Lecco: negli 'Archivi' la ricerca di fatti e curiosità poco noti di un Dante 'lariano'

Ricadute lecchesi per l'anno dantesco nel settecentesimo anniversario della morte del sommo poeta. Al di là di quella che per i cinefili è la chicca: "L'Inferno", la prima trasposizione cinematografica della Divina Commedia realizzata tra 1909 e 1910 e girata a Oliveto Lario, come ci ha già ricordato il nostro Aloisio Bonfanti (CLICCA QUI)

L'anno dantesco, tra le altre iniziative, sarà celebrato anche con letture della Divina Commedia in luoghi particolarmente suggestivi del territorio.

Nel frattempo, la rivista storica "Archivi di Lecco" ci offre una sorta di gioco letterario, chiamiamolo così: l'andare a cercare riferimenti lecchesi nella Divina Commedia di Dante, in effetti, è forse esercizio un po' ozioso, «di municipalità spesso deprecabile» come dice lo storico lecchese Angelo Borghi . Il quale, però, a quest'esercizio si è dedicato, ricavandone «semplici curiosità, cose piccole, simpatiche, poco note» e le ha condensate in un breve studio pubblicato appunto sull'ultimo numero di "Archivi" presentato mercoledì 4 agosto alla libreria "Parole nel tempo" con l'intervento di Pietro Dettamanti che ha raccontato in breve la storia della rivista fondata nel 1978 da Aroldo Benini, di Gianfranco Scotti sul duecentesimo anniversario della morte di Carlo Porta, dello stesso Borghi e l'introduzione di Franco Minonzio.

Gianfranco Scotti, Angelo Borghi, Pietro Dettamanti

Assodato che «sicuramente non conosceva Lecco», Dante nomina, nel canto XII del Purgatorio, Rubaconte da Mandello, al quale tra l'altro il Comune lariano ha da tempo immemore dedicato un via.
«Probabilmente però - dice Borghi - Rubaconte non era di Mandello. Era membro invece dell'importante famiglia milanese dei Mandelli, avvocati e notai chiamati nelle varie località a guidare i Comuni in ascesa tra XII e XIII secolo: fu podestà a Firenze dove lastricò le strade e fece costruire un ponte che esiste ancora; fu podestà anche a Bergamo: sottrasse le miniere d'argento di Ardesio al controllo ecclesiastico; infine, fu podestà di Novara: fondò a poca distanza il villaggio di Mandello che ancora esiste con il nome di Mandello Vitta: era un borgofranco, una località esentasse per dirla con linguaggio d'oggi, appunto ideata per richiamare artigiani e mercanti favorendo così la crescita economica della città. Di Rubaconte, però, non si conoscono «legami fra lui e altri della prosapia molto estesa dei de Mandello, forse originaria del comune lariano».

Via Rubaconte a Mandello (foto da Archivi di Lecco)

Altro personaggio è Guido de Monfort, nobile di origine franche ma che viveva Inghilterra e che per vendetta uccise durante la messa nella chiesa di Viterbo il cugino Enrico di Germania, facendone poi a pezzi il corpo. Così come anni prima era stato fatto a pezzi il corpo di Simone de Monmtfrt, padre di Guido. Dante lo colloca tra gli assassini nell'Inferno «dove il centauro Nesso [lo] mostra come un'ombra solitaria dentro il sanguinolento fiume Flegetonte». E' una storia lunga e complessa che Borghi racconta dettagliatamente in "Archivi". Di fatto, ricercato per l'omicidio, nel luglio 1273 si costituì e venne recluso nella rocca di Lecco anche se «non fu mai davvero prigioniero, né nel palazzo ecclesiastico di Castello né nella rocca vicino al lago, di cui rimane solo la torre ampliata dai Visconti e dagli Sforza».

«Nessun elemento è invece emerso riguardo presunti rapporti dell'esule Dante con Pagano della Torre, della famiglia di origine valsassinese» come sembrava accreditare Giuseppe Arrigoni nella sue Notizie storiche della Valsassina.
Infine, Borghi si sofferma sul chierico milanese Bartolomeo Cagnolato, «ben noto per le sue conoscenze di negromanzia e della cabala» e chiamato a Piacenza, assieme a un Dante nelle vesti di mago, per guarire un incantesimo. I documenti storici dicono che, quando Cagnolato fuggì da Milano per evitare l'arresto per debiti, si rifugiò nella «"villa de Panhano" distante 20 miglia dalla città, dove teneva una abitazione». Se uno storico ha indicato la località Pagnano vicino ad Asso, Borghi si chiede se invece non si tratti «dell'abitato di Pagnano, nella zona di Merate, tra Sabbioncello e Vizzago, se si tien conto della distanza»
Il "Dante lecchese" è, dunque, tutto qui: appunto «curiosità, cose piccole e simpatiche, poco note».

Intanto, la delegazione lecchese del Fai e l'associazione Res-Musica presieduta da Angelo Rusconi hanno organizzato una tre giorni di lettura-spettacolo con la recitazione di Mino Manni e Marta Rebecca, accompagnati dalla musica di Silvia Mangiarotti e Francesca Ruffilli: venerdì 20 agosto alle 20,30 appuntamento all'Orrido di Bellano per la lettura dell'Inferno «nell'oscurità serale, preceduta da una emozionante e coraggiosa passeggiata tra le fragorose e impetuose acque» del Pioverna; sabato 21 agosto alle 18,30 ritrovo a Villa Monastero di Varenna per la lettura del Purgatorio, cui seguirà una visita del giardino; infine, domenica 22 agosto nella piazza della Chiesa di Corenno Plinio sarà letto il Paradiso (in questo caso sarà in funzione una navetta tra il cimitero di Dervio e Corenno).

Per assistere alle recite si può acquistare l'abbonamento "anima d'oro" (contributo minimo, 50 euro) o l'ingresso alle singole serate (contributo minimo 20 euro).
Per le consuete ragioni di sicurezza antipandemia, i posti sono limitati. E' pertanto obbligatoria la prenotazione sul portale faiprenotazioni.fondoambiente.it. La partecipazione sarà inoltre consentita alle persone munite di certificazione verde Covid-19.

D.C.
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