Lecco studia come diventare 'set' cinematografico. E intanto il maresciallo Maccadò sbarcherà in TV

Come convincere registi e sceneggiatori a immortalare il nostro territorio nei loro film che possano così essere occasione di vera e propria promozione turistica? Così, com'è successo con le storie di don Matteo che hanno provocato quasi una guerra («di potere, denaro e veleni») tra Spoleto e Gubbio o con il film sul pittore Ligabue che ha fatto scoprire il paese di Gualtieri in provincia di Reggio Emilia («C'è un museo che prima del film era visitato da 50 persone all'anno e ora lo è da 50 al giorno»). O come è stato per la Vigata (spalmata in realtà in più paesi della Sicilia) del commissario Montalbano.

I partecipanti al confronto

Questo il tema dell'incontro, promosso nell'ambito del Lecco Film Fest, con i rappresentanti di enti pubblici e operatori turistici con due registi: Giulio Base e Giorgio Diritti. Tenutosi al cinema Nuovo Aquilone, è stato un incontro ristretto. Invitati Camera di commercio, Comune di Lecco, Provincia, Fondazione comunitaria del lecchese. A incontrare Base e Diritti c'erano Giovanni Cattaneo, Irene Alfaroli, Fabio Dadati, Sara Vitali, Carlo Montisci, con il coordinamento del critico cinematografico Federico Pontiggia e naturalmente l'input del prevosto don Davide Milani, anima di questo festival cinematografico giunto quest'anno alla seconda edizione e che nel fine settimana sta animando la città.
Quali, dunque le strade perché un regista s'innamori del paesaggio lecchese e decida quindi di ambientarvi un proprio film?
I consigli sono quelli di imitare l'Alto Adige dove ogni anno viene ospitato un gruppo di operatori cinematografici accompagnato per qualche giorno sui luoghi che potrebbero fare scattare la scintilla. «Potrebbe essere - ha suggerito Diritti - un'iniziativa collegata con la prossima edizione del Lecco Film Fest: portare gli ospiti e altri invitati come direttori di fotografia o "location manager", a visitare il territorio».
Oltre a questo, si potrebbero organizzare seminari di una settimana per giovani autori invitati appunto a scrivere sceneggiature ambientate qui. «Così vedono, sanno, curiosano». E quando la sceneggiatura sarà proposta a un regista, perché questi dovrebbe scegliere un'altra località, se già è scritto dove andare a girare?»
Secondo Base, inoltre, se l'obiettivo è quello di incentivare il turismo, sarebbe forse preferibile la fiction al film. Perché la fiction ha più forza di un film, a meno che non si tratti di un film-evento. La fiction lavora a lungo sull'immaginario collettivo: pensiamo appunto a Montalbano e a don Matteo. E forse bisogna anche fare una scelta tra quantità e qualità: «turisticamente funziona meglio una fiction di serie B che un film di nicchia».

E magari pensare a storie che si possono fare solo qui, perché nascono qui. Base è apparso molto divertito dalla vicenda del monumento a Mario Cermenati nell'omonima piazza, dove lo scienziato e parlamentare radicale volta le spalle alla basilica di San Nicolò , ricordando le vecchie battaglie anticlericali a cavallo tra Ottocento e Novecento: «E' un vostro Peppone e don Camillo. Quante storie ci sono dietro? Quante potrebbero venirne fuori? Quante se ne potrebbero raccontare?».
E del resto sono stati evocati anche il paese di Bellano e le storie di Andrea Vitali. A tal proposito, tra l'altro, sembra ormai imminente la realizzazione di una fiction televisiva con le vicende del maresciallo Maccadò e compagnia cantante.
E' necessario che tutto questo lavoro non sia comunque lasciato alla semplice spontaneità - per quanto la differenza la facciano anche le persona, «come dimostra don Davide con il Lecco Film Fest» ha sottolineato l'assessore Giovanni Cattaneo - ma sia messo in piedi un gruppo di lavoro. L'assenza di una vera e propria "film commission" in Lombardia (a differenza di altre regioni italiane, come la Puglia dove è stato effettuato un lavoro di promozione straordinario), paradossalmente favorisce il lavoro. Perché ci si può muovere liberamente e a tutto campo. Facendo magari da apripista per altre province.
Questo territorio, del resto, si ritiene possa avere un potenziale di richiamo altissimo, anche per la sua vicinanza con Milano e per l'essere ancora un po' "vergine", vale a dire con alcuni scorci non alterati e dove è quindi facile ricostruire talune ambientazioni.
Altro aspetto, è quello della logistica: i teatri di posa, per esempio (a questo proposito, il presidente di Lariofiere Fabio Dadati ha appunto ipotizzato l'utilizzo dell'ente fieristico erbese) o l'ospitalità alberghiera che il Lecchese, in assenza di grandi strutture, può affrontare con la predisposizione di una rete diffusa sul territorio.
Infine, la ricaduta. Il territorio dovrà essere preparato - strutturalmente ma anche culturalmente - a sopportare il flusso che un film e una fiction potranno generare.
Raccolti i consigli, sarà ora necessario mettere in piedi il gruppo di lavoro. Che non sia - aggiungiamo noi - un altro carrozzone, un palco per qualche passerella politica, un ente da lottizzare e via discorrendo: un film già visto e non proprio edificante.

L'incontro con Luigi Ballerini

Mentre al cinema Nuovo Aquilone si discuteva appunto delle potenzialità cinematografiche lecchesi, il Lecco Film Fest teneva banco anche in piazza XX Settembre per l'incontro sul "cinema per la scuola" con il medico e scrittore Luca Ballerini. Per l'occasione sono stati anche consegnati gli attestati di partecipazione al corso "Opera prima" rivolto agli studenti delle quarte e quinte superiori e che si è svolto nel corso della settimana.
D.C.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.