Sussidiarietà e Stato sociale

Sul concetto di sussidiarietà e soprattutto sulle sue concrete applicazioni si gioca il futuro dello Stato sociale.
Sussidiarietà è un termine spesso usato soprattutto da politici e adepti di associazioni filantropiche nonché organizzazioni religiose (famose le argomentazioni a supporto perorate da Roberto Formigoni, l'ex governatore della Lombardia) che trova richiami anche nella nostra preziosa Costituzione (https://www.cittadinanzattiva.it/aree-di-interesse/attivismo-civico/201-sussidiarieta-e-articolo-118.html)
Una di quelle parole il cui significato però non è conosciuto dai più che però ben si guardano dall'approfondire, forse per un mal interpretato senso d'inferiorità culturale di chi, sbagliando, non si ritiene all'altezza. Un grave errore perché la conoscenza, a disposizione solo di pochi, può essere un'arma.
In sostanza e a ben vedere la sussidiarietà è un principio positivo attraverso cui lo Stato "rispetta" e promuove un ruolo attivo, partecipativo ed auto-organizzativo della Cittadinanza riguardo la cura di interessi aventi, a vario titolo, rilevanza sociale.
Quindi un ruolo di "affiancamento" ai propri fini costitutivi che lo Stato riconosce e supporta a varie realtà private benefiche.
Ma tale funzione non può essere concepita e praticata come una delega ai privati di quei servizi essenziali che lo Stato deve garantire ai propri Cittadini a tutela dei loro diritti di base.
Perché allora invece si assiste a un proliferare di enti, associazioni, fondazioni e realtà varie che di fatto tendono alla "supplenza/sostituzione" dello Stato in settori chiave della Convivenza Civile ?
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti : da un sistema sanitario nazionale sempre più dipendente da prestazioni private a un sistema pensionistico "integrativo"collaterale a quello statale; da una gestione diretta dei Beni Comuni Primari come Acqua e i Rifiuti ad una loro delega a sistemi "misti" pubblico-privati; da un "modello" di protezione delle fasce più deboli attraverso servizi sociali pubblici a un sempre più diffuso e ramificato ricorso ad un sistema di gestione cooperativistico ( con tutti i suoi potenziali pregi ma anche con tutte le sue grandi concrete ambiguità e contraddizioni).
E tutto questo potrebbe essere plausibile e persino meritorio elemento integrativo se non fosse prodotto da precise volontà e criteri espropriativi "calati dall'alto" nei confronti di funzioni peculiari della natura stessa dello Stato, accompagnati e aggravati da una specie di rassegnazione innanzitutto culturale e politica verso le sempre più diffuse e crescenti disuguaglianze sociali ed economiche sottese, quasi sempre del resto generate da quelle stesse ingiuste logiche di sistema in cui siamo tutti immersi.
In sostanza perché ad esempio si varano piani ed iniziative, anche a livello locale, di attenuazione dei gravi effetti conseguenti alla scelta di sospendere il blocco dei licenziamenti e non ci si batte invece fino in fondo perché questo non avvenga, e ad esempio nel realmente contrastare le gravissime "delocalizzazioni facili"; perché si moltiplicano fondazioni a vario titolo "caritatevoli" e non si lotta contro le scelte che producono sconquassi sociali; perché si grida allo scandalo per pochi che si approfittano di uno strumento come il reddito di Cittadinanza e si continua a tollerare l'indegna "strutturale" prassi dell'evasione fiscale a partire da quella dei più ricchi ?
L'elenco delle contraddizioni di un sistema che di fatto, con motivazioni varie, impoverisce il ruolo del "pubblico" in settori vitali si farebbe assai lungo ma la domanda da porsi è, a mio parere, la seguente : quanto tutto questo dipende anche dalla rassegnazione delle "vittime" ?
Se, per fare un semplice e fin troppo banale esempio, la situazione cronicizzata di sotto-finanziamento di gran parte delle scuole italiane non fosse di fatto avallata dalla "comprensione compensativa" di genitori e insegnanti che arrivano spesso a mettere mano direttamente al proprio portafoglio (ci sono stati casi di carta igienica portata da casa) , non si potrebbe provocare una reazione della nostra classe politica ? Così pure ben vengano opere e iniziative mutualistiche da parte di quello che oggi viene definito a vario titolo il "privato sociale" purché non costituiscano, più o meno consciamente, un alibi ed un ripiego rispetto all'impegno diretto di strutture e funzioni pubbliche.
Del resto anche un certo papa Francesco, un faro di umanità in questa foschia ideologica di sistema, si è espresso con parole chiare e esemplificative in passato :
" I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L'inequità è la radice dei mali sociali." ; come di recente : " In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario, accessibile a tutti, come c'è in Italia e in altri Paesi. Un servizio sanitario gratuito che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti ....".
Germano Bosisio
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