19 luglio 1961: i lecchesi conquistano il McKinley

Sono passati 60 anni da quel luglio 1961, quando telegraficamente giunse la notizia che la spedizione dalla città di Lecco al McKinley, in Alaska, si era vittoriosamente conclusa con la conquista della vetta. L'impresa era guidata dal prestigioso Riccardo Cassin e voleva celebrare i 100 anni dell’Unità d’Italia.
L'annuncio, diffusa subito a viva voce nel centro cittadino, provocò momenti di esultanza popolare presso il Caffè Milano, in alto a via Cavour, e nel vicino negozio di abbigliamento “La Campana”, locali frequentati dai rocciatori.



La notizia data da giornale dell'Alaska e il caffè Milano, ora chiuso, ritrovo abituale dei rocciatori

Il direttore del Museo delle Scienze di Boston, Bradford Washburn, conoscitore della montagna conquistata dai lecchesi, scriveva “L’ascensione italiana sulla parete sud del formidabile spigolo centrale è stata una magnifica impresa non solamente dal punto di vista della tecnica alpinistica e del coraggio, ma anche da quello della pura resistenza fisica e forza d’animo. E’ anche interessante ricordare che la prima grande ascensione effettuata in Alaska è stata di Luigi Amedeo di Savoia, il Duca degli Abruzzi, quando 65 anni or sono conquistò i 18.000 piedi del monte St. Elias, sulla frontiera dello Yukon”.



Il telegramma del presidente USA Kennedy a Riccardo Cassin

Nei giorni successivi alla prima notizia si aggiunsero i particolari sulla straordinaria impresa che ebbe vasta eco negli Stati Uniti. Venne diramata nota che dalla Casa Bianca, in Washington, il presidente Kennedy aveva fatto pervenire un telegramma di felicitazioni al capo spedizione Riccardo Cassin. Il presidente USA sottolineava “La nostra nazione è orgogliosa di avere vissuto entro i suoi stessi confini questa impresa che è servita a stringere ancor più i legami fra gli Stati Uniti e l’Italia ed ha ricevuto l’ammirazione di tutto il mondo”. Era già giunto il telegramma di felicitazioni da parte del presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi e di altre autorità di Governo e nazionale.



Due momenti della festosa accoglienza al rientro della spedizione



Il CAI di Lecco, con il presidente Ferruccio Grassi, aveva organizzato la spedizione nell’estate 1961, dopo aver superato difficoltà finanziarie e logistiche. La partenza era avvenuta nei primi giorni di luglio con Riccardo Cassin, Luigi Alippi, Luigi Airoldi, Giancarlo Canali, Romano Perego ed Annibale Zucchi. Erano 20.000 i chilometri che dividevano Lecco dal campo base fissato sul ghiacciaio Kahiltma. Il servizio di trasbordo verso il campo base richiedeva l’impiego di un piccolo velivolo condotto da un pilota molto esperto, Don Scheldon. I rapporti organizzativi della spedizione con l’Alaska avevano avuto la determinante collaborazione dell’astrofisico lecchese dott. Giancarlo Rumi, da anni in Alaska per ricerche intorno all’alta atmosfera, in “avamposti” isolati della sterminata regione. In tale posizione Rumi ha vissuto lo straordinario evento di informare, nel 1957, buona parte del mondo che da una base sovietica era stato lanciato il primo missile spaziale Sputnik. Era un segnale d’allarme per gli USA: la corsa alla conquista dello spazio era avviata e l’URSS era in posizione di vantaggio.



Giancarlo Rumi: è stato il prezioso riferimento operativo in Alaska

Il Comune di Lecco, con l’Azienda Turismo ed il CAI, programmò una manifestazione di accoglienza per i reduci del McKinley. I lecchesi di una certa età potranno ricordare la fiaccolata che percorse il centro cittadino per raggiungere il cortile centrale del palazzo civico di piazza Diaz. Il sindaco Angelo Bonaiti conferì ai rocciatori del McKinley una medaglia d’oro deliberata con voto unanime del Consiglio Comunale. Il presidente dell’Azienda Turismo, Gianni Discacciati, consegnò sei piccole piccozze d’oro. Il presidente del CAI, Ferruccio Grassi, portò il saluto del presidente nazionale Virginio Bertinelli, trattenuto a Roma da impegni ministeriali.
C’è da sottolineare che la spedizione al McKinley era denominata espressamente “Città di Lecco 1961, anno centenario dell’Unità d’Italia”. Sono passati 60 anni e, mentre non solo in Italia, ma anche in Alaska, piazze e vie ricordano la straordinaria impresa, nessuna “memoria” è presente nel territorio della città di Lecco. Come mai? Lecco ama ancora la montagna?
A.B.
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