PAROLE CHE PARLANO/32

Incubo

Può sembrare strano, tuttavia c'è uno stretto collegamento tra i nostri sogni più spaventosi, quelli che chiamiamo incubi, la cova delle galline e le incubatrici, dove trovano le necessarie cure per svilupparsi correttamente sia le stesse uova sia i bambini prematuri.
Come sempre, è necessario risalire alle origini della parola incubo; deriva infatti dal latino cubare che significa proprio covare, preceduto dalla particella in- col significato di sopra. Quindi una chioccia si pone sopra le proprie uova e le cuba, le cova. Le incubatrici svolgono questo ruolo, surrogando l'azione di protezione e il giusto microclima per lo sviluppo dei piccoli.
Può apparire invece oscuro il rapporto con i nostri sogni paurosi. La soluzione sta nel tentativo dei nostri antenati di spiegare la natura di queste visioni notturne, causa di terrore accompagnato da intensa sudorazione, respiro affannoso e malesseri generalizzati. Tutti coloro che hanno avuto qualche rapporto notturno con gli incubi sanno bene come ci si sente quando ci si sveglia, magari di soprassalto, dopo una simile esperienza. E se l'incubo non fosse solo il risultato dell'attività del nostro cervello, magari condizionato da esperienze diurne spiacevoli, letture inquietanti o malesseri fisici? Questo si chiedevano i nostri avi e la risposta era legata al loro modo di concepire il mondo degli spiriti: ve ne erano di buoni e gradevoli, ma anche di malvagi e dispettosi. Questi ultimi si ponevano nottetempo sul corpo dei dormienti, proprio come un animale alla cova, e lo opprimevano, causando anche un senso di soffocamento.
Un altro termine è collegato alla stessa etimologia: succube. Anche se questa è la forma più usata (modellata sul francese succube), quella più corretta dovrebbe essere succubo, al maschile, e succuba, al femminile. Succube quindi dovrebbe essere usato solo per il plurale femminile. Ebbene, se incubo vuol dire stare sopra, succubo è l'esatto contrario, quindi viene riferito a chi sta sotto, chi si sottomette alla volontà altrui.
Sarebbe inutile chiedere se sia meglio vivere succubi o soggiacere a incubi notturni. In fondo, l'uomo adora raccontare e ascoltare storie. Possiamo quindi considerare i sogni come un tentativo del cervello di raccontare storie a se stesso: le trame che inventa sono quasi sempre innocue, quindi non lamentiamoci troppo se ogni tanto gradisce il genere horror.




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Rubrica a cura di Dino Ticli
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