Lecco: la Fondazione Comunitaria lancia un concorso di idee per l'Officina Badoni

Un concorso di idee per la destinazione di quel che rimane della Badoni, una delle fabbriche storiche della città che chiuse i battenti negli anni Ottanta del Novecento. Di quel complesso venne salvato l’edificio neogotico che ospitava spogliatoi e mensa dei lavoratori, incongruamente battezzato Broletto dopo l’abbattimento, nel 1992, dei capannoni industriali di corso Matteotti per realizzare nuovi palazzi a uso residenziale e commerciale.


L'edificio ai tempi di Badoni


Prima dei lavori


La vista dall'alto


La vecchia mensa

Si tratta dell’edificio di uso pubblico, secondo quanto previsto dalle convenzioni stipulate nel 1993 tra l’impresa costruttrice e il Comune al momento del via libera alla riconversione dell’area. Come accaduto poi per altre strutture analoghe generate da quella stagione di imponente trasformazione urbanistica della città, la vecchia mensa della Badoni è rimasta inutilizzata per anni, preda di un inarrestabile degrado al quale era impossibile porre rimedio per via delle pastoie burocratiche legate al fallimento dell’impresa edile che aveva operato sul comparto.


Gli spazi interni




Ora, dopo venti e passa anni di attesa, sembra giunto il momento di dare un’anima a quell’edificio, tre piani di trecento metri quadri ciascuno. Soltanto martedì, 21 luglio, si è tra l’altro concluso anche il complesso iter che ha consentito alla Fondazione comunitaria del Lecchese di diventare a tutti gli effetti proprietaria unica dello stabile. Era il 18 ottobre 2018, quando l’Ente acquistò l’edificio all’asta fallimentare per procedere dal maggio 2019 agli interventi per il rifacimento conservativo delle pareti esterne con particolare attenzione alla valorizzazione delle singolari finestre e delle relative inferriate.




Soprattutto, è stato anche necessario un tortuoso passaggio di proprietà per onorare le convenzioni di trent’anni fa. Vale a dire che nel giugno dello scorso anno, la Fondazione ha ceduto gratuitamente al Comune la metà dell’immobile per poi procedere al riacquisto completato appunto martedì. E a tambur battente, ha immediatamente varato il concorso di idee, presentato nel corso di una conferenza stampa dalla presidente Maria Grazia Nasazzi e dal consigliere Marco Brunod, con l’intervento di altri consiglieri della stessa Fondazione e del prefetto Castrese De Rosa.





Nel frattempo è stato finalmente cassato il termine “Broletto”: a ricordarne la stagione rimane la targa metallica che un tempo campeggiava all’esterno e ora depositata all’interno chissà se destinata ai rottami. “Officina Badoni” è invece la nuova più consona denominazione. Di fatto, la palazzina rinnovata all’esterno si presenta ancora come rustico nelle parti interne. Prima di procedere con i lavori di sistemazione, la Fondazione ha appunto deciso di bandire il concorso di idee volto a individuare la destinazione sociale. Dei tre piani, il terzo ospiterà in una parte la sede della Fondazione e nell’altra una sala polivalente pubblica.



Per il primo e il secondo piano si è appunto deciso di ricorrere al concorso di idee aperto alla partecipazione di soggetti dell’intera provincia: non di individui bensì di enti, associazioni, cooperative, imprese sociali, parrocchie, ma anche gruppi informali che vogliano unirsi per collaborare alla predisposizione di un progetto non tanto architettonico quanto appunto sociale. Il regolamento prevede infatti un podio per tre vincitori a pari merito ai quali sarà assegnato un riconoscimento simbolico di 1.500 euro ciascuno. Dopo di che, sarà la Fondazione a redigere un vero e proprio piano di intervento pescando e assemblando le idee ritenute migliori presenti in tutti i progetti presentati al concorso. La classifica non vincolerà dunque le scelte. Lo scopo del concorso vuole infatti essere quello di aprire una discussione la più estesa possibile e di favore la partecipazione del più alto numero di soggetti.





In particolare, il progetti dovranno essere ispirati a quattro dei diciassette punti della cosiddetta Agenda 2030 predisposta nel 2015 dall’Onu per lo sviluppo sostenibile. Gli obiettivi scelti dalla Fondazione lecchesi sono quelli dell’«educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti», l’incentivazione dalla crescita economica che favorisca occupazione piena e lavoro dignitoso per tutti, la protezione dell’ambiente, la promozione delle società pacifiche e per l’accesso alla giustizia per tutti. Soprattutto, però, la volontà è quello di fare dell’Officina un punto di riferimento per i giovani, una fucina di attività che siano culturali o imprenditoriali a uso delle ultime generazioni.


Marco Brunod e l'architetto Elena Bianchi


Sulla sinistra Maria Grazia Nasazzi. Sotto, con il Prefetto Castrese De Rosa



I progetti partecipanti dovranno essere inviati alla Fondazione entro il 31 ottobre, dopo di che, in dicembre, si terranno un momento pubblico di discussione sui progetti presentati e la cerimonia di premiazione. Il prossimo anno sarà quindi quello della progettazione e probabilmente dell’avvio dei lavori, per quanto l’iter sarà inevitabilmente rallentato essendo necessario anche il benestare della Soprintendenza. La speranza è che l’Officina Badoni possa aprire i battenti già nel 2023.
D.C.
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