei Sistema museale lecchese Mauro Rossetto nel suo breve excursus sulla storia della Moto Guzzi, ha ricordato  come nella crescita del mito fosse importante anche il fattore umano: tante innovazioni tecniche all’avanguardia, certo, ma pure un incrocio tra produzione industriale e artigianato che è stato il “segreto” del successo, della casa motociclistica e che forse non è stato capito quando, una cinquantina di anni fa, l’azienda cominciò con il passare per più mani entrando in una lunga fase di incertezza.
E proprio agli anni Settanta del secolo scorso risale, tutto sommato, l’origine della mostra di questi giorni. Ne hanno parlato la stessa Vitali e i due fotografi: il mandellese Carlo Zuccoli, specializzato in fotografia industriale e con uno studio poco distante dal portone rosso della Guzzi, e il bellanese Carlo Borlenghi, tra i più apprezzati fotografi di sport nautici al mondo e che ha confessa di non sapere molto di motociclismo «ma incontrando i collezionisti mi ci sono anche appassionato e magari un “Cardellino” ora lo comprerei».

Carlo Borlenghi, Carlo Zuccoli e Sara Vitali

Gli anni Settanta del Novecento, dunque. Zuccoili e Borlenghi, amici di lunga data, capirono l’aria che tirava per la casa motociclistica mandellese. Per quanto il marchio fosse ancora leggendario, i tempi gloriosi sembravano essere alle spalle. Carlo Guzzi era morto già da qualche anno, nel 1964, l’azienda passava di mano. La crescita del mercato automobilistico metteva in crisi quello delle moto. I due riuscirono a riprodurre l’intero archivio fotografico della Moto Guzzi per evitare che andasse disperso «e che probabilmente ora è proprio andato perduto». Un incredibile patrimonio documentale restato in sonno per mezzo secolo, quando appunto scocca il centenario: Zuccoli e Borlenghi hanno proposto a Sara Vitali di farne un libro. «Ma con due fotografi di questo spessore – le parole dell’editrice – mica ci si può accontentare di lasciarli nei panni di semplici curatori». E’ nata così l’idea di affiancare alle fotografie storiche, quelle nuove che coniugano il mito dell’aquila a un paesaggio fantastico.

Dopo Lecco, la mostra tornerà a Mandello (dal 7 settembre al 3 ottobre) e poi, dopo un passaggio per Malgrate (dal 5 al 18 ottobre), sarà allestita nel cortile del palazzo della Regione Lombardia a Milano (le date ancora non ci sono) quale conclusione in grande stile. Nel frattempo («grazie all’interessamento di don Davide Milani» e della Fondazione Ente per lo spettacolo), alcune immagini saranno proiettate in un’iniziativa a margine della Biennale cinematografica di Venezia in calendario nella prima decade di settembre.
D.C.
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