Civate: addio a Sara Ghislanzoni, mancata dopo la nascita della sua Sole. Don Gianni: 'Non c'è un amore più grande'

Ogni volta che avrò voglia
Di parlarti
Di vederti
Di toccarti
Di sentirti ancora mia...


Sono state le parole di "Canzone" di Vasco Rossi, l'autore da lei tanto amato, ad accompagnare questa mattina l'uscita dalla Parrocchiale di Civate del feretro di Sara Ghislanzoni, la giovane donna venuta a mancare a soli quarant'anni pochi giorni dopo aver dato alla luce la sua seconda figlia, Sole. Un lutto prematuro e improvviso, che ha gettato nel dolore più profondo i famigliari - la primogenita Giorgia e il compagno Christian, oltre a mamma Carla e ai tre fratelli - ma anche le tante persone che hanno avuto modo di percorrere con lei un tratto di strada, trovando "un'amica vera, speciale", come ha ricordato in Chiesa una donna prendendo la parola per salutarla un'ultima volta anche a nome di tutti "i ragazzi della comunità".


Sara Ghislanzoni

"Con te ho costruito un rapporto autentico, culminato in un sincero "ti voglio bene" e ulteriormente rafforzato il 28 dicembre scorso, quando mi hai dato la notizia della tua gravidanza: hai donato al mondo un amore di bambina, finchè quella maledetta telefonata non ha rovinato tutto. Abbiamo pregato, sperato e voluto che tutto andasse per il meglio, ma purtroppo non è stato così. La nostra amicizia, però, vivrà in eterno".
"Diciamo semplicemente grazie a Sara - ha aggiunto un'altra persona intervenuta sull'altare - perchè dopo Giorgia ci ha regalato ancora una volta il Sole. Ogni volta che la incontreremo troveremo anche lei, che è stata capace di credere nel suo essere madre portando a termine il suo incarico a costo della vita. Oggi possiamo dire che se n'è andata da donna autonoma, responsabile e indipendente, come è sempre stata".



A don Gianni De Micheli, invece, il difficile compito di provare a lenire il dolore dei presenti con le parole suggerite direttamente dal Signore. "Nessuno ha un amore più grande di questo" ha riflettuto il parroco durante l'omelia, con un chiaro riferimento proprio alla nuova esistenza sbocciata con la piccola Sole, destinata a crescere senza l'affetto e la dolcezza della sua mamma che potrà solo vegliare su di lei come un angelo. "Quanto ci vuole per imparare a dare la vita... E non si tratta soltanto di affrontare una gravidanza, c'è qualcosa di più. Il Signore concede del tempo a tutti noi perchè i nostri passi capiscano come fare: è un'attesa che abbiamo dentro tutti, quella di attraversare i nostri giorni amando e sentendoci amati. La capacità di amare e di dare la vita non è un tesoro da mettersi in tasca, qualcosa da conquistare: è da qui che conosciamo la grandezza dell'amore, dall'abilità di farci dono, di accogliere e camminare insieme agli altri".



"Nel Vangelo - ha proseguito il parroco - Giovanni dice di amare nei fatti e nella verità: il fatto più grande è proprio quello di una madre che dà la vita al proprio figlio, mettendo in gioco se stessa come ogni gestazione richiede, con tempo, spazio ed energie [...]. Tutti noi siamo interrogati su questo, su quanto stiamo offrendo gli uni agli altri. Camminare con fede vuol dire guardare a tutto ciò che il Signore sta facendo fruttificare nella nostra esistenza, non soffermandoci su ciò che finisce, ma su ciò che nasce: anche adesso, in questo momento di dolore, sappiamo che c'è luce intorno a noi, e non solo perchè c'è una nuova piccola vita".



"Chiediamo al Signore che non ci manchi il coraggio, la forza e la disponibilità di prenderci cura del cammino degli altri: questo passaggio non è una sconfitta o un addio, ma è un seme posto nella terra, che può dare frutto. Ciò che Sara ha amato, ora in Dio non verrà mai meno" ha concluso il sacerdote, affidando la giovane all'abbraccio del Cielo per poi accompagnarla con la preghiera nel suo ultimo viaggio terreno, verso la cremazione.
B.P.
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