Lecco: tornano i 'michini' di Santa Marta, tradizione ripresa nel 1993

I "michini"
Torna con tanti ricordi, per i lecchesi del “centro” e non solo, il 29 luglio, la ricorrenza di Santa Marta. Un tempo tale denominazione accompagnava la contrada dell’attuale via Mascari, dove si affaccia, appunto, l’antica chiesetta: una volta, nel tratto compreso fra via Bovara e via del Pozzo, per l'occasione la strada si presentava adornata con fiori e drappi; era una striscia vivace e colorata che si allungava da finestra a finestra e che rendeva onore alla Santa sino al portichetto della chiesa, dove i confratelli distribuivano i popolari e caratteristici “michini”. Era uno spaccato di quello “strapaese” così menzionato nelle cronache del primo Novecento ed attualmente ripreso anche per vicende del Duemila, con un auspicio di ritorno alla vita semplice, lontana dalla modernità e dai “venti della deriva metropolitana”.
La tradizione popolare attribuisce ai “michini” poteri miracolosi, quasi un vaccino contro malattie e calamità. Tradizione che, dopo secoli, si è spenta nel 1970, quando ha cessato di esistere anche l’antica Confraternita del Santissimo Sacramento e della Carità Cristiana, costituita nel 1675. I suoi membri, distribuendo i “michini” al termine della messa solenne, intendevano ribadire ed evidenziare un gesto di solidarietà, di attenzione verso i bisognosi e i sofferenti. I dolcetti sono stati ripristinati nel 1993 dall’allora prevosto mons. Roberto Busti, poi vescovo di Mantova. Erano trascorsi quasi cinque lustri dall’ultima distribuzione dei “michini”, preparati con premura dall’antica Pasticceria Benaglio di Via Mascari. La festa di quest’anno può assumere anche il ruolo di “carezza” verso i nonni e gli anziani, dopo l’invito di Papa Francesco ad andarli a visitare come “ottava opera di misericordia”.


Il prevosto Busti, che ha ripreso nel 1993 la tradizione secolare dei "michini"

La Confraternita sfilava solenne nelle processioni più importanti, indossando la mantellina rossa, la vesta bianca e il cingolo sui fianchi con i cordoni. I più giovani portavano i pesanti stendardi e i Crocifissi con candelabri alti e adornati. Qualcuno chiede, ancora oggi, il perchè di un’interruzione durata oltre due decenni, sul finire del Novecento. Una risposta potrebbe venire dalla rilettura di una pubblicazione di un autore francese, di quattro anni fa, che non mancò di far discutere, in cui si evidenzia: “Macché 1968… Tutto ha avuto inizio nel 1965”, con un’affrettata e tutt’altro che profonda interpretazione dei dettami del Concilio Vaticano II. Ma il tempo galantuomo non ha mancato di rimediare: i “michini” di Santa Marta ci sono ancora. Il 29 luglio i fedeli li potranno trovare all’esterno della chiesa, dopo la messa solenne celebrata alle 9.30 nel piazzale antistante.
Alle 18.30, poi, avrà luogo un’altra celebrazione eucaristica, ma nella Basilica di San Nicolò. Sarà animata dal Coro “Mons. Delfino Nava”, denominazione in onore del canonico mitrato del Duomo di Milano, noto studioso manzoniano, esperto di musica sacra, che aveva nel cuore Santa Marta. Il religioso, i cui parenti abitavano nella centralissima Piazza XX Settembre, è deceduto nel 1967: sono passati oltre cinquant’anni, intere generazioni di lecchesi non l’hanno conosciuto, ma i più anziani possono ricordare le sue vibranti omelie festive in San Nicolò, quando tornava nella sua Basilica, facendo accenno alla sua prima messa di sacerdote novello nel 1926, per incontrare familiari e amici e risentire la brezza di quel ramo del Lago di Como.
A.B.
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