Foppenico: l'addio a Michele, papà di soli 46 anni. 'La malattia non è castigo, la sua vita non è persa'

Il parroco don Antonio Vitali lo ha detto subito. In un momento come questo, "nemmeno le parole umane possono essere d'aiuto, si strozzano in gola. Tutto questo suscita domande, grida, rabbia. Perchè la vita di un uomo nel fiore dei suoi anni viene spenta da un male crudele? Davanti al Signore facciamo fatica a capire. Ma vogliamo intuire ci sia un disegno. Vogliamo ascoltare altre parole, alte. Che ci facciano capire il senso della vita e della morte. Che ci facciano capire che Michele c'è, in Dio". Ed ecco dunque che nella propria omelia, inanellando tra loro le Scritture proposte nel corso della funzione, il sacerdote, servendosi direttamente delle parole del Signore è riuscito nel non semplice compito di portare sollievo a quanti questa mattina si sono radunati nella parrocchiale di Foppenico per tributare l'ultimo saluto a Michele Di Perna, il giovane papà di soli 46 anni, portato via da una patologia che non gli ha lasciato scampo.

Michele Di Perna

E così, il testo della prima Lettura, tratta dal Libro di Giobbe, è servita per ricordate a mamma Lina e papà Antonio nonché alla moglie Laura con i suoi Esther e Lukas, composti nel loro inconsolabile dolore, che "la malattia non è mai una punizione, non è un castigo" ha asserito con forza il don, immaginando quante volte lo stesso Michele si sarà domandato "perché proprio a me?", con lo stesso tarlo risuonato sicuramente nella mente e nel cuore anche dei suoi famigliari. "Perché proprio a lui? Perché proprio a noi".

Ecco dunque la sofferenza letta da don Antonio come un percorso. Partendo infatti dall'assunto che Michele "ha fatto della sua esistenza un'esistenza meravigliosa fatta di bene", da intendersi anche quale impegno profuso verso la collettività tra le file della Polisportiva, in favore dei ragazzi, il parroco ha riconosciuto al 46enne il tentativo di "fare della sua vita un capolavoro", aggiungendo altresì come "il tempo della malattia ha ulteriormente purificato il suo cuore: solo quando si soffre si va al nocciolo della vita, tutto il resto non conta più, si va al sodo. Michele ora sta contemplando quel Dio che lo ha creato e lo conosce veramente".

A chi resta, il compito, invece, di fare un ulteriore passo avanti, in quella Fede che si scontra con la fatica del vivere quotidiano, ma c'è e ci accompagna. In questo Marta, la sorella di Lazzaro protagonista del brano del Vangelo scelto per l'addio a Michele, "incarna il nostro dolore". Chi ha voluto bene a Michele potrebbe ripetere a Gesù le parole della donna "Se tu fossi stato qui, non sarebbe morto". Ma abbiamo anche la risposta: "Risorgerà". "Michele - ha chiosato dunque don Antonio - non ha vissuto invano. E' stata vita piena, completa. La sua vita ora è in Dio. La sua non è una vita persa ma ritrovata in Dio che è la Risurrezione e la Vita".

Difficile trattenere le lacrime dinnanzi al feretro, sormontato da un cofanetto di girasoli, avviato verso l'ultimo viaggio. Michele, 46 anni, riposerà per sempre nel cimitero del paese che lo ha visto diventare uomo, marito, padre e spegnersi davvero troppo precocemente.
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