Valmadrera: 'spilla' 10.000 euro a un'anziana e sparisce, falso avvocato a processo
É accusato di truffa ed esercizio abusivo di professione A.V., attualmente residente a Roma, che nel 2018 si sarebbe intascato quasi 10.000 euro per “pratiche legali”, fingendosi avvocato.
Ieri al cospetto del giudice monocratico Nora Lisa Passoni sono state chiamate a raccontare la propria versione dei fatti due donne, entrambe costituite parte civile.
La prima, un (vero) legale impiegata in un ufficio di recupero crediti con sede a Lecco, assistita in aula dall'avvocato Riccardo Spreafico, ha ricordato di aver ricevuto una strana telefonata da una donna a fine 2018: questa la accusava di “perseguitare” suo figlio, che aveva già pagato tutto quello che doveva ad un cliente della società.
“Avrei preso 1.700 euro in banconote da 50 euro” ha detto il legale rispondendo alle domande del Vpo Mattia Mascaro. “Le ho chiesto quando sarebbe successo e mi rispose il 20 novembre 2018: impossibile perchè non ero in ufficio quel giorno”. Quello stesso pomeriggio le due donne si sarebbero date appuntamento: “La signora si è presentata con una scrittura privata in cui si dichiarava che il credito del figlio verso il mio cliente era stato saldato, con tanto di timbro mio e della “mia” firma, oltre a quella dell'ufficiale giudiziario”. Il timbro sembrava copiato e incollato in fase di stampa e la firma era palesemente falsa, secondo la teste.
Più tardi l'avvocato, grazie al numero ottenuto dalla sua "accusatrice", si sarebbe messa in contatto telefonico con il “collega”, che si sarebbe scusato e avrebbe ammesso la malefatta anche tramite una e-mail.
A dare un quadro più completo della vicenda è stata l'anziana donna con casa a Valmadrera (rappresentata in aula dall'avvocato Laura Bosisio), madre dell'indebitato, nonché finanziatrice di tutte le “spese legali” per conto del figlio: “Mio figlio mi aveva portato a casa questo A.V. perchè aveva dei debiti da pagare. Me l'ha presentato come avvocato dicendo che l'avrebbe potuto aiutare”. La 75enne ha raccontato di aver dato i 1.700 euro all'amico del figlio che aveva trovato un accordo per saldare il debito: “sembrava che si fosse sistemata tutta la questione, poi però è arrivata un'ingiunzione di pagamento dal Tribunale”. Tra le varie “trovate” per spillare soldi alla famiglia lecchese, l'uomo si sarebbe inventato un collaboratore (un consulente escapologo) che dal suo studio di Londra avrebbe curato gli interessi della donna e del figlio. 10.000 euro, circa, come detto, la cifra ottenuta dai due.
Il giudice Passoni ha disposto l'acquisizione del cartellino fotografico dell'odierno imputato, difeso dall'avvocato Luisa Bordeaux, invitando la 75enne – l'unica ad aver visto di persona A.V.- a ricomparire per effettuare il riconoscimento.
Il processo proseguirà il 29 settembre con il completamento della fase istruttoria e la discussione fra le parti.
Ieri al cospetto del giudice monocratico Nora Lisa Passoni sono state chiamate a raccontare la propria versione dei fatti due donne, entrambe costituite parte civile.
La prima, un (vero) legale impiegata in un ufficio di recupero crediti con sede a Lecco, assistita in aula dall'avvocato Riccardo Spreafico, ha ricordato di aver ricevuto una strana telefonata da una donna a fine 2018: questa la accusava di “perseguitare” suo figlio, che aveva già pagato tutto quello che doveva ad un cliente della società.
“Avrei preso 1.700 euro in banconote da 50 euro” ha detto il legale rispondendo alle domande del Vpo Mattia Mascaro. “Le ho chiesto quando sarebbe successo e mi rispose il 20 novembre 2018: impossibile perchè non ero in ufficio quel giorno”. Quello stesso pomeriggio le due donne si sarebbero date appuntamento: “La signora si è presentata con una scrittura privata in cui si dichiarava che il credito del figlio verso il mio cliente era stato saldato, con tanto di timbro mio e della “mia” firma, oltre a quella dell'ufficiale giudiziario”. Il timbro sembrava copiato e incollato in fase di stampa e la firma era palesemente falsa, secondo la teste.
Più tardi l'avvocato, grazie al numero ottenuto dalla sua "accusatrice", si sarebbe messa in contatto telefonico con il “collega”, che si sarebbe scusato e avrebbe ammesso la malefatta anche tramite una e-mail.
A dare un quadro più completo della vicenda è stata l'anziana donna con casa a Valmadrera (rappresentata in aula dall'avvocato Laura Bosisio), madre dell'indebitato, nonché finanziatrice di tutte le “spese legali” per conto del figlio: “Mio figlio mi aveva portato a casa questo A.V. perchè aveva dei debiti da pagare. Me l'ha presentato come avvocato dicendo che l'avrebbe potuto aiutare”. La 75enne ha raccontato di aver dato i 1.700 euro all'amico del figlio che aveva trovato un accordo per saldare il debito: “sembrava che si fosse sistemata tutta la questione, poi però è arrivata un'ingiunzione di pagamento dal Tribunale”. Tra le varie “trovate” per spillare soldi alla famiglia lecchese, l'uomo si sarebbe inventato un collaboratore (un consulente escapologo) che dal suo studio di Londra avrebbe curato gli interessi della donna e del figlio. 10.000 euro, circa, come detto, la cifra ottenuta dai due.
Il giudice Passoni ha disposto l'acquisizione del cartellino fotografico dell'odierno imputato, difeso dall'avvocato Luisa Bordeaux, invitando la 75enne – l'unica ad aver visto di persona A.V.- a ricomparire per effettuare il riconoscimento.
Il processo proseguirà il 29 settembre con il completamento della fase istruttoria e la discussione fra le parti.
F.F.