Antonio Albanese al Lecco Film Fest: 'la città ha vissuto un periodo di sonnolenza culturale'. E pensa a un film su di sé a Olginate

Il passaggio di Antonio Albanese da Lecco, nella seconda giornata di Lecco Film Fest, naturalmente non può che essere una rimpatriata, un incontro sui vecchi e nuovi film non può prescindere naturalmente dall’infanzia e dalla giovinezza trascorsa tra il lago «dove ho imparato a nuotare» e queste montagne «che non scalo perché ho paura ma sulle quali vado a passeggiare». Tanti ricordi, dunque, per il popolare attore nato a cresciuto a Olginate e che, dopo alcuni anni da operaio, ha tentato la strada del teatro e del cinema andando a Milano e da lì incamminandosi su una carriera di tutto rispetto con un pubblico di affezionati che lo segue con costanza. Senza dimenticare le proprie radici.

Antonio Albanese

«Qui c’è la mia acqua – ha detto, evocando “Un uomo d’acqua dolce” che fu il suo primo film - qui ci sono le mie origini. Questa è una comunità che ha dato la possibilità a mio padre salito dal Sud la possibilità di fare una famiglia e di stare sereno. Sono cose che non si dimenticano».
E adesso c’è l’idea di lavorarci su quel passato delle nostre parti, su quella vita olginatese, sul periodo da operaio e poi, a 22 anni, il balzo milenese. Mia figlia dice che devo raccontarla, la mia storia. E qualcuno me l’aveva anche proposto, ma sono timido». Adesso, sembra forse essere il momento di metterci mano.
Andando a ripescare nei ricordi, «quante volte sono venuto a Lecco, con il “Ciao”». E il cinema, ecco il cinema: «Si veniva a Lecco e si andava al cinema ed era una cosa importante. Quanti cinema c’erano, allora? E adesso? Questa città ha vissuto un periodo di sonnolenza culturale e queste sono cose che vanno dette, ma adesso improvvisamente apre un nuovo cinema. Ho una stima enorme per don Davide. E anche i lecchesi… Sono curiosi, magari all’inizio sono diffidenti, ma poi quando c’è da lavorare lavorano. E allora sono doppiamente contento di essere a Lecco per inaugurare un cinema e per partecipare a questo festival».

Interrogato dal critico Lorenzo Ciofani, Albanese ha poi parlato dei suoi film  (il successo del “gatto in tangenziale” del quale arriva il sequel e con la località Coccia di Morto che è diventato quasi luogo di pellegrinaggio) e dei suoi personaggi: l’industriale Perego («Esiste veramente, l’ho incontrato»), il “ministro della paura” («Che senso ha oggi ricorrere ancora alla paura?, Eppure certi politici lo fanno») e naturalmente Epifanio che è quello al quale si sente più legato perché è stato «il primo mio impatto con il teatro, in uno spettacolo di Dario Manfredini ambientato in un manicomio e nato su poesie di Jean Genet. Poi, io ci ho messo una sciarpa, il paletot rubato nei magazzini della scuola civica: mi hanno beccato, poi però mi hanno detto che potevo tenerlo»
Tanti i temi toccati in quasi un’ora di incontro. La pandemia, naturalmente, una sospensione che stiamo vivendo tutti. «Quand’eravamo chiusi in casa mi ero messo ad allevare delle galline ovaiole: le ho poi regalate a un amico contadino, voleva farle bollite ma una volpe è arrivata prima».

E a proposito di pandemia e delle polemiche di questi giorni su vaccini e green-pass, sull’allarme di una libertà personale a rischio, Albanese ha ricordato Giorgio Gaber che cantava «la libertà è partecipazione: ecco se partecipiamo tutti, alloro davvero siamo tutti liberi. Ecco, ciò che fa bello il mondo è partecipare, stare assieme».
Lasciata la pedana, poi, è stato il momento dell’affetto dei fan, degli incontri con vecchie conoscenze, come quello con lo storico sindaco socialista di Olginate, Italo Bruseghini.

Albanese con Italo Bruseghini

La seconda giornata del Lecco Film Fest – aperta la mattina con il “masterclass” del regista Giulio Base, proseguita con l’inaugurazione del cinema “Nuovo Aquilone” e poi con l’incontro con l’attore Antonio Albanese – ha poi visto in serata il dibattito su “Curare l’umano, corpo e anima” con l’intervento del cardinale Angelo Scola, della psicoterapeuta Maria Rita Parsi e del giornalista Marco Bardazzi, con la moderazione della regista e giornalista Laura Silvia Battaglia.

L'incontro con il card. Scola e  Maria Rita Parsi. Sotto sul palco Giorgio Diritti e Federico Pontiggia

A chiusura, l’incontro con il regista Giorgio Dritti e la proiezione del film “Volevo nascondermi” dedicato alla figura del pittore Ligabue, liquidato come un naif e un pazzo e oggi rivalutato.
D.C.
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