A Vercurago l'ultimo saluto al fotografo Emilio Bolis, 'capace di buone relazioni'
Un addio che sa di "consegna a Dio", all'Altissimo con cui tanto nella sua esistenza ha cercato la relazione. La piccola chiesa di Vercurago, il paese di cui era originario, non è riuscita a contenere le numerose persone che nel pomeriggio di oggi si sono radunate insieme per il fotografo Emilio Bolis, non tanto per tributargli un ultimo saluto, come ha sottolineato don Andrea Pirletti, "ma per celebrare una vita che sboccia per l'eternità".
63 anni, l'uomo era titolare del negozio "Il Ritratto" di Calolzio, dove ogni giorno fino allo scorso venerdì - quando è stato colto da un malore che non gli ha lasciato scampo - era solito accogliere i suoi affezionati clienti per immortalarli con il suo obiettivo o per consegnare loro gli scatti realizzati nei momenti più felici. Grande appassionato di gatti, tanto da tenerne con sè alcuni anche dietro al bancone della sua bottega, come dolci compagni di vita, Emilio era anche e soprattutto una persona "capace di buone relazioni", che dietro la sua immagine "un po' scanzonata" nascondeva un cuore grande, come ha ricordato commosso un amico al termine delle esequie.
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Emilio Bolis
Un ritratto, questo, emerso anche dalle parole di don Andrea, che ha testimoniato come l'uomo abbia risposto "molte volte alle chiamate degli altri", e in particolare del compianto fratello Marco - "in tantissimi, saputo della sua scomparsa, mi hanno raccontato quanto gli abbia voluto bene" - e della mamma, nel momento della malattia, ma anche dei suoi amici, "un gruppo di persone sempre pronte a sostenersi a vicenda".
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"Questa morte ci dice che si può rispondere alle chiamate anche nella preghiera" ha aggiunto il sacerdote, ricordando come soltanto la scorsa settimana Emilio si fosse presentato in chiesa per la consueta messa in suffragio dei suoi famigliari, "un appuntamento che teneva a prenotare di mese in mese, ormai da anni". "Di fronte al silenzio del lutto proviamo a entrare nella Parola di Dio, per evitare di cadere in ovvietà o luoghi comuni: per noi non è facile essere qui oggi perchè il feretro di Emilio è un segno di dolore, della fatica umana nell'accettare la morte, che è così difficile percepire come una cosa naturale. Chiediamo dunque il coraggio di sentire la mano di Dio sulla sua vita e sulla nostra, di ricordare che ci siamo voluti bene. Grazie, Signore, per il dono di Emilio, per la pazienza, il perdono, l'amore che in modi diversi abbiamo sperimentato: oggi è difficile dirlo, ma anche in questo caso ci viene incontro la Parola, che ci spinge a ringraziare rispondendo a una chiamata, affermando "Eccomi, io ci sono!"".
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"Emilio ci ha chiamati, tu Signore ci hai chiamato perchè stai tenendo la tua mano sopra di noi per infonderci coraggio" ha proseguito il celebrante. "Oggi non parliamo di morte, perchè il cristiano guarda questi momenti dicendo che c'è nuova vita, una vita che continua ogni giorno con le nostre vocazioni, le chiamate a cui si deve rispondere come il nostro amico ha fatto molte volte. Emilio ci invita anche a non aspettare a compiere il bene, a farlo anche di nascosto se necessario. Oggi ci sentiamo un po' fragili, esposti, abbiamo bisogno di un rifugio e di preghiera: diciamo addio, A-Dio, perchè Emilio si avvicini a Lui".
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B.P.