Quale meritocrazia e quale sistema informativo?

In una società come la nostra ideologizzata su paradigmi dominanti funzionali ad un sistema neoliberista non è facile imbattersi in voci dissidenti o perlomeno dubbiosi sull'effettiva loro valenza.

Ma sempre più spesso si sta assistendo a vari livelli e da parte di vari soggetti, anche non eterogenei, alla coraggiosa messa in discussione dei suoi più significativi parametri sia economici che sociali. A questo riguardo mi ha colpito assai quanto avvenuto pochi giorni fa presso la "Normale" di Pisa che, non a caso, pochissimi giornali hanno riportato perché si sa bene che il circo mediatico  (tranne rare eccezioni) non ama far emergere le contraddizioni di un sistema verso cui è ancillare. Per chi volesse formarsi un'opinione non pregiudiziale consiglierei di vedere questo video di soli 15 e assai significativi minuti  di riflessione.   https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/22/il-duro-discorso-di-3-neodiplomate-alla-normale-sistema-accademico-segue-la-logica-del-profitto-con-precarieta-crescente-senza-parita-di-genere-la-retorica-del-merito-crea-concorrenza-malsana/6269811/ 

Quello che vale per il mondo accademico, che produce i maggiori protagonisti della società del presente e soprattutto del futuro, può costituire supinamente anche l'ossatura socio-culturale del comune sentire se, come nel caso di queste 3 determinate studentesse, non si esercita quello spirito "critico" che cerca di discernere "il grano dal loglio".
E questo spirito "saggiamente critico" basato sull'approfondimento ed il confronto d'idee non mi sembra veicolato normalmente dai mezzi di comunicazione ed in particolare dai social se, ad esempio, dobbiamo assistere a manifestazioni di piazza basate sull'integralismo (per non dire peggio) a senso unico su questioni vitali come quelle pandemiche.
Un conto è la giusta e ragionata diffidenza nei confronti delle modalità striscianti di un sistema che certamente non pone al centro l'Uomo, riducendolo di fatto a pedina a vantaggio degli interessi di sempre più pochi, un conto è la miopia di confondere le vittime con i carnefici in una sorte di "complottismo" indifferenziato.
Si può ben conciliare la critica ( e l'azione) argomentata ad un sistema che mostra ormai da tutte le parti la propria inadeguatezza nel rispondere alle esigenze primarie di ogni persona, con l'esercizio del buon senso che sa anteporre lo spirito etico collettivo ( doveri) a quello individualistico (diritti). E di certo non giova che tutto passi attraverso la logica distorsiva delle convenienze del momento per consorterie e appartenenze politiche in cui  un'informazione spesso asservita non fornisce ai cittadini riscontrabili elementi oggettivi nella delicata formazione delle opinioni.
Per fare un esempio d'attualità non si può non indignarsi se la gran parte dei mezzi televisivi contrabbanda come verità la stretta dipendenza della cosiddetta riforma della Giustizia, come pensata dal Governo Draghi e il ricevimento dei fondi europei del "Recovery".
Per chi non vuole farsi mettere le fette di salame sugli occhi basterebbe sapere al riguardo  che la prescrizione - e quindi la sua versione peggiorativa "l'improcedibilità" del ministro Cartabia (ma perché usano quasi sempre termini complicati per i più?) - era stata definita pochissimi anni fa dalla Commissione UE letteralmente così : "Il sistema attuale ostacola considerevolmente la repressione della corruzione, non da ultimo perché incentiva tattiche dilatorie da parte degli avvocati".
Come si può oggi impunemente sostenere che l'approvazione, così com'è, della Riforma Cartabia "ce la chiede l'Europa" per poter avere accesso ai suoi fondi ?
Ad ognuno non stare in superficie e così non bersi ogni panzana o solo apparente valore che va per la maggiore ... come del resto testimoniano queste coraggiose studentesse !
Germano Bosisio
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